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Undercover, una danza di oggetti e campionamenti di musica concreta al Romaeuropa Festival

Hanna Hartman by Peter Gannushkin

Hanna Hartman by Peter Gannushkin

Mercoledì 16 Novembre 2022 alle 21.00 si è tenuta al Mattatoio l’esibizione di Hanna Hartman e Dafne Narvae nel progetto Undercover, all’interno della rassegna di arte, danza, teatro, musica e arti digitali del Romaeuropa Festival, giunto ormai quasi alla fine di questa edizione 2022 con l’ultimo appuntamento previsto per domenica 20 Novembre 2022.

Hanna Hartman è un’artista e compositrice svedese che crea opere composte esclusivamente da suoni che ha campionato attorno al mondo, sottratti ai loro contesti originari e quindi riportati alla propria originale purezza sonora, in una scoperta di corrispondenze nascoste e sorprendenti. Alla sua ricerca sonora si unisce la ricerca visuale dell’artista tedesca Dafne Narvae, che cura i visual dell’esibizione.

Entrati nel raccolto teatro 1 del Mattatoio, si spengono presto le luci per dare il palco ad uno spettacolo inconsueto. In primo piano un tavolo con sopra un piccolo mixer sulla destra e al centro delle sfere ruvide su dei recipienti in una forma che ricordano delle conchiglie, distese su un letto di microfoni. Il suono naturale delle sfere che ruotano, mosse dalle mani di Hanna Hartman, diventano un muro sonoro noise gracchiante e ruvido ma che nasconde al suo interno una ritmica melodia. Alternando il movimento di sfere diverse l’effetto è a volte più grave, altre volte più acuto, altre ancora più rumorose. Questa prima parte di esibizione mostra un modo antico e nuovo di intendere il suono. Una esperienza e ricerca rintracciabile nell’influenza della musica concreta, ideata dal compositore francese Pierre Schaeffer nel 1948, basata sulla registrazione di suoni e rumori e sulla loro manipolazione e montaggio. Sullo sfondo, un formicaio lavora incessantemente.

Nella seconda parte dell’esibizione Hanna Hartman si sposta su un secondo tavolino, più alto del primo, fino ad allora quasi invisibile sulla destra (per gli spettatori). Su un sottofondo industrial/noise composto da campionamenti decontestualizzati e rumorosi, l’artista svedese con dei magneti muove degli oggetti su dei fogli di cui una camera fissa ci mostra i più minimi dettagli. Dei sassolini sconvolti e sparpagliati, un oggetto che non riesce a uscire da un cerchio di gesso bianco, delle viti che danzano su un fondo nero. In un perenne ronzio di insetti, le immagini in diretta che inquadrano le conseguenze dei movimenti di Hanna Hartman, si sovrappongono in una dissolvenza incrociata con immagini di insetti che entrano ed escono dalle loro tane.

Nel finale, una manciata di terra è distesa sul foglio. Di sottofondo sembrano esserci i rumori di una macchina escavatrice per la raccolta del petrolio. I movimenti di Hanna Hartman fanno pian piano ribaltare quel pezzo di terra, rivelando un cuore profondo e di un densissimo nero. Pian piano il nero si espande ma diventa sempre meno denso e la terra sembra scomparire quasi del tutto.

Non ci sono spiegazioni esplicite in Undercover. C’è solo un totale rapimento dello spettatore, lasciato alle sue riflessioni, in una esibizione artistica pura, in un concerto che diventa performance. Un progetto che lega nella ricerca sonora e sperimentale della musica concreta, la ricerca visuale che produce una danza di oggetti, in cui micro e macro si fondono sia tematicamente che visivamente nei visual di Dafne Narvae. Un’esperienza spiazzante e che lascia ampio spazio alla riflessione dello spettatore.

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