La Loggia dei Vini di Villa Borghese torna a vivere e “si mette in Mostra” grazie alla proroga fino all’11 gennaio 2026 della quarta fase di LAVINIA, il progetto che intreccia arte contemporanea e restauro architettonico, restituendo alla città uno spazio dimenticato e riattivando il dialogo tra storia e presente. Curato da Salvatore Lacagnina e promosso da Roma Capitale con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Il programma si sviluppa in parallelo al restauro triennale della Loggia, reso possibile grazie alla donazione di Ghella e affidato al Consorzio R.O.M.A.
Protagoniste di questa nuova tappa sono le artiste Ruth Ewan e Lili Reynaud-Dewar, le cui opere trasformano il luogo in un laboratorio di riflessione sul tempo, la memoria e l’identità. Ewan, artista scozzese nota per la sua pratica immersiva e politicamente consapevole, ha installato lungo il viale alberato che conduce alla Loggia un orologio decimale ispirato al Calendario Repubblicano Francese del 1793. L’opera, parte della serie We Could Have Been Anything That We Wanted to Be, sovverte la tradizionale scansione temporale dividendo la giornata in dieci ore, ciascuna composta da cento minuti. Un gesto che non è solo formale, ma che invita a ripensare il tempo come costruzione culturale e politica, in linea con la ricerca dell’artista che da anni intreccia ecologia, storia e immaginazione radicale.
Al centro del loggiato interno, Lili Reynaud-Dewar presenta Sarcophagus, 2025, una scultura site-specific composta da calchi del proprio corpo. L’opera, sospesa tra evocazione archeologica e tensione contemporanea, riflette sulla vulnerabilità e sulla permanenza, dialogando con le decorazioni a stucco e il linguaggio architettonico della Loggia. La sua presenza monolitica interroga lo spazio e chi lo attraversa, in un confronto diretto con la memoria e la rappresentazione del sé.
Come da tradizione, l’inaugurazione è accompagnata da un gusto di gelato inedito, questa volta all’uva fragola, omaggio alla vocazione originaria della Loggia, che nel Seicento accoglieva vini e sorbetti. Un dettaglio che sottolinea la volontà del progetto di coniugare arte e quotidianità, storia e piacere sensoriale.
LAVINIA, che prende il nome da Lavinia Fontana, una delle prime artiste riconosciute nella storia dell’arte, continua così a costruire un percorso che intreccia interventi artistici e memoria urbana. Le opere di Ewan e Reynaud-Dewar si inseriscono in una narrazione che ha già visto protagonisti artisti come Monika Sosnowska, Gianni Politi, Piero Golia, Enzo Cucchi, Johanna Grawunder, Ross Birrell e David Harding, contribuendo a trasformare la Loggia dei Vini in un luogo vivo, dove il passato incontra il futuro e l’arte si fa architettura del tempo.




