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Più Libri Più Liberi: Il femminismo è anche di destra!

Viaggio nel femminismo di destra, sotto il tetto di cristallo del Governo Meloni, con Francesca Cavallo e Sabika Shah Povia, moderato da Djarah Kan.

Nella giornata di venerdì 8 dicembre a Più Libri Più Liberi l’attualità viene affrontata tramite l’unione di due grandi temi: femminismo e politica con l’incontro Viaggio nel femminismo di destra, sotto il tetto di cristallo del Governo Meloni, con Francesca Cavallo e Sabika Shah Povia, moderato da Djarah Kan.

Femminismo di destra: il governo Meloni

Il Femminismo non è un movimento attribuibile a destra e sinistra. Difatti, in realtà la lotta femminista e la rivendicazione per i diritti sociali sono stati acquisiti negli anni dai partiti con l’obiettivo di riuscire a intercettare il gruppo di elettori sensibili a certi temi, poiché visti come un bacino di voti rilevante a cui attingere e mirare.

Nel libro Buonanotte per bambine ribelli, come afferma l’autrice Francesca Cavallo, “la contraddizione spesso individuata da alcuni personaggi del femminismo italiano è quella di aver scelto di inserire figure come Margaret Thatcher tra le storie. Ma in realtà, nel gesto culturale, Bambine ribelli voleva rappresentare la straordinarietà delle donne, che è rimasta in larga parte visibile”. Dunque, l’obiettivo non era quello di “creare un Vangelo del femminismo radicale”. 

Se dovessimo esaminare la figura di Giorgia Meloni essa incalza ciò per cui il femminismo sta lottando da anni, ossia il crollo del tetto di cristallo, che impedisce alle donne di raggiungere ruoli apicali e di prestigio, poiché il potere è sempre stato maschile. Tuttavia, la particolarità della figura di Giorgia Meloni sta proprio nella lontananza a quel tipo di battaglia, in quanto essa sia l’archetipo della donna che veste perfettamente il patriarcato per diverse ragioni. In primis “fa parte di un partito chiamato Fratelli D’Italia”, nel cui pensiero genitore non sussiste la donna, ma anzi si usa il maschile assoluto. Dopodiché nel momento stesso in cui lei prese l’incarico da Premier rimarcò e rivendicò l’elevatura del suo ruolo pretendendo di farsi chiamare “il Presidente”. Al di là delle rivendicazioni e delle libertà di poter essere chiamati come si vuole, proprio su quest’ultimo aspetto emerge il patriarcato incorporato intrinsecamente, giacché riflettono la Giorgia Meloni donna e madre.

Parte della rappresentazione delle istanze femministe del panorama mediatico e  la rappresentazione delle istituzioni, legata al nazionalismo del femminismo contemporaneo, è protetta perché ne viene garantita l’esistenza“, ha sottolineato Sabika Shah Povia. Tuttavia, “in Italia l’appartenenza a una minoranza è una questione più di classe che di genere e razza“. Difatti, l’approccio di destra è quello di non dare diritti a tutti, ma vige una visione più individualista che collettiva. Per questa ragione, “seppur una persona è di sinistra in questo meccanismo una volta ottenuti i diritti per cui ha dovuto lottare non sarà portato a ribellarsi contro il sistema o a essere solidare con gli altri poiché avrà paura di perderli”.

Difatti, come sottolinea Cavallo “questo è un tipo di femminismo che non mette in discussione il sistema”. Alcune battaglie come quelle relative al gender gap e al gender pay gap sono ormai consolidate e socialmente condivise e condivisibili. Tuttavia, “per impedire che altre donne diventino vittime bisogna mettere radicalmente in discussione il sistema e questo problema riguarda sia il femminismo di destra che quello liberale“. Quest’ultimo, infatti, rendendo possibile il dominio del genere femminile in realtà esclude dallo stesso altre minoranze e gruppi, ricadendo nel vortice di strutture e istanze tipiche del sistema patriarcale. Il possesso e il potere sono difatti icone di quella visione sistemica, in cui la “violenza è endemica”, ha affermato Cavallo.

Tutta questa pressione anche sugli uomini, da qualche parte dovrà uscire“. A loro viene richiesto di essere performanti, forti, sicuri, in quanto virtù appartenenti al virile, mentre la fragilità deve essere nascosta perfino alle persone che si amano. Dunque, preso coscienza di questa visione, non c’è ombra di dubbio che la violenza può essere contrastata soltanto con “la parità di accesso al lavoro, il congedo parentale, togliendo così un po’ di pressione dagli uomini“.

Nel sistema patriarcale le discriminazioni sono intersezionali, dunque, una stessa persona può arrivare a subire tanti tipi di violenza e discriminazione. Per questo motivo, come è visibile nei casi in cui si parla di violenza, “è necessario disimparare e reimparare anche il modo di comunicare certe storie“, poiché i media spesso sono responsabili di violenza secondaria. Questo avviene soprattutto quando si parla di violenza di genere. In questo specifico caso chiedere la punizione esemplare è un esempio di femminismo di destra che vede la risoluzione del problema con la privazione, punizione o contrappasso, ma in realtà uscendo da quella visione in cui si “va a colpire l’uomo e una sua parte. Questa tecnica non porterebbe a un cambiamento o a una soluzione. L’uomo così non cambierebbe. La cosa difficile è lavorare sul modo di pensare; quindi, più educazione sessuale e sentimentale, poiché sono queste le soluzioni a lungo termine“, ha concluso Sabika Shah Povia. 

 

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