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Revenge Porn: cosa cambia nella legge e il femminicidio

Revenge Porn

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Martedì 16 aprile si è tenuto nell’aula 2 del Dipartimento di Psicologia della Sapienza un incontro promosso dal Telefono rosa dal titolo “Revenge porn: cosa cambia nella legge e il femminicidio“.
Oltre agli interventi di Anna Maria Giannini, Direttrice del Dipartimento di Psicologia e Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente del Telefono rosa, anche quelli di molte avvocate e psicologhe dell’Associazione, come Francesca Romana Graziani, avvocata civilista e Annarita Antoniani, psicologa del Telefono rosa.

Come specificato dalla Dottoressa Paola De Martiis (Presidente VI Sezione Penale), la parola “revenge porn” è impropriamente utilizzata per definire il reato giudicato dall’articolo 612 ter c.p. che punisce “chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate”.

Incontro del 16 aprile

I dati e i casi di cronaca

Secondo un’indagine condotta da TF Group srl, società di analisi e ricerche e gestione della reputazione online, per conto di PermessoNegato.it APS, no-profit di promozione sociale che si occupa del supporto alle vittime di Pornografia non-Consensuale, di violenza online e discorsi di odio, nel 2022 si stima che le vittime di Revenge Porn in Italia siano state circa 2 milioni, di cui il 70% donne e il 17% minori.

Un fenomeno che, come si è detto, non sempre scaturisce da un atto di “vendetta” nei confronti del partner ma che in ogni caso va a ledere la fiducia tra le persone coinvolte, come dimostrato dai casi di cronaca in cui ad essere interessati sono soprattutto coniugi o persone unite da legami affettivi, primo fra tutti quello di Tiziana Cantone, suicida dopo la diffusione in rete di alcuni suoi video privati.

“La nostra è una società di immagini e non più verbale, a differenza delle generazioni precedenti” ha dichiarato la De Martiis, motivo per cui è stato necessario introdurre un reato autonomo per questo fenomeno sempre più diffuso soprattutto tra le nuove generazioni: solamente dando il giusto nome ai problemi, infatti, si può fare in modo che questi inizino ad essere trattati come tali.

Come ha chiaramente spiegato la psicologa Annarita Antoniani, “il concetto di condivisione per noi è diventato fondamentale: vogliamo ricevere approvazione e opinioni su ciò che facciamo” e questo comporta una maggiore esposizione non solo della propria vita quotidiana ma anche della propria immagine.

Le ultime modifiche alla legge ed eventuali soluzioni

Per questo motivo, anche la legge si adatta alle esigenze della società: nell’ultima modifica del reato di Revenge Porn, si prevede l’innalzamento dei tempi per esporre la querela fino a sei mesi, affinché la vittima possa metabolizzare l’accaduto e decidere di denunciare.

Nonostante alcune debolezze della legge (il reato, infatti, nella maggior parte dei casi subentra solamente quando si rilevano le fattispecie più gravi), il provvedimento rappresenta una tutela in più nei confronti delle vittime di Revenge Porn. Inoltre, negli ultimi anni, la tecnologia ha permesso di introdurre ulteriore assistenza mediante alcuni strumenti online che permettono di bloccare la diffusione di contenuti privati sul nascere. Uno tra questi è il sito “Without my consent“, facilmente accessibile anche per i minorenni, in cui l’utente può caricare il video o la foto a rischio affinché venga bloccato nel momento della pubblicazione.

Oltre a queste tutele, si ricorda l’impegno costante del Telefono rosa nel CAV (Centro Anti Violenza della Sapienza) con sede a Scalo San Lorenzo 61 B, attivo tutti i giorni dalle 10 alle 18: lo sportello consente di confrontarsi con professioniste specializzate, avvocate civiliste, penaliste, psicologhe e nutrizioniste e di effettuare dieci incontri di consulenze psicologiche gratuite. Per informazioni, è possibile visitare il loro sito in cui è disponibile anche il numero del CAV attivo h24 .

Martedì 7 maggio è previsto un secondo incontro organizzato dal Telefono rosa che si concentrerà sulla tematica del femminicidio: interverranno Alessandra Lapadura e Melania Celi, rispettivamente avvocata penalista e psicologa del Telefono rosa.

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