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Alice nella Città ricorda Italo Calvino con il restaurato del Il Cavaliere Inesistente di Pino Zac

Il cavaliere inesistente di Pietro Zac

RadioSapienza e Cinemonitor alla Festa di Roma con Alice nella Città

In occasione del centenario di Italo Calvino Cinecittà ha proposto il restauro de ‘’Il Cavaliere Inesistente’’ (1971) alla 18ª edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione di Alice Nella Città che, ad oggi, è l’unico film tratto da uno scritto del leggendario autore ad essere arrivato nelle sale. Il lavoro di restauro in digitale è stato realizzato in collaborazione con la Cineteca Nazionale (Fondazione CSC) a partire dai negativi originali, ai quali è stato possibile attingere dato che a detenere i diritti della pellicola, nonostante fosse sparita dalla circolazione per diversi anni e quasi caduta nel dimenticatoio, era la stessa Cinecittà.

Pino Zac: il fumettista e animatore siciliano conosciuto in tutta Europa

Prima di parlarne, però, risulta necessario soffermarsi brevemente sul regista per inquadrarne la figura. Pino Zac (al secolo Giuseppe Zaccaria) fu un fumettista, regista e animatore italiano attivo sulle pagine di tutta Europa, nonché co-fondatore assieme a Vauro de ‘’Il Male’’, una delle più importanti riviste satiriche della storia d’Italia. Pur avendo lavorato a numerosi cortometraggi e ai titoli di testa de ‘’Le Streghe’’ (1967) si dedicherà solamente a due lungometraggi animati e solo a uno (‘’Il Cavaliere Inesistente’’, per l’appunto) come unico regista.

Lo stile di Zac, pur ispirandosi e prendendo talvolta a piene mani da vecchie glorie dell’animazione statunitense anni ‘10/’20 come il gatto Felix, era caratterizzato da un tratto ispido e irregolare che veniva scientemente ricercato per presentarsi come una sorta di ‘’anti-Disney’’.

Il Cavaliere Inesistente di Pino Zac: il film tratto dall’omonimo romanzo di Italo Calvino

Zac era ammiratore e conoscente di Calvino e pare che gli fece a lungo la corte per ottenere i diritti del romanzo in questione; diritti che gli sarebbero stati infine concessi, anche se lo scrittore non partecipò in alcun modo al dietro le quinte della trasposizione.‘’Il Cavaliere Inesistente’’ sarebbe stato uno dei tentativi di animazione più avanzati visti fino ad allora nel Belpaese, basti pensare alla scelta di ricorrere alla tecnica mista tra animazione tradizionale, stop-motion, riprese live-action, proiezioni ecc. Fu una co-produzione tra l’Istituto Luce e i Barrandov Studios di Praga (da sempre uno dei più grandi centri cinematografici in Europa e, allora, maestri nella tecnica della ‘’front projection effect’’).

Le differenze con il romanzo di partenza sono esigue e la storia è raccontata da un narratore esterno, una monaca scrivania che, come penitenza per prendere i voti, sta facendo un resoconto delle gesta di Agilulfo paladino alla corte di Carlo Magno, impegnata nella guerra con i Saraceni, che però non è altro che un’armatura bianca vuota e priva di un’essenza fisica. Questo suo carattere di pura volontà fa spiccare Agilulfo tra gli altri uomini in armi al servizio dell’imperatore, perché non ha bisogno di mangiare né di bere né di dormire, è totalmente nobile d’animo e libero da passioni o tentazioni. La sua unicità attira come una calamita le attenzioni di Rambaldo, giovane cavaliere ancora acerbo, così come quelle di Bradamante, l’unica paladina di Carlo Magno che è perdutamente innamorata del prototipo di perfezione incarnato dall’armatura bianca. Un altro paladino, Torrismondo, metterà però in discussione la legittimità dell’investitura di cavaliere di Agilulfo e da qui partirà un viaggio attraverso cui i personaggi andranno alla ricerca di loro stessi e della riconferma della loro condizione esistenziale.

La trovata vincente da parte di Pino Zac e Tommaso Chiaretti (lo sceneggiatore) è stata proprio quella di attualizzare e rendere pop e ultramoderno, anche ai limiti dell’eccesso, quello che era lo spunto più importante del romanzo di Calvino: il senso di smarrimento, di ricerca del sé e del proprio senso di essere che viene trasfigurato in questo viaggio allucinante (talvolta volutamente rococò) in cui presente, passato e futuro vanno a mescolarsi e appiattirsi in un flusso uniforme e continuo che conferisce ai temi portanti del racconto una condizione di universalità, a-temporalità ed a-spazialità. Non è un caso che il filo rosso che lega le varie sottotrame sia quello di personaggi che vivono, per motivi diversi tra loro, come pesci fuor d’acqua o mosche bianche in un mondo allo sbaraglio (pensiamo anche a Gurdulù, lo scudiero di Agilulfo, che al contrario del proprio padrone è un uomo che c’è senza sapere di esserci, alla disperata ricerca di una precisa forma e collocazione).

Il cavaliere inesistente di Pietro Zac

Oltre a questo, l’impianto registico di Zac e il montaggio ad opera di Mauro Bonanni non fanno altro che sottolineare ed incentivare il sottotesto ironico e surreale della storia, attraverso un utilizzo sapiente e un incedere vivo e pulsante. Così come la colonna sonora onnipresente, diegetica ed extradiegetica all’occorrenza firmata da Sergio Battistella e Mario Migliardi.

Secondo il professore de La Sapienza Valerio Coladonato: “Il romanzo [‘’Il Cavaliere Inesistente’’] inizia con la comparsa in scena di Carlo Magno e coinvolge, già dalle prime righe, i cinque sensi. Questa tematica è l’esempio per cui è sempre risultato abbastanza complicato riportare su schermo Calvino, uno degli scrittori più mutevoli e concentrati sulle parole il cui stile era in continuo cambiamento, scritto dopo scritto. La tecnica mista di questo film funziona proprio perché rende la duplicità della letteratura di Calvino e traduce, nella forma, la doppiezza che è il tema cardine (il cavaliere tutta corazza ma senza corpo, tutta razionalità ma senza passione ecc.). Una doppiezza che è anche quella del medium cinema, che è tanto arte quanto intrattenimento popolare. A riprova di questo, nel 1971 in Italia i film campioni di incassi furono ‘’…continuavano a chiamarlo Trinità’’ e ‘’Il Decameron’’ di Pier Paolo Pasolini. Dunque, il film di Pino Zac si inserisce in un momento storico ben preciso in cui nel cinema italiano coesistono le due anime di popolarità e artisticità non necessariamente in contrapposizione”.

Lorenzo Spagnoli

 

Il Cavaliere Inesistente: la storia del film e il restauro

Il Restauro de “Il Cavaliere Inesistente” di Pino Zac è stato presentato ad Alice nella città. “Quanto tempo c’è voluto per convincere Italo Calvino a fare un film sul Cavaliere Insistente”, così racconta l’ex moglie di Pino Zac alla proiezione del film in questione, il 20 ottobre 2023 al Palazzo Esposizioni. Infatti per il film, del 1971, in occasione del centenario di Italo Calvino è stato raggiunto un accordo con Cinecittà per la proposta di un restauro in digitale de “Il Cavaliere Inesistente”. È stato così difficile per Pino Zac convincere Calvino che il film di cui parliamo è l’unico, tratto da una delle tante storie dell’autore, che è effettivamente arrivato nelle sale. In particolare questo restauro è stato realizzato in collaborazione con la Cineteca Nazionale partendo dai negativi originali, in quanto era Cinecittà ad averne i diritti. 

Un film che non ci si aspetta, colmo di sorprese dal punto di vista visivo. Sicuramente innovativo per l’oramai lontano 1971, infatti va mescolare e fondere tra loro il disegno, effetti speciali e scene con attori reali dove il disegno fa da sfondo. I personaggi che ritroviamo in scene non disegnate sono: il protagonista/armatura bianca Agilulfo, Rambaldo, Bradamante e Torrismondo. Con Rambaldo e Torrismondo interpretati dallo stesso attore e anche Bradamante e l’aspirante monaca interpretate dalla stessa attrice, per poi scoprire solo alla fine del film che gli ultimi due personaggi nominati sono in realtà la stessa persona.

La storia viene raccontata da una aspirante monaca in castigo per espiare i suoi peccati, che viene costantemente interrotta da una monaca sorella che vuole farla sentire meglio e probabilmente anche controllarla, perché trova in lei qualcosa di strano. Si presenta prima con una tisana, poi con una camomilla e le chiede se il suo cammino verso la fede sia veramente ciò che fa per lei. 

Il racconto si incentra su un uomo, anzi su un non-uomo, di nome Agilulfo, diventato cavaliere per aver salvato una principessa in pericolo. Infatti Agilulfo si propone per essere al servizio dell’imperatore, ma inizialmente Carlo Magno rimane interdetto perché Agilulfo non era composto di carne e ossa ma solo di “razionalità”, era un cavaliere inesistente perché l’armatura bianca era vuota. L’imperatore però lo sceglie comunque grazie alla sua pura volontà, è un individuo totalmente nobile d’animo, privo di passioni o tentazioni e poi essendo incorporeo non ha bisogno di bere, di mangiare o di dormire.

Le peripezie di Agilulfo iniziano quando viene insinuato da Torrismondo che la fanciulla salvata dal cavaliere inesistente non fosse di sangue nobile, ma fosse in realtà una semplice schiava. Tutti deridono Agilulfo e lui per provare il suo valore parte per un viaggio quasi infinito. Viene seguito da Bradamante, innamorata di lui, che a sua volta viene rincorsa da Rambaldo, innamorato di Bradamante e poi si trova come ultimo della coda Torrismondo. Tutte queste avventure giocano con l’ironia dei vari personaggi, e di altri incontrati durante il viaggio e se la storia era già un po’ surreale, via via sfocia totalmente nell’assurdo

Denia Prisco