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Unione Monetaria Europea, le politiche per il dopo-crisi

      Intervista alla Prof.ssa Annamaria Simonazzi

L’Unione Monetaria Europea vive un momento difficile della sua storia. Nata per favorire la coesione e lo sviluppo omogeneo degli Stati, si è trasformata in luogo di disuguaglianze economico-finanziarie.

È stato questo l’argomento centrale di “The European Monetary Union at a crossroad. Which policies for the future?”, una conferenza organizzata dal Dipartimento di Economia e Diritto dell’Università La Sapienza di Roma.

L’incontro si è tenuto martedì 30 gennaio nella Facoltà di Economia della Sapienza, coordinato dal Prof. Dario Guarascio. Dopo i saluti istituzionali del Preside Fabrizio D’Ascenzo, si è entrati nel vivo con l’intervento della Prof.ssa Annamaria Simonazzi, autrice – insieme a Dario Guarascio, Giuseppe Ceri e Andrea Ginzburg – del libro “Crisis in the European Monetary Union: a core-periphery perspection”.

Il libro fa luce sull’attuale situazione dell’Unione Monetaria Europea ricostruendone le radici e il percorso storico. Se oggi siamo di fronte a forti squilibri nello sviluppo dei diversi Paesi europei è anche per via di scelte fatte agli albori dell’Unione Monetaria. Alcuni Stati, come la Germania, hanno prediletto politiche che hanno amplificato i meccanismi centro-periferia tra i Membri.

La lettura proposta dalla Prof.ssa Simonazzi mette al centro proprio le divisioni centro-periferia che si sono sedimentate nei rapporti tra gli Stati. “L’Unione Europea ha messo insieme una serie di Paesi con differenze economiche strutturali, senza curarsi delle politiche che le riducessero. Si è affidata solo ai meccanismi del mercato e le divergenze, così, sono esplose. Le difficoltà dell’Europa nell’affrontare la crisi dell’ultimo decennio vengono anche dall’assenza di queste politiche”.

Di orientamento simile è stato l’intervento di Michael Landesmann del Vienna Institute for International Economic Studies, University of Linz e Accademia dei Lincei.

La mancanza di integrazione fra i sistemi e i forti squilibri nei meccanismi economici accentuano i conflitti e le spinte disgregatrici. Un coordinamento delle politiche economiche si sta dimostrando sempre più necessario.

Bruno Amable – dell’Università di Ginevra – e Maurizio Franzini della Sapienza hanno chiuso i lavori. Franzini si è concentrato sulla Germania. Ha illustrato dati sulla crisi nei vari Paesi e ha fatto notare come le diseguaglianze e i problemi di uno Stato possano ripercuotersi sugli altri. La Germania, in qualche modo, ha persino giovato di questi meccanismi nel mantenere sotto controllo la propria situazione.

L’Europa, dunque, è chiamata a pensare e mettere in atto politiche di riequilibrio. Gli sforzi fatti finora riguardano le regole da far rispettare per tamponare la situazione e non provvedimenti articolati e mirati. Il rischio è l’insostenibilità degli meccanismi che regolano l’Unione Monetaria Europea.

Alessandro De Benedictis

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