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Il Mondo di Carta a più Libri più Liberi: l’importanza della carta stampata in un mondo digitale

Presentazione de "Il Mondo di Carta" di Giuseppe Marchetti Tricamo e Giancarlo Tartaglia a Più Libri Più Liberi, con gli autori, Christian Ruggiero, Stefano Folli, Giuseppe Cesaro moderati da Lucia Visca - 9 Dicembre 2023

Il 9 dicembre 2023 alle ore 19.00 nella Sala Aldus del Roma Convention Center “La Nuvola”, si è tenuto nell’ambito del Festival Più Libri Più Liberi, la presentazione del libro “Il Mondo di Carta. La straordinaria avventura del libro e del giornale da Gutenberg a Bernes-Lee. Dai caratteri mobili all’era digitale” di Giuseppe Marchetti Tricamo, storico ed ex docente della Facoltà di scienze della comunicazione della Sapienza e Giancarlo Tartaglia, segretario generale della fondazione sul giornalismo “Paolo Murialdi”. Al panel, oltre ai due autori, hanno partecipato anche il professore del corso di giornalismo radiotelevisivo e innovazione e analisi dei modelli di giornalismo presso il dipartimento Coris della Sapienza Christian Ruggiero, il giornalista ex direttore del Corriere della Sera e dal 2014 editorialista di Repubblica Stefano Folli e lo scrittore e saggista Giuseppe Cesaro, moderati dalla giornalista, autrice e fondatrice di All Around Edizioni Lucia Visca.

Il Mondo di Carta a Più Libri più Liberi: gli interventi dei relatori

Inizia la discussione con l’intervento di Christian Ruggiero, che introduce alcune delle tematiche principali del libro e dello stato del mondo della carta stampata oggi, sottolineando il rapporto di continuità tra passato e futuro. Un mondo di parole che non si contrappone, come si potrebbe pensare, al mondo delle immagini della televisione prima, e del web poi, ma che anzi sembra ritrovare una dimensione quasi “di lusso”, intercettando l’attenzione dei giovani con pratiche come quella dello slow journalism, modello che si oppone a quello che troviamo ogni giorno nei social, proponendo articoli di approfondimento piuttosto che brevi appunti riassuntivi e slogan con cui commentare la notizia del giorno. Il mondo di carta, tuttavia, non è in guerra con l’online, ma anzi la scrittura diventa un elemento fondamentale di un’altra forma mediale di successo come quella del podcast, che restituisce lo stile della lettura attraverso l’audio. Uno dei temi più discussi riguardo il panorama dei media è però quello legato alla democrazia, tanto che il professor Ruggiero sottolinea con una metafora come la stampa è da sempre collegata alla possibilità di “innaffiare la pianta della democrazia”, notando però le difficoltà del mondo dell’editoria nei confronti della pubblicità e di come valorizzare a fini commerciali la propria visibilità sul web, rispetto al cartaceo. Un dato, particolarmente interessante citato dal professor Ruggiero, riguarda infatti le quote pubblicitarie del SIC (sistema integrato delle comunicazioni) introdotto dalla legge Gasparri nel 2004 (verso cui la Commissione Europea era intervenuta con una procedura di infrazione nel 2006, sottolineando le problematiche relative all’assegnazione delle frequenze televisive e che ha portato alla sentenza definitiva del 31 gennaio 2008, poi ufficialmente archiviata nel 2020), che nell’aggiornamento del D.Lgs n. 208/2021 viene definito come “il settore economico che comprende le attività di stampa quotidiana e periodica; delle agenzie di stampa; di editoria elettronica anche per il tramite di Internet; di radio e servizi di media audiovisivi e radiofonici, cinema, pubblicità esterna, sponsorizzazioni e pubblicità online”, in cui la Rai occupa il 13% dell’incasso pubblicitario, Mediaset il 10% a pari merito Google con il 10%. Questo significa che una quota significativa del mercato dei media in Italia proviene da un ente che non ha sede in Italia e che non garantisce trasparenza e accessibilità ai dati.

Giuseppe Cesaro continua il discorso definendo il Mondo di Carta il miglior mondo possibile, fino a quando questo non diventa carta straccia. Un libro di un certo successo editoriale, d’altronde, iniziava con le parole “In principio era il Verbo”, commenta ironicamente Cesaro citando il Vangelo di Giovanni. La parola, nella sua visione, è un perenne divenire, che nonostante la staticità sulla carta stamoata è parte di un continuo processo di interpretazione, per cui attraverso il cambiamento della società anche lo stesso testo può offrire significati nuovi e originali. In questo modo questi non raccontano solo il passato, ma anche il presente e il futuro, riprendendo la linea della continuità citata in apertura anche dal professor Ruggiero.

Stefano Folli si cimenta invece in un commento critico all’edizione, notando uno scompenso nella parte che riguarda i giornali rispetto a quella dedicata all’editoria, invitando ad una possibile seconda, ampliata, edizione. Folli riparte notando la crisi del giornalismo cartaceo confrontando le 6milioni di copie vendute degli anni ’80 con le 1.2milioni di oggi (ma i dati sono in costante descrescita). Da questo crollo nasce la concentrazione delle testate e il venir meno dei giornali locali che caratterizzano il mercato della carta stampata contemporaneo. Uno di questi esempi è l’acquisto del Washington Post da parte del CEO di Amazon Jeff Bezos, che Folli definisce sicuramente come un editore impuro. Se gli editori puri cercano di guadagnare economicamente dall’attività editoriale, gli editori impuri spesso oltre al guadagno (o a volte anche a discapito del guadagno) hanno anche altri interessi, dal lobbying al branding, eccetera. Se Bezos non si può definire un editore puro, al momento sembra non stia compromettendo la libertà del WP, ma quello delle proprietà e del guadagno editoriale diventa un vero e proprio tema di democrazia, in modo che i giornali possano difendere la propria indipendenza. Per Albertini, storico direttore del Corriere della Sera dal 1900 al 1921, “l’unico dovere dell’editore è incassare dividendi”, ma oggi nessuno si ritrova in questa condizione. Se però in particolare nei paesi anglosassoni, dove giornalismo digitale e cartaceo convivono, si vede un panorama più florido, il ritardo negli investimenti in Italia provoca una crisi che non viene compensata dalla diffusione digitale, non ancora al livello dell’offerta del giornalismo internazionale.

Giuseppe Marchetti Tricamo è il primo dei due autori a prendere parola, raccontando la genesi dell’opera dalle conversazioni a casa del professor Christian Ruggiero e dal colloquio con gli studenti della Sapienza. Il libro viene definito da Marchetti come un viaggio nel mondo di carta ricco di incontri. Primo tra tutti Gutemberg, inventore della stampa a caratteri mobili a metà del XV secolo (che nota in realtà non essere il primo in quanto vi era una antologia zen più vecchia di 78 anni rispetto alla Bibbia di Gutenberg). L’Italia, racconta, si fa presto affascinare dalle nuove possibilità, tanto che si possono rintracciare nel 1464 le prime attività editoriali in Italia. Città cardine dell’editoria è stata Venezia, con Aldo Manunzio, inventore delle prime edizioni tascabili e del carattere corsivo, mentre il primo quotidiano può essere rintracciato attorno al 1640 nella Mantova dei Gonzaga. Il libro è pieno di curiosità e incontri, come quello tra Arnaldo Mondadori e Angelo Rizzoli, che faranno di Milano la capitale dell’editoria in Italia, nati a due giorni di distanza e che vivono due vite quasi in parallelo, tra Bompiani e Moravia, che l’editore incontra in una tipografia mentre quest ultimo stava stampando da solo il proprio primo libro, il capolavoro del 1929 “Gli Indifferenti”. E ancora Alberto Casiraghi, Vittorini e Bassani, Hemingway, Sellerio, e molti altri.

Continua il racconto dell’opera Giancarlo Tartaglia, riprendendo il commento di Folli riguardo lo sbilanciamento dell’opera verso la parte dedicata all’editoria, dicendo che Marchetti aveva avviato il progetto e lo aveva poi coinvolto per la parte dedicata al giornalismo, ma a causa dei numerosi impegni si è preferito pubblicarlo piuttosto che rimandarlo ulteriormente. Il titolo del libro, “Il Mondo di Carta”, per Tartaglia si tratta di una provocazione. Giornali e libri sono mondi diversi, come testimonia la Nuvola (di Fuksas) “piena”, in cui si fa quasi fatica a camminare tra gli stand. In un festival di giornalismo probabilmente nessuno avrebbe questi problemi, nota ironicamente. Il tema citato da Ruggiero sulla relazione tra carta stampata e democrazia diventa quindi centrale in un contesto dove i giornali si vendono poco e il mercato online non è ancora maturo, nonostante rappresenti già un mondo vasto. Sui social però la trasmissione di contenuti avviene principalmente attraverso lo slogan, piuttosto che attraverso la discussione e l’approfondimento. Lo slogan porta ad essere gli uni contro gli altri, a identificare un buono e un cattivo, è un modello di comunicazione in cui non vi è mediazione e compromesso, elementi cardine della democrazia, ma solo scontro. “Chi controlla il presente controlla il passato, e chi controlla il passato controlla il futuro”, afferma Tartaglia riprendendo il classico distopico “1984” di George Orwell, notando la pericolosità di un sistema informativo online retroattivo e modificabile in ogni momento, in cui emerge in tutta la sua importanza la necessità, più che mai, della carta stampata. L’intervento si conclude citando la situazione particolare dell’informazione locale, in cui spesso imprenditori edilizi o di altri settori diventavano editori impuri acquistando testate locali per brevi operazioni di lobbying su misura, per poi cambiare città o quotidiano ogni pochi anni, denunciando una situazione grave per la libertà di stampa, che si somma alle problematiche prima citate riguardanti l’importanza del cartaceo, definendo la libertà di stampa uno dei fondamenti della democrazia, e che non può esserci democrazia senza carta stampata e senza libertà di stampa.

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