Martedì 30 gennaio, presso l’Auditorium Prima Clinica Medica del Policlinico Umberto I di Roma, ha avuto luogo l’incontro con la presidente internazionale di Medici Senza Frontiere Joanne Liu, una pediatra canadese d’emergenza con una lunga esperienza nel campo dell’umanitarismo.
Presentato da Carlo della Rocca, decano della Facoltà di Farmacia e Medicina, Sebastiano Filetti, decano della Facoltà di Medicina e Odontoiatria, e Massimo Volpe, decano della Facoltà di Medicina e Psicologia, l’intervento di Joanne Liu si è incentrato sul lavoro di Medici senza Frontiere, sulla sua esperienza sul campo e sulla sua filosofia di vita.
La dottoressa canadese di origini cinesi ha dapprima illustrato le missioni in cui è impegnata l’organizzazione Medici Senza Frontiere, che lavora in 70 paesi del mondo in cui ci sono guerre, crisi migratorie e disastri naturali, poi ha raccontato la sua esperienza concreta sul campo, a partire dal lavoro fatto nei paesi colpiti dall’epidemia dell’Ebola.
In merito all’Ebola, il medico di Msf ha raccontato quanto l’emergenza sanitaria sia stata ignorata dagli altri paesi del mondo nei primi 6 mesi dal suo manifestarsi, fino a che l’organizzazione non ha posto l’attenzione su di essa e fino a che la malattia non ha iniziato a diffondersi anche nel nord del mondo. Per Joanne Liu il ritardo con cui i paesi del mondo hanno reagito al diffondersi dell’Ebola rende necessario un cambiamento nel modo di pensare, affinché non siano ripetuti gli stessi errori, mentre è già difficile rispondere ad epidemie globali. Per il presidente di Msf l’epidemia dell’Ebola è stata fonte di tre lezioni: una lezione sull’importanza della comunicazione, una lezione sulle capacità d’intervento della politica e una lezione sull’impoverimento delle comunità colpite dalle epidemie.
“La salute è sotto attacco”, ha affermato la presidente Joanne Liu, citando altre epidemie in corso nel mondo, tra cui l’epidemia di Colera nello Yemen, dove si sono verificati un milione di casi, e nella Repubblica de Congo.
La parte finale dell’intervento di Joanne Liu ha riguardato la strage del Kunduz Trauma Centre in Afghanistan, in cui, dopo il bombardamento del 3 ottobre del 2015, hanno perso la vita all’incirca 40 persone tra medici del’organizzazione e pazienti. Partendo dalla strage di Kunduz, Joanne Liu ha affermato che anche in guerra dovrebbero esserci delle regole che impediscono di attaccare civili, dottore, ambulanze ed ospedali, perché “il dottore del tuo nemico non è tuo nemico”. lA presidente di Msf ha concluso il suo intervento soffermandosi sulle politiche portate avanti dai paesi del mondo, contro le quali ha opposto l’idea che tutte le vite contano, motivo per il quale esse non dovrebbero avere un costo.
Grazia Caputo