Classe ’98, una laurea a Yale, un esordio da regista a meno di trent’anni con un cast stellare. Ronan Day Lewis prima faceva il pittore e ora ha diretto suo padre Daniel e Sean Bean in un film cupo, profondo e particolare. La sceneggiatura di Anemone è firmata a quattro mani da Ronan e Daniel. La fotografia si concentra sull’ambiente, sulla pioggia, sulle inquadrature degli anemoni di fronte la casa nel bosco del protagonista. Ronan e Daniel volevano trattare la condizione dell’essere fratelli. Ronan l’ha vissuta, mentre Daniel essendo figlio unico voleva mettersi alla prova.
Ray, interpretato da Daniel Day Lewis, è un ex militare che per crimini di guerra viene congedato dall’esercito, non riesce più ad adattarsi alla vita civile, abbandona la famiglia e si rifugia in una casa nel bosco. A distanza di vent’anni suo fratello Jem si reca a fargli visita con lo scopo di riportarlo in città per dare una mano a Brian, il figlio che Ray non ha mai conosciuto. Si affrontano legami familiari, politici e sociali. Ci si interroga su cosa è giusto e cosa è possibile. L’interpretazione di Daniel Day Lewis, lontano dalle scene da circa otto anni, è magistrale. Per capire quanto di questo film dipende da Daniel e quanto invece da Ronan bisognerà aspettare il prossimo film di Ronan. Una cosa è certa, la sceneggiatura è forte perché in scena sta sulle spalle di un grande attore. Con un attore mediocre probabilmente il film non sarebbe riuscito. Anche se bisogna riconoscere che la scrittura è sottile perché si affrontano tanti temi in maniera giusta rispetto al linguaggio filmico e in chiave non banale.
Ronan Day Lewis ha davanti a sé un brillante futuro e per ora ha iniziato a dimostrarlo il 17 ottobre 
nella capitale presso l’Auditorium della Conciliazione al festival Alice nella Città con la proiezione del film insieme a suo padre Daniel.

