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Politiche, strategie e filiere: l’impresa artigiana dei territori montani spiegata da Roberta Corbò

Mercoledì 5 luglio 2023 – l’Università di Roma La Sapienza presenta “L’impresa artigiana come fattore di coesione e di sviluppo per i territori montani“, un seminario che fa parte del progetto PRIN 2020 “Mind – Le montagne dentro la montagna“. Protagonista dell’incontro è Roberta Corbò, responsabile nazionale di Confartigianato, una struttura che contiene un milione e mezzo di imprenditori ed è diffusa su tutto il territorio italiano. La dottoressa analizza quattro punti chiave per lo sviluppo della montagna: cos’è l’impresa artigiana, come essa è vista dalle politiche, quali sono le sue strategie d’area, e quali sono le filiere che la coinvolgono.

Nell’impresa artigiana, l’imprenditore impiega il proprio lavoro nella produzione e non solo nell’impresa e può produrre sia beni che servizi. Le aziende artigiane sono alla base dell’economia montana, perché sono di piccole dimensioni, flessibili, sostenibili, ubicate nei piccoli centri e alla base dei servizi privati dei cittadini. Le imprese artigiane sono anche fattore di coesione sociale, perché creano e attraggono lavoro, in particolare la filiera del turismo e della ristorazione.

Nonostante le caratteristiche dell’impresa artigiana, essa non è stata riconosciuta né inserita nelle politiche dello sviluppo, per via dell’impostazione delle politiche europee incentrata soprattutto sull’agricoltura. In montagna nasce la riserva d’acqua dei Paesi, si tratta di ecosistemi. Quando l’Europa ha iniziato a occuparsi di montagna negli anni ’70, si decise che le zone montane fossero rurali: qui l’attività dominante era quella agricola. Si cercò di trasformare l’agricoltura montana in intensiva, senza considerare il fatto che la montagna si sviluppi in verticale e abbia ecosistemi diversi. Poiché mancava una visione di montagna come area omogenea con proprie caratteristiche, l’Europa ha creato strategie regionali, su tutte l’EUSALP (Strategia Macro Regionale per la Regione Alpina che coinvolge 7 Paesi). Corbò critica il fatto che le imprese artigiane non possano partecipare ai bandi sull’artigianato, a differenza di quelle agricole.

Poiché non esiste una legge per la montagna, non sono riconosciuti i conseguenti problemi, come i collegamenti stradali, le difficoltà climatiche o la mancanza di servizi come scuola e sanità. Quindi bisogna ripensare alle politiche di sviluppo. Dato che per un’impresa di montagna è più difficile stare sul mercato rispetto a un’impresa di città, si pensava a istituire delle ZES (Zone Economiche Speciali) anche per la montagna: un ruolo chiave in questa materia lo ha avuto la SNAI (Strategia Nazionale Aree Interne), che ha creato progetti d’area interessanti per ricostruire delle filiere, per esempio ha messo in rete delle imprese dal bosco in Alta Carnia. Progetti d’area chiamati Green Communities hanno invece uno sviluppo organico: grazie ai finanziamenti del PNRR scelgono una zona e applicano la gestione del patrimonio agro-forestale e idrico, la produzione di energia rinnovabile, la mobilità e turismo sostenibile, la produzione a spreco zero e un modello agricolo rispettoso.

L’ultimo punto comprende le tre filiere più importanti. La filiera enogastronomica riguarda la ristorazione: i prodotti sono i più acquistati da escursionisti e turisti, sono di nicchia, e il loro prezzo è giustificato dalla lavorazione.
La filiera del legno è la più complessa, ma allo stesso tempo la più promettente. Qui c’è una preponderanza dell’impresa artigiana. L’Italia importa l’80% del legno necessario ad alimentare l’industria, ma esporta l’80% del prodotto finito: dunque c’è un grande spreco del legno. Le imprese artigiane del legno lavorano per mobilio, edilizia e carta.
Riguardo la filiera bosco-energia, dalla pulizia del bosco si ottiene il cippato. Da esso e dagli scarti di lavorazione del legno si ottiene la produzione pellet da parte di imprese artigiane, le quali costruiscono anche stufe a pellet e impianti di riscaldamento a biomassa. Essi devono essere proporzionati al bosco di riferimento e non devono essere troppo potenti, altrimenti non funzionano. Questa filiera fatica a decollare, perciò il Ministero dell’Agricoltura ha creato il Cluster Nazionale Foresta-Legno Italiano, allo scopo di coordinare i progetti delle diverse realtà territoriali, regionali e nazionali, con l’obiettivo di rafforzare il loro sviluppo. Il Cluster verrà lanciato il 20 luglio a Confartigianato.

Roberta Corbò conclude il suo intervento con tre spunti di riflessione: il primo è che le imprese artigiane sono alla base dell’economia della montagna; il secondo è che non c’è un ripopolamento se non rinasce un tessuto imprenditoriale sostenibile; infine, quest’ultimo si crea con una strategia d’area condivisa, che coinvolga istituzioni e imprese e crei servizi per residenti.

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