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Utopia come linguaggio, politica e immaginari psichedelici a Più Libri Più Liberi

Utopia Più Libri Più Liberi
Come si legge dal libro di Tommaso Moro Utopia, presentato al Più Libri Più Liberi nella giornata di sabato 9 dicembre, “noi che desideriamo un’altra terra, una terra migliore, siamo comprensibilmente orgogliosi di tenere in vita tutte le alternative, in un’epoca che punisce chi pensa al cambiamento. Abbiamo bisogno di utopie, è quasi un fatto scontato nell’attivismo. Se un’alternativa a questo mondo fosse inconcepibile, come mai potremmo cambiarlo?”

Etimologicamente la parola Utopia significa “nessun luogo. Propriamente non luogo“, ma poi è stata estesa come un modello immaginario di una società o di un governo. Noi in quanto esseri umani abbiamo bisogno di pensare al futuro e immaginare un evoluzione e uno sviluppo, in quanto l’utopia è la forza motrice dell’immaginario, ma anche dell’azione manifesta.

Utopia, Più Libri Più Liberi
Cristina Marconi, Vera Gheno e Vanni Santoni a Più Libri Più Liberi

Durante l’incontro l’Utopia è stata affrontata da tre angolature diverse: la lingua con Vera Gheno, la politica e in particolare la Brexit con Cristina Marconi e gli psichedelici con Vanni Santori.

Sebbene siano tre dimensioni differenti, tutte sembrano congiungersi nella volontà e nel considerare l’immaginario come parte stessa della realtà, poiché anche l’Utopie possono trasformarsi in pratiche e azioni che si ripercuotono nella realtà in cui viviamo.

Un esempio è la Brexit che nell’immaginario collettivo era un’Utopia che per la Gran Bretagna poteva funzionare, perché avrebbe consentito indipendenza, potenza e maggior prestigio. Tuttavia, “le ripercussioni dell’immaginario utopico della Brexit sono vissute dai i giovani che non la volevano. Mentre chi l’ha votata e voluta adesso non c’è più“, ha affermato la giornalista Cristina Marconi.

La dialettica attorto alla Brexit è l’esempio lampante di come la lingua può avere il potere di creare l’immaginario. “Abbiamo bisogno di utopie, poiché sono l’elemento fondante dell’attivismo”, ha affermato la sociolinguista Vera Gheno. Se consideriamo anche le diversità e le disuguaglianze che crea una lingua e un linguaggio, oltre al potere delle parole di ferire e discriminare gli individui, prendendo in considerazione la cultura egemonica maschile in cui il maschile è sosvra esteso e considerato il plurale, “utilizzare dei termini possano essere equi e che affermino l’esistenza della pluralità, anch’essa è un’utopia“.

Dal campo semantico, si passa a quello psicologico, psichiatrico e delle scienze mentali. “Se le utopie sono frutto dell’immaginario, le sostanze psichedeliche sono quelle che ci permettono di vivere esperienze inspiegabili o che possono essere spiegate solo con categorie dello spirito” ha sottolineato Vanni Santori.

 

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