Il 3 marzo 2025, presso l’Aula Magna del Rettorato della Sapienza, si è svolto il seminario “L’Italia tra le Arti e le Scienze“. Questo ciclo di incontri nasce da un progetto di Luca Soppressa e Silvia Graziano, allievi della SSAS, sotto la guida del professore Davide Nadali. Il convegno nasce con l’obiettivo di restituire il giusto contesto storico e sociale ad opere come quella di Mario Sironi, il cui dipinto, realizzato in epoca fascista, fa da sfondo all’Aula Magna del Rettorato e a tutti gli incontri che si svolgono all’interno di essa.
Durante l’incontro è intervenuto anche il professor Umberto Gentiloni Silveri, storico e docente presso La Sapienza, il quale ha sottolineato la complessità del rapporto tra arte e politica durante il fascismo. Le arti, all’interno dei regimi, non cercano consensi: gli artisti lavorano per uno stato che non impone uno stile, ma che permette di riflettere sulla nuova figura dell’uomo nuovo. Il fascismo diventa, dunque, il perimetro entro cui gli artisti possono mostrare le proprie capacità.
In generale, il fascismo ha avuto grande impatto nel tempo: l’arte fascista lavora in una dimensione di eternità che richiama il passato millenario per legittimarsi.
È giusto, dunque, sottoporre le opere alla Cancel Culture?
Gli studiosi, tra cui Davide Nadali, Giuliano Amato e il prof. Gentiloni, concordano nel sottolineare l’importanza di dare contesto e storicità a un dato regime, in questo caso, il fascismo: davanti a simboli e opere legate al fascismo, il senso di disagio è comprensibile, ma la soluzione non è la rimozione: al contrario, è fondamentale restituire alle opere il loro contesto storico, potenziandone il valore educativo e critico.
Ma cos’è la Cancel Culture?
La Cancel Culture è un fenomeno che si è diffuso recentemente: l’obiettivo è quello di “cancellare” determinate opere, personaggi e simboli, considerati controversi e inaccettabili alla luce della sensibilità odierna. In ambito accademico, si è aperto un ampio dibattito tra coloro che ritengono sia un modo per impedire la celebrazione di figure o movimenti che hanno promosso determinate ideologie; mentre,
dall’altro lato, alcuni critici avvertono il rischio di una censura indiscriminata che può portare alla rimozione di opere d’arte e monumenti, impedendone la giusta riflessione e contestualizzazione storica.
Cancellare un’opera significa davvero eliminarne il significato? O è più utile trasformarla in uno strumento di memoria storica?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Dopo l’incontro, il professor Gentiloni ha risposto ad alcune delle nostre domande che potrete ascoltare qui di seguito.