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L’importanza dell’orientamento al lavoro e dell’employability

Seminario sull'employability

In data 17 aprile 2024, nella Città Universitaria, si è tenuta la nuova edizione dei Sapienza Career Days-Scienze umane e sociali. Si tratta di un’intera giornata dedicata all’incontro tra domanda e offerta di lavoro in campo umanistico e sociale, coinvolgendo imprese, aziende e istituzioni a disposizione, presso gli stand appositamente allestiti, per incontrare studenti e studentesse dei corsi di studio delle Scienze umane e sociali.

In mattinata, presso l’Aula Magna del Rettorato, si è tenuto un seminario dedicato all’orientamento al lavoro ed employability. La prima a prendere la parola è stata Chiara Consiglio, professoressa  associata del Dipartimento di Psicologia alla Sapienza. Ha innanzitutto presentato il progetto “Employability Lab: un ponte verso il tuo futuro lavorativo”, spiegando che employability singnifica occupabilità e dunque il progetto consiste proprio nell’aiutare i giovani a comprendere come rendersi occupabili e spendibili nel panorama lavorativo. Tale progetto, avviato durante il primo anno di pandemia, implica un vero e proprio percorso finalizzato a fornire gli strumenti adeguati per affacciarsi sulla transizione dal mondo accademico alla ricerca del lavoro, cogliendo le opportunità che offre il proprio percorso accademico. È questo un percorso interamente online e di crattere modulare, in quanto è possibile anche approcciarsi a solo uno degli step previsti. In generale apporta una nota psicologica all’employability, supportando i neolaureati e i laureandi nell’acquisire una maggiore consapevolezza riguardo obiettivi e capacità personali, riflettendo assieme sul mercato del lavoro e facilitando nella ricerca proattiva del lavoro e nella futura transizione.

Gestito da orientatori psicologi, il percorso intende porre un focus sull’analisi delle caratteristiche personali, declinandole in specifiche strategie d’azione. La professoressa ha inoltre specificato che l’accezione più ricorrente con cui viene inteso il termine occupabilità è appunto spendibilità nel mercato del lavoro, elemento che dipende da alcune caratteristiche oggettive, quali titoli e competenze. Questa può variare a seconda della domanda e dall’andamento del mercato. L’altra accezione è l’employability percepita, quella riguardante il punto di vista della persona, la convinzione personale di riuscire a mantenere il proprio lavoro o trovarne uno nuovo, attraverso l’utilizzo efficace delle proprie risorse personali e la canalizzazione dei propri sforzi, ragionando sugli interessi individuali e sulle motivazioni. È questo un lavoro importante proprio perché in continua relazione col mercato attuale, in cui le competenze sono sempre più sottomesse all’obsolescenza e alla discrezionalità dei ruoli, i quali sono sempre più celati e da scovare.

Il primo dei tre obiettivi principali del percorso consiste nel fornire informazioni, sviluppare conoscenze sulla ricerca attiva, sull’employability e sui canali di cui usufruire. Il secondo obiettivo include la promozione di riflessioni personali, con lo scopo di avere cognizione delle qualità e delle aree di miglioramento. Infine si tratta di sviluppare un piano d’azione con l’orientatore, facilitando, così, il raggiungimento consapevole degli obiettivi.

Questi obiettivi, nel pratico, sono portati avanti da tre differenti fasi. La prima consiste in due webinar teorici, uno sincrono e uno asincrono, la seconda e la terza prevedono invece un tratto maggiormente esperienziale, mediante un workshop di gruppo in cui estremamente utile è il confronto tra pari, e lo step individuale, che consiste invece nella compilazione di due questionari, uno biografico e uno teso a indagare le risorse personali e le caratteristiche connesse all’occupabilità. Il tutto accompagnato da due colloqui in cui è possibole ricevre un feedback dall’orientatore e ragionare sul piano d’azione specifico.

La parola è poi passata a Michela Miani, psicologa del lavoro e referente di UMANA, la quale ha subito chiarito la chiara impostazione dell’azienda per cui lavora, basata sulla fiducia al lavoro e sull’atto di stimolare la motivazione nei giovani. Ha specificato che ritiene quello di trovare lavoro un vero e proprio lavoro di per sé, richiedente la conoscenza del mercato e degli opportuni canali di ricerca, l’avere le idee chiare relativamente alle competenze tecniche possedute, alle aspirazioni professionali e agli obiettivi di vita, possedendo inoltre adeguati ed efficaci strumenti di promozione personale, quali il CV e la lettera di presentazione. Ha inoltre trattato il tema delle soft skills, ovvero le competenze trasversali, ciò che ci rende differenti, quelle attitudini oggi molto richieste nel contesto lavorativo.

A questo si è poi collegata Monica Scarpa, psicologa del lavoro in Orienta. In particolare ha ripreso il discorso sull’employability percepita, andando a focalizzarsi sull’importanza della proattività nella ricerca del lavoro. Ha dunque confermato la necessità di essere in possesso di una forte consapevolezza di sé stessi e del proprio x-factor, quell’elemento che può contraddistinguere un candidato dall’altro e che permette di scovare il proprio talento personale, ancora prima di quello tecnico. Con tale scopo è innanzitutto fondamentale usare i social per comunicare la propria reputazione al recruiter, creando poi una rete di contatti e dando valore al networking di sé stessi.

Ha inoltre proseguito su tale scia Daniela Vellucci, referente di Randstad Italia, la quale ha approfondito l’importanza di avere conoscenza del mercato di cui si vuole entrare a far parte, comprendendo quali opportunità offre quel determinato settore, e l’importanza della self awareness, per avere coscienza di ciò che si è e che si vuole.

Ha infine preso la parola Chiara Ciccozzi, referente di Adecco Italia, la cui azienda si propone di costruire un lavoro per tutti, innanzitutto trascendendo il dualismo tra occupazione e occupabilità, in quanto l’unico elemento che differisce tra i due è la proattività necessaria nell’employability. Ha concluso citando la frase di Elio e le Storie Tese: “siamo tutti di-versi perché siamo tutti fatti di poesia”, auspicandosi di far arrivare il messaggio che anche un difetto o un’area da migliorare, se lavorata e canalizzata, può divenire una skill tipica e personale.

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