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Verità, finzione e creazione in Tommaso d’Aquino – seminario permanente

Seminario di filosofia - Massimiliano Lenzi

Nella giornata di ieri Martedì 13 febbraio si è tenuto il seminario “Verità, finzione e creazione in Tommaso d’Aquino“, parte del dottorato in filosofia intitolato “Verità, finzione e intelligenza artificiale”. L’incontro, svoltosi presso la sede di Villa Mirafiori, è stato organizzato dalla docente Anna Lisa Schino e presieduto dal professor Massimiliano Lenzi.

Lenzi è docente di storia della filosofia medievale presso l’università di Roma La Sapienza. I suoi interessi di ricerca vertono sulle riflessioni tardoantiche e medievali sulla psicologia aristotelica e sulla questione teologico-filosofica della creaturalità dell’essere. Ha partecipato  a circa trentacinque convegni e giornate di studio nazionali e internazionali in qualità di relatore.

IL SEMINARIO:

Nella sua introduzione il professore ha individuato e definito quelli che ritiene gli elementi chiave della filosofia di Tommaso alla luce delle tematiche affrontate nel seminario. In seguito ha approfondito tali aspetti con il supporto di alcuni estratti riportati sull’hand-out fornito ai partecipanti.

Il primo aspetto toccato dall’analisi del professore è quello della creazione, intesa come atto di provenienza dal nulla. Questo concetto costruisce il pilastro della visione teocentrica di Tommaso ed è principio fondamentale di intellegibilità. Strettamente connessa a questa idea c’è la natura, considerata un artefatto divino. La natura si manifesta come rappresentazione di Dio e, pertanto, contiene elementi sacri. La centralità del dato religioso, spiega Lenzi, è un aspetto cruciale su cui soffermarsi, poiché costituisce il presupposto sui cui poggia l’analisi condotta da Tommaso.

Il nucleo centrale della lezione è dedicato ad approfondire la dinamica tra verità e finzione.

Dato l’accento posto sull’elemento religioso, è innegabile che per Tommaso la prima verità risieda in Dio. Il vero in Tommaso è costituito da un triplice strato, un sistema articolato in tre dimensioni: teologica, ontologica e psicologica (legata all’intelletto). Il primo testo riportato sull’hand-out è un estratto della Summa theologiae che in apertura recita: “Come il termine bene (bonum) esprime ciò verso cui tende la facoltà appetitiva, così il termine vero (verum) esprime ciò verso cui tende l’intelletto“.

Nella sua analisi il professore rintraccia immediatamente la ripresa della tradizione aristotelica la quale sosteneva che il concetto di vero e falso non fosse intrinseco alle cose stesse, ma piuttosto conseguenza del pensiero razionale. Tommaso compie un ulteriore step aggiungendo che il vero si può trovare, in effetti, anche nelle cose stesse , ma solamente in rapporto all’intelletto, vale a dire in quanto oggetto di conoscenza. Tale concetto si può riassumere con la nota espressione: “vero in quanto conoscibile“.

Nei versi finali dell’hand-out si legge “Ogni singola cosa si dice vera assolutamente per il rapporto che ha con l’intelligenza dalla quale dipende […] Così le cose naturali si dicono vere in quanto attuano la somiglianza delle specie che sono nella mente di Dio“. La verità individuata da Tommaso è una verità formale, nel suo significato etimologico di corrispondenza tra le forme, in questo caso dell’oggetto e dell’intelletto. Si instaura in tal modo una relazione tra soggetto ed oggetto, risultato dell’operato di Dio che crea il mondo come rappresentazione di sé.

Qui il professore si ricollega al tema della finzione. Nel suo significato originario il termine era privo dell’accezione negativa che lo connota oggi nell’uso comune. Un suo sinonimo può essere figurazione, dunque rappresentazione, creazione a partire da un modello. Fingere vuol dire plasmare e in un mondo che è specchio e manifestazione di Dio non vi è creazione più grande di quella divina. Come riportato in diversi estratti, il verbo utilizzato per indicare l’atto della creazione compiuto da Dio è proprio finxitcioè “ha plasmato”. In un altro testo si legge invece: “ne deriva che la fede cattolica chiama Dio onnipotente non solo creatore (creatorem) ma anche fabbricatore/costruttore (factor): fabbricare (facere) infatti è proprio dell’artefice (artificis) che opera per volontà“.

In conclusione, il professore ritiene opportuno dedicare maggiore attenzione proprio al ruolo di Dio in Tommaso D’Aquino.

Nella concezione tommasiana Dio è previdente e provvidente. Il suo fine è prendersi cura del mondo e per farlo si pone come modello dell’essere. In termini biblici Dio viene definito come “Alfa e Omega” della creazione. Dio non è solo causa efficiente ma causa esemplare e finale. Causa esemplare poiché le idee sono contenute nella sua mente, sono pensiero divino, ma nell’immaginario di Tommaso queste idee non sono casuali ma rappresentazioni, imitazioni della natura stessa di Dio. Pertanto Dio crea e plasma il mondo pensando sé stesso. L’iperuranio platonico diventa espressione della perfezione e potenza divina e il modello sulla quale il mondo viene creato. Come il professore ha affermato: “Le idee non sono altro che un modo in cui Dio pensa sé stesso come imitabile dalle creature”.

Di seguito è disponibile un breve estratto dell’intervento del professore in merito a quest’ultima tematica:

      estratto-lenzi-mp3

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