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La tradizione culinaria come identità

Culture culinarie dal mondo

Culture culinarie dal mondo

Diceva Claude Levi Strauss: “La cucina di una società è il linguaggio nel quale essa traduce inconsciamente la sua struttura“. Ed è proprio dalla cucina come identità che si è aperto ieri, mercoledì 17 maggio presso il Coris, l’incontro con la Prof.ssa Malgorzata Bogunia-Borowska della Jagiellonian University di Cracovia, all’interno del corso di Teoria e Tecniche della Televisione della Prof.ssa Mihaela Gavila.

La lezione, intitolata “Culinary Culture in Polish perspective. How popular TV programmes use cookery to create modern lifestyle and present the new middle class“, attraverso programmi polacchi che trattano l’enogastronomia in maniera privilegiata, ha portato ad un confronto con l’offerta formativa italiana e soprattutto a riflettere su quanto sia importante la cultura culinaria in una società.

In quanto sociologa e impegnata nello studio dell’identità la professoressa Borowska ha fatto notare come la cucina caratterizzi un popolo e quindi come questa costituisca il punto fondamentale dell’identità, appunto, di questo.

Alla domanda “cosa significa per voi essere italiani?” sono state date differenti risposte e si è ragionato intorno a quelle che sembravano essere banali ma che poi così non si sono rivelate. “La pizza” è stata la più frequente ovviamente, scontata forse ma senz’altro ha confermato quanto la tradizione culinaria ci rappresenti e sia ormai parte di noi.

Ripercorrendo il passato storico della Polonia e le evoluzioni nel tempo è stato mostrato come non tutto quello che c’è oggi è sempre stato così: dopo 45 anni di dominio russo la Polonia ottiene la libertà e nel 1989 iniziano ad essere importati nella nazione prodotti e marche come i popcorn, la Coca-cola, la Levi’s, il Mc Donald’s e le Marlboro, che per diverso tempo sono stati alla portata di pochi.

E’ iniziato così un processo di globalizzazione che ha portato ad un mutamento della vita: nuove professioni, nuovi stili di vita, e serie di tv per tutti. All’inizio di tutto era lo Stato ad avere il dominio, stabiliva quanti bene i singoli cittadini dovevano ricevere e assolutamente non esisteva l’arte/spettacolo della cucina, erano tempi in cui l’importante era sfamarsi e non si prestava attenzione ad altro. Con il progredire della globalizzazione e l’avvento del consumismo i media scoprono che la cucina è un tema capace di catturare l’attenzione del pubblico , nascono così i primi programmi definiti “cultura makeover” e lanciati in un primo momento dalle reti discovery, in un secondo momento diventati dominio di tutte le reti.

La volontà dei partecipanti a queste trasmissioni è quella di provare nuove esperienze e scoprire nuovi mondi, anche quando non sempre si ha la disponibilità economica adatta. E l’ingrediente richiesto per vincere è proprio l’ostinazione giustamente condita da un pizzico di sana competizione. E sono questi i caratteri che definiscono la nuova classe media.

A questo punto la lezione vedrà due chiari esempi di due dei più famosi programmi culinari polacchi comparati con gli analoghi italiani: “The Kitchen revolution” corrispondente all’italiano Cucine da incubo e “The cooked veryfication of modern lifestyle patterns” corrispondente invece al programma italiano “A cena da me”.

Come tutto però, anche questi programmi hanno i propri pro e i propri contro, il bello è l’aprirsi ad estranei e unire valori e tradizioni differenti; d’altra parte i contro stanno nell’avere dei limiti a ciò che realmente conta per noi e dover stare a ciò che qualcun’altro decide per noi.

Rosa Martucci

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