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“Possibili fonti di Michelangelo architetto”, a cura di Francesca Tottone

Nella giornata di mercoledì 8 Maggio si è tenuta, presso l’Aula magna del Dipartimento di Storia, disegno e restauro dell’architettura, la presentazione del volume “Possibili fonti di Michelangelo architetto. I contributi di pittura e scultura nella produzione artistica tra Quattrocento e primo Cinquecento”, a cura di Francesca Tottone. L’incontro si è aperto con i saluti della direttrice del DSDRA Daniela Esposito e del coordinatore del Dottorato Maurizio Caperna i quali, dopo gli abituali ringraziamenti iniziali, hanno introdotto e lasciato la parola ai relatori che avrebbero preso parola durante l’evento. La direttrice ha voluto inoltre sottolineare l’importanza di tale seminario e, in particolare, dei contributi a livello interdisciplinare che questo ha offerto: la figura di Michelangelo, che siamo soliti associare al ruolo di scultore e pittore, è stato qui affrontato alla luce di discipline differenti, che ne hanno fatto emergere aspetti del tutto eterogenei.

A coordinare l’incontro è stata Flavia Cantatore, architetto, dottore di ricerca in Storia dell’architettura e professoressa associata di Storia dell’architettura presso l’Università di Roma La Sapienza. La Cantatore, prima di dare spazio agli interventi, ha aperto una breve parentesi per introdurre ciò riguardo cui si sarebbe discusso. Lo studio, svolto in sede di dottorato, è stato testimone di un rapporto fertile e continuo, caratterizzato da una tale vitalità capace di rendere la ricerca fondamentale per gli studi e le scoperte del nostro patrimonio. “Possibili fonti di Michelangelo architetto. I contributi di pittura e scultura nella produzione artistica tra Quattrocento e primo Cinquecento” è un volume peculiare, nato nel percorso di ricerca di dottorato. A contraddistinguerlo è proprio, a detta della Cantatore, la sua multi e interdisciplinarietà: questo, infatti, sorge a seguito di una spiccata intuizione critica, quella di indagare Michelangelo e le sue fonti, diverse anche dalla disciplina alla base della ricerca, ovvero l’architettura. Durante il corso di questa indagine, infatti, Michelangelo architetto è stato esaminato anche dal punto di vista della scultura e della pittura. Emerge, così, un processo originale e creativo, fotografato efficacemente dal volume, andato oltre i cliché che finora hanno colpito la figura del Buonarroti. L’indagine è stata sapientemente svolta tanto nell’ambito della misura quanto in quello del disegno: un’accortezza notevole per quella che è l’esperienza del dottorato. 

Ma come nasce questa idea?

A dare il via alla ricerca, racconta la Cantatore, è stato il contributo di due giovani dottorandi. Essendo il tema oggetto di indagine tanto trasversale e creativo, si decise di dar vita ad un confronto diretto con esperti nei settori di ricerca trattati. Ne conseguì che, nel 2019, fu loro affidata la pianificazione di una serie di conferenze, intitolate “Esperienze e ricerca avanzata nella storia del restauro e architettura”, che sarebbero state funzionali all’arricchimento, tanto della ricerca quanto della tesi che i due stavano portando avanti. Vennero incaricati dell’organizzazione dei seminari, con l’intento di offrirgli una prima esperienza diretta di coordinazione di un dibattito, caratterizzato da esperienze e sensibilità diverse. Il compito si snodava su due piani: l’organizzazione effettiva dell’evento e la raccolta e preparazione dei contenuti da affrontare. La genealogia di una rete di ricerca, uno studio sul linguaggio di Michelangelo svolto in maniera trasversale, che fu di grande importanza e interesse e che, tutt’oggi, è sempre attiva, fertile di stimoli continui.

Di cosa tratta il volume?

I saggi, che raccolgono le riflessioni di specialisti appartenenti a diversi ambiti disciplinari, indagano la prima formazione di Michelangelo. Proponendo alcuni possibili antefatti dell’opera buonarrotiana, viene mostrato come molte soluzioni, adottate dall’architetto stesso, non siano da considerarsi necessariamente una invenzione ex novo, ma piuttosto una meticolosa e raffinata rielaborazione di temi già esplorati dai suoi predecessori, sia nell’architettura costruita sia in quella dipinta e scolpita. La seconda parte del volume illustra i concetti metodologici e gli strumenti impiegati nella realizzazione dei rilievi fotogrammetrici e a laser scanner 3D, condotti a Firenze all’interno della Sagrestia Nuova e della Biblioteca Laurenziana. La Cantatore termina così il suo intervento iniziale, salutando i presenti, ringraziando la curatrice Francesca Tottone, per l’impegno e il genio che ha riversato in questo progetto, e presentando gli ospiti.

Il primo a prendere parola è stato Augusto Roca De Amicis, ordinario di Storia dell’architettura presso l’Università di Roma la Sapienza. A parer suo, l’intento del volume fu quello di far luce su una ricerca sempre attiva e che non si esaurisse così facilmente, data la portata di un argomento tanto variegato. “Su Michelangelo c’è ancora molto da dire. A partire da cosa elaborò il suo linguaggio architettonico? ”, si chiede De Amicis. D’altronde, Michelangelo fu una personalità forte, capace di riformulare i suoi presupposti, attribuendogli così un valore ulteriore. Il professore, poi, ha voluto sottolineare l’importanza del rapporto tra la ripresa dei singoli elementi e la sintassi di questi, di cui si  tiene conto all’interno del volume. Analiticamente parlando, la domanda principe che bisogna porsi riguarda il tipo di genere a cui un artista, così poliedrico, si rifà. Lo studio della sintassi, secondo De Amicis, non è sensato se il riferimento al genere è assente. Questo, infatti, è uno strumento chiave, che permette allo studioso di fare un passo indietro, porsi in una prospettiva più ampia che lo faccia riflettere, sia sugli argomenti già trattati che su quelli ancora da indagare. Il professore conclude ringraziando ancora la Tottone e lasciando la parola al prossimo relatore. Il secondo ad intervenire è stato Graziano Mario Valenti, professore associato afferente al dipartimento di Storia, disegno e restauro dell’architettura dell’Università di Roma La Sapienza. Egli, dopo una serie di ringraziamenti, tanto alla curatrice quanto a tutti coloro che hanno preso parte alla ricerca, ha ritenuto necessario mettere in luce l’ovvia difficoltà nel superare una visione tanto consolidata su una figura come quella di Michelangelo Buonarroti. Intento però che, a suo parere, il volume presentato rende possibile, agendo in modo tanto saggio da riuscire a non cadere in possibili incoerenze. L’ultima a spendere parola sull’argomento è stata Emanuela Ferretti, professoressa associata del Dipartimento di Architettura (DiDA) presso l’Università degli Studi di Firenze, la quale ha scelto di leggere e, successivamente, commentare passi ripresi proprio dal volume stesso, facendo uso del supporto di slides.

A chiudere l’incontro è stata proprio la curatrice del volume, Francesca Tottone, che ha ringraziato tutti coloro che hanno preso parte al progetto di ricerca ed indagine, permettendo così la pubblicazione di “Possibili fonti di Michelangelo architetto. I contributi di pittura e scultura nella produzione artistica tra Quattrocento e primo Cinquecento”. L’ultimo ringraziamento e saluto è andato poi ai presenti, lasciandoci spazio per proporle una piccola intervista (che qui trovate allegata).

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