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“Trasformazioni costituzionali nell’allargamento dell’Unione Europea”: La Sapienza ripercorre le tappe del nostro continente

Martedì 13 giugno 2023 – L’Università La Sapienza ospita il convegno “Trasformazioni costituzionali nell’allargamento dell’Unione Europea”, diretto da Maria Grazia Rodomonte, docente di Istituzioni di diritto pubblico presso il Dipartimento di Scienze Politiche della Sapienza, e responsabile scientifica del progetto Civis.

Il primo ospite a intervenire è Francesco Battaglia, professore di Diritto dell’Unione Europea presso La Sapienza. Egli vuole rimarcare le regole generali dell’Unione Europea usando le metodologie del libro “Uscire dall’Unione Europea. Brexit e il diritto di recedere dai trattati” di Federico Savastano. Nello specifico si sofferma su 4 aspetti dell’UE in particolare.
Il primo è il confronto tra allargamento e approfondimento, inteso come uno sviluppo parallelo attraverso il quale l’UE deve crescere non solo in termini di numero di Stati, ma anche in termini di consolidamento dell’integrazione economica e politica. Quanto allargamento, Battaglia ricorda la richiesta e l’effettiva adesione all’UE da parte delle rispettive nazioni: nel 1973 entrarono Danimarca, Irlanda e Regno Unito, nel 1981 la Grecia, nel 1988 Portogallo e Spagna, nel 1995 Austria, Finlandia e Svezia, nel 2004 Repubblica Ceca, Estonia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia, nel 2007 Bulgaria e Romania, infine nel 2013 la Croazia. L’approfondimento concerne invece la serie di trattati emanati dall’UE: il primo fu l’Atto Unico Europeo nel 1986, che mirava a rivedere i trattati di Roma che istituivano la Comunità economica europea e la Comunità europea dell’energia etomica; passando poi per il trattato di Maastricht del 1992, quello di Nizza del 2001 e quello di Lisbona del 2007, nel giugno 2022 si è arrivati a una Convenzione per la revisione dei trattati.
Il secondo aspetto è la natura legale dell’Unione Europea intesa come un ordine costituzionale. Qui Battaglia cita come esempio significativo il caso Van Gend en Loos, una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 1963, la quale stabilisce che la Comunità economica europea costituisce un nuovo ordinamento giuridico di diritto internazionale, a beneficio del quale gli Stati hanno limitato i loro diritti sovrani, sia pure in ambiti limitati, e i cui soggetti comprendono non solo gli Stati membri ma anche i loro cittadini.
Segue il processo di adesione all’UE: l’unica condizione per richiederla era quella di essere uno Stato europeo. Il trattato che istituisce la Comunità economica europea è stato firmato solo un paio di anni dopo il fallimento del trattato che istituiva una Comunità politica europea, il cui progetto subordinava l’adesione a una condizione politica, cioè che l’adesione alla Comunità fosse aperta agli Stati membri del Consiglio d’Europa e ad ogni altro Stato europeo che garantisse la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
L’ultimo elemento è l’evoluzione della politica d’allargamento dell’UE. Battaglia parte dal 1999, quando la Commissione è consapevole del fatto che ci siano due obiettivi potenzialmente contrastanti nel processo di allargamento, ovvero velocità e qualità; la prima è necessaria perché esiste una finestra di opportunità per un maggiore slancio nei preparativi per l’allargamento, in linea con le aspettative dei paesi candidati; la seconda è vitale perché l’UE non vuole un’adesione parziale, ma nuovi membri che esercitino pieni diritti e responsabilità; l’abbandono di  questo principio creerebbe gravi tensioni interne, ostacolerebbe l’efficienza dell’UE e danneggerebbe la fiducia del pubblico. Nel 2006, per evitare un eccesso di impegni, l’UE onora gli impegni esistenti nei confronti dei Paesi già in fase di elaborazione, ma è cauta nell’assumere nuovi impegni: eventuali nuovi passi nel processo di adesione dipendono dai progressi compiuti da ciascun paese nell’attuazione delle riforme politiche ed economiche. Si giunge così al 2022, in cui il Consiglio riafferma la necessità di una condizionalità equa e rigorosa e sottolinea l’importanza di garantire che l’UE possa mantenere e approfondire il proprio sviluppo, compresa la sua capacità di integrare nuovi membri; lo stato di legge è un valore fondamentale su cui si fonda l’UE: è quindi essenziale che i progressi dei partner in questo settore siano solidi, tangibili e irreversibili.

In seguito la parola passa a Cristina Fasone, docente di Diritto pubblico comparato presso l’Università LUISS Guido Carli. Nel parlare del libro di Federico Savastano, che era già stato introdotto e spiegato da Francesco Battaglia, Fasone pensa che sia un volume senza tempo e lo consiglia vivamente, perché tratta di ostacoli e sfide che gli stati europei stanno affrontando in questo momento, nel quale i nostri destini sono intrecciati. Ci sono molte provocazioni sul destino degli stati europei e a tal proposito la professoressa apprezza molto l’approccio utilizzato per la stesura di questo libro, a partire dall’idea dell’Unione Europea come processo federale, che non significa che gli stati europei siano appunto stati federali, ma allo stesso tempo hanno lo stesso livello di aggregazione e cooperazione come se lo fossero. Questo processo non è stato affatto semplice: se si osserva il più importante esempio di unione di stati federali, ovvero gli Stati Uniti d’America, notiamo come ci fu addirittura una guerra civile che portò all’attuale stato di pace e armonia tra gli stati. Una cosa interessante secondo Fasone è la prospettiva dei confini degli stati dell’UE: ci sono infatti molte problematiche su questo argomento che il libro di Savastano tratta, come le riforme, le identità e le tradizioni costituzionali, come anche i criteri che sono stati stabiliti per poter entrare a far parte dell’UE. Infine, è esplicato chiaramente da parte di Federico Savastano come gli stati membri già facenti parte dell’UE non siano stabili, dati i continui cambiamenti di fazioni nei rispettivi governi.

L’ultimo intervento è di Federico Savastano, autore del libro “Uscire dall’Unione Europea. Brexit e il diritto di recedere dai trattati” e docente di Istituzioni di Diritto pubblico presso La Sapienza. Egli fa un discorso su cos’è l’Europa: per definirla, andrebbe prima definita l’Unione Europea, considerando la storia di come e quando le varie nazioni sono entrate a farne parte, cos’hanno dovuto fare, quante leggi hanno dovuto promulgare o modificare per adeguarsi all’UE. A tal proposito, secondo Savastano non si possono dimenticare due momenti molto tristi che stanno caratterizzando il mondo di oggi: uno è la pandemia, l’altro è la guerra in Ucraina. L’Unione Europea si definisce sia dai modi in cui i vari Paesi vi sono entrati, sia dal contrasto di tradizioni e di caratteristiche delle nazioni: per esempio l’antisemitismo dopo la Seconda guerra mondiale. Formalmente l’Unione Europea si definisce nel governo liberaldemocratico: ogni Paese che vuole farne parte deve seguire la legge 49, per cui deve adeguare le proprie leggi a quelle della libertà e della democrazia. Questo pilastro è molto importante e non si può modificare, perché è ciò su cui si basa l’Unione Europea.

 

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