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Dostoevskij ideologo: guerra e pace nel “Diario di uno scrittore”

L’ultimo incontro del ciclo di seminari presentato dal professore Mikhail Velizhev.

Lunedì 21 Novembre presso l’aula di Paleografia della Sapienza si è tenuto l’ultimo incontro appartenente al ciclo di seminari ” LA QUESTIONE EUROPEA NELLA RUSSIA DEL XIX SECOLO”.

Il seminario tenuto dal professore Mikhail Velizhev tende a chiarire le dinamiche e gli obiettivi dell’ ideologia e dei testi stessi dell’autore russo ottocentesco. Viene posto in analisi il celebre ” Diario di uno scrittore” in cui i concetti di GUERRA e PACE vengono rielaborati sotto un aspetto meno convenzionale. La guerra è vista come strumento per la salvezza, come utile e sana, come una forma di eroismo, giustificata e moralmente giusta se il suo termine avrebbe portato poi a una nuova rinascita collettiva.

Per Dostoevskij la libertà è un bene assoluto, in ogni romanzo i suoi personaggi lottano per i proprio obiettivi, non hanno freni, li perseguono nel bene e nel male, ed è chiaro che il fine giustifica i mezzi.

La pace è considerata una critica agli europei che la difendono, una lunga pace causa brutalità e sfruttamento ed è per questo che Dostoevskij critica la società occidentale.

Punti d’interesse tra passato e presente

Il professor Velizhev pone al centro dell’attenzione tre punti fondamentali: la natura del testo, il rapporto tra opere letterarie e attualità politica e infine, la mitologia della storia russa.

“Diario di uno scrittore” venne pubblicato per la prima volta nel 1873 su una rubrica conservatrice. L’epistola è eterogenea, abbraccia ogni argomento dalla politica passando poi alle religioni, la letteratura, il suicidio e la storia. Viene scelto il DIARIO come genere letterario perchè era l’unico modo per poter raccontare qualsiasi cosa senza rischiare la censura.

Per poter comprendere il pensiero del poeta russo bisogna fare un passo indietro nella mitologia e analizzare il contesto storico e la successione di eventi dei secoli precedenti.

Ripercorrere gli avvenimenti del passato non giustifica quelli del presente, ma mostrano come quello che accade al giorno d’oggi sia avvenuto già precedentemente.

I progressi degli studiosi storici mostrano la vera natura di uno stato basato sull’esaltazione, sull’unità etnica e sull’incremento della sua potenza, di fatto la storia è definita come il nemico primario del nazionalismo.

Stessa storia, contesti diversi

Quando il 24 Febbraio 2022 le armate russe hanno varcato il confine ucraino, invadendo lo Stato con la forza, sono iniziate le prime considerazioni, da parte di un gran numero di persone, che dichiaravano Dostoevskij responsabile degli avvenimenti, come se i suoi ideali di circa 150 anni fa avessero contribuito a giustificare l’invasione come mezzo per la salvezza e il benessere dell’uomo e dello Stato.

E’ sbagliato, anzi è del tutto inaccettabile valutare determinate considerazioni, tenendo conto soprattutto come primo punto la diversità dei contesti e in secondo luogo ponendo al centro un argomento trattato da Dostoevskij quale la sofferenza dei bambini.

“E se la sofferenza dei bambini servisse a raggiungere la somma delle sofferenze necessaria all’acquisto della verità, allora io dichiaro in anticipo che la verità tutta non vale un prezzo così alto.”

In queste sue parole il poeta russo esprime tutta la sua solidarietà e soprattutto il suo disaccordo nel vedere i bambini soffrire, altro motivo per cui sarebbe stato del tutto lontano nell’appoggiare o condividere questa guerra che ha visto bombardare l’ospedale pediatrico di Mariupol.

Per questi motivi, alcuni hanno pensato di poter censurare Dostoevskij come “sanzione letteraria” nei confronti della Russia- decisione incommentabile-  la guerra va condannata non la cultura. Vi è molta superficialità a condannare un popolo intero, coinvolgendo persone ben lontane(Dostoevskij in questo caso), nel tempo e nel pensiero, alla terribile situazione che stiamo vivendo oggi.

 

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