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Per un futuro senza prodotti inquinanti, le campagne di Greenpeace

      Intervista a Giuseppe Ungherese

Aperto a tutti gli studenti della Sapienza di qualsiasi facoltà e dipartimento, lunedì 28 novembre al Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza si è tenuto un incontro sul tema delicato dell’ambiente e del clima durante la lezione del corso diComunicazione, advocacy, consumo responsabile del prof. Marco Binotto. La lezione-incontro è stata tenuta da uno dei massimi esperti del settore, nonché testimone del tema: Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia. Dopo anni passati come ricercatore universitario e dopo aver ottenuto il dottorato di ricerca, Ungherese è oggi in prima linea a combattere le sostanze tossiche e pericolose che affliggono il Pianeta e possono compromettere in primis la nostra salute.

Il seminario ha naturalmente affrontato gli argomenti più pregnanti che a volte sembrano scontati, ma che sono ancora e sempre più attuali.

Prima di tutto l’inquinamento delle acque, torrenti, fiumi, mari: i finali “contenitori” di tutte le sostanze tossiche che le industrie e stabilimenti continuano, nonostante anni di lotte, a gettare senza tregua.

Altro punto: l’osservanza delle regole fondamentali che ancora non si è compreso di dover applicare a casa, nei lavaggi domestici.

Ancora, la marcia per la trasparenza sulla tossicità dei prodotti adoperati dalle industrie è lunga. Le industrie sono opache, senza regolamento, sopratutto nel sud del mondo.

Detox, una sfida nata undici anni fa che continua tutt’ora, con l’obiettivo di sensibilizzare sulla trasparenza dei prodotti pericolose usate dalle industrie e ragionare sulla crisi globale dell’acqua.

Ancora, raggiungere l’obiettivo “Scarichi Zero” per tutte le sostanze chimiche pericolose, ovvero: totale eliminazione di più di quattrocento sostanze tossiche da tutto il ciclo produttivo e dal prodotto finito.

Il consumatore deve sapere, è un suo diritto conoscere qual è il rilascio nell’ambiente di sostanze chimiche da parte delle fabbriche. Le aziende si devono impegnare a rendere pubblici i dati relativi ai loro scarichi e quelli dei loro fornitori: trasparenza e tracciabilità.

Ad oggi il 15% della produzione mondiale ha sottoscritto l’impegno Detox, moltissime le aziende come ad esempio Prada, H&M, Adidas…

I vestiti impermeabili come le giacche usate in montagna contengono PFC o PFAS, sostanze tossiche e pericolose per la salute; interferenti ormonali che possono addirittura portare malattie collegate al cancro. Dopo la denuncia di Greenpeace le marche hanno incominciato a ritirare dal mercato i capi inquinanti e si è cominciato ad avere più responsabilità, visto che è possibile produrre prodotti liberi da questa sostanza, come risulta dal lavoro di aziende che all’esame sono risultate prive di PFC.

Nel marzo di quest’anno l’Unione Europea ha pubblicato una strategia sul settore tessile e nel gennaio 2023 è atteso il bando degli PFAS.

Nella seconda parte della lezione ci si è concentrati sul problema della plastica; dal suo uso e produzione, al mito del riciclo. La maggior parte dei cittadini ormai fa raccolta differenziata, ma di questa solo per il 9% è veramente riciclata. Moltissime multinazionali producono ancora plastica inquinante, e poche rispettano purtroppo gli accordi.

Per concludere, Greenpeace si impegna da circa cinquant’anni in tutto il mondo nella lotta per la salvaguardia della Terra, casa nostra: come dice un payoff “La nostra Terra merita di meglio”.

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