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Alla Sapienza una lezione sulle rivoluzionarie scoperte del telescopio James Webb

Il Dipartimento di Fisica dell’Università La Sapienza ha ospitato una lezione divulgativa sul telescopio spaziale James Webb: l’incontro si è tenuto nel pomeriggio di giovedì 29 febbraio e ne è stato protagonista il professor Roberto Maiolino, docente di Astrofisica sperimentale al Cavendish Laboratory e al Kavli Institute for Cosmology dell’Università di Cambridge. Maiolino è membro dell’ Instrument Science Team di NIRSpec, lo spettrografo multi-oggetto nel vicino infrarosso per il James Webb Space Telescope, e ha tenuto un intervento su alcune delle più importanti scoperte fatte da questo rivoluzionario strumento.

L’evento si è inserito nell’ambito del workshop “Astrophysics: The James Webb Space Telescope. From first light to new world views”, ospitato dalla Pontificia Accademia delle Scienze tra il 27 e il 29 febbraio, iniziativa che ha riunito ricercatori e ricercatrici da tutto il mondo per illustrare i primi risultati scientifici del telescopio spaziale. A introdurre è stata la professoressa Raffaella Schneider, del Dipartimento di Fisica dell’Università La Sapienza, seguita da Massimo Stiavelli, coordinatore del mission office di JWST presso lo Space Telescope Science Institute di Baltimora e moderatore dell’evento. La platea, che ha riempito l’aula Amaldi dell’Edificio Marconi, era composta da studenti e studentesse di fisica, docenti universitari, ma anche ragazzi delle scuole superiori e pubblico generale.

Roberto Maiolino ha aperto il suo intervento raccontando come è nato James Webb, che è il più grande telescopio spaziale mai realizzato (rispetto al suo più recente predecessore, il telescopio Hubble, che ha il diametro dello specchio di 2,4m, quello di James Webb è di 6,5m): il suo sviluppo ha richiesto circa trent’anni di lavoro e si è trattato del progetto astronomico più costoso della storia, dal valore di circa 10 miliardi di dollari. Il lancio in orbita è avvenuto il giorno di Natale del 2021, “non permettendo agli astronomi di godersi il pranzo di Natale in famiglia” ed è stato descritto come un lancio perfetto, grazie a una spinta estremamente precisa.

James Webb è dotato di una sensibilità nelle rilevazioni senza precedenti, è infatti circa 2000 volte più sensibile dei suoi predecessori.  Un dato significativo in questo senso è che la differenza di sensibilità tra questo telescopio spaziale rispetto agli attuali telescopi da terra è equivalente alla distanza che intercorre tra questi ultimi e il telescopio elaborato da Galileo Galilei. Webb è inoltre caratterizzato da grandi capacità spettroscopiche, ha cioè diversi strumenti che consentono di ottenere lo spettro della luce proveniente da stelle e galassie.

Il professor Maiolino ha illustrato solo alcune delle più rilevanti scoperte effettuate dal telescopio spaziale: esso ha fornito nuove informazioni sui pianeti del Sistema Solare e sulle loro lune, consentendo di osservare anche le loro atmosfere e ambienti che possono essere in grado di ospitare forme di vita. Webb è attivo anche nell’osservazione dell’origine delle stelle e  dimostra in quest’ambito capacità rivoluzionarie: è cioè in grado, osservando in infrarosso, di penetrare le enormi nubi di gas e polveri da cui la luce delle stelle è generalmente oscurata, permettendo così di visualizzare i siti di formazione delle stelle. Obiettivo di James Webb è anche comprendere quando e in che modo si sono originate altre galassie, funzionando da vera e propria macchina del tempo: riesce a vedere galassie lontanissime ed è dunque in grado di vedere come esse erano nel passato (la galassia più distante osservata risale a un’età dell’universo pari a 320 milioni di anni, mentre l’età attuale è di 13,7 miliardi!). Sebbene non si tratti del primo telescopio in grado di vedere galassie e stelle nel passato, le immagini restituite prima di Webb erano inevitabilmente distorte a causa di enormi differenze nella sensibilità. Infine, Webb è un efficace osservatore dei buchi neri, in particolare buchi neri supermassicci, che si trovano al centro della maggior parte delle galassie: il più distante risale a un’età dell’universo di circa 440 milioni di anni e ha una massa equivalente a 2 milioni di volte quella del sole.

Al termine della lezione, sono pervenute al professor Maiolino numerose domande, da quesiti tecnici sul funzionamento del telescopio a questioni più generali, da parte sia da addetti ai lavori sia da profani della materia, a dimostrazione della grande capacità divulgativa del docente, che ha stimolato la curiosità di molti. Indubbio è che, se questi risultati derivano da un solo anno e mezzo di attività, l’entità delle scoperte che Webb può rivelare in futuro è sconfinata ed entusiasmante.

Ascolta l’intervista al professor Roberto Maiolino!

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