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“Shock”: la riabilitazione di un uomo e della sua ricerca

      Intervista a Carlo Patriarca

Martedì 29 novembre si è tenuta, presso la Sala Lettura del Museo di Storia della Medicina della Sapienza, la presentazione del libro di Carlo Patriarca, “Shock” (Editore Neri Pozza, 2022).

L’autore si forma come medico e attualmente dirige un reparto di Anatomia Patologica nel Nord Italia. La passione per la scrittura non è recente, dato che Patriarca ha già pubblicato altri due scritti: “Il campo di battaglia è il cuore degli uomini “(2013) e “La sfida” (2018). Quest’ultimo romanzo, come suggerisce Gilberto Corbellini (epistemologo del Dipartimento di Medicina molecolare), porta con sè un notevole equilibrio tra elementi legati al lato umano e scientifico della malattia mentale. Lo scrittore, infatti, pone l’attenzione sulle vicende di una famiglia che si trova ad interfacciarsi con la dura realtà e le difficoltà di comprensione della malattia mentale che ha investito uno dei componenti del nucleo familiare. Il tutto descritto grazie al fortunato incontro del fratello del paziente con Ugo Cerletti, protagonista tra le righe di questo scritto. Tutto ruota intorno alla sua figura e al tentativo di riabilitazione di questa. A causa della scarna biografia che ruota intorno a questo personaggio, non sappiamo molto sulla sua vita professionale, ma un contributo essenziale viene regalato dagli interventi di Giuseppe Longobardi, figlio di Lamberto Longobardi, il più stretto collaboratore di Cerletti e della ricercatrice dell’Istituto di Storia della Medicina Elisabetta Sirgiovanni. la quale ha studiato a fondo la figura di questo medico. Il suo interesse è recente e prende vita grazie alla presenza nel Museo dell’apparecchio per l’elettroshock inventato nel 1937 e testato su un paziente psicotico nell’aprile del 1938.

Elisabetta spiega come la figura di questo professionista sia stata svalutata negli anni a causa di un’immagine falsa poiché, almeno per l’opinione pubblica, Ugo Cerletti è stato giudicato come un avventore nel settore quando, in realtà, era uno scienziato di grande cultura e preparazione. Non a caso molti professionisti del settore credono che la sua figura debba essere riabilitata. Lo stesso Longobardi, il quale entrò da studente nello studio di Cerletti a Genova, afferma di aver imparato da lui tutto ciò che gli ha permesso di essere medico, sia sul fronte professionale che umano. Grazie alla testimonianza di Giuseppe Longobardi, sappiamo che il padre aveva un’altissima considerazione di questo medico, tanto da affermare che l’amore per le ricerche condotte non fosse fine a se stesso ma avesse come motore l’amore per l’uomo e l’obiettivo di non rendere la ricerca un insieme di dati, bensì un indagine del rapporto tra l’essere umano e il mondo.

Cerletti cercava di capire come l’elettroshock potesse essere terapeutico per alcune malattie mentali come l’epilessia o la schizofrenia. Proprio per queste ragioni l’autore viene mosso alla stesura di questo libro. In un’ intervista fatta dalla casa editrice Neri Pozza gli verrà chiesto il perché della scelta del racconto della storia di un personaggio così controverso e la sua risposta sarà la seguente: “Proprio per questo, perché la storia della medicina è piena di azzardi e quello compiuto da Cerletti non fu un azzardo ma comportò un progresso, anche se da parte di molti gli fu riservato un trattamento ingeneroso.”

La risposta dell’autore sottolinea nuovamente le motivazioni citate, evidenziando un senso di risentimento nato dalla lettura delle definizioni che gli sono state affiliate. Lo scrittore si chiede come mai iniziare all’età di sessant’anni un progetto di tale portata e complessità – considerando anche il periodo storico – se non la passione e il non voler rinunciare all’idea di provare a curare questi pazienti. Il dipinto di qualcosa che non era ha fatto scattare la voglia di approfondire e di scrivere questo romanzo per rendergli giustizia.

Infine, Patriarca pone l’attenzione sull’errore comune che spesso si commette: la confusione dei mezzi con i fini. Secondo l’autore si parla troppo dell’abuso e poco dell’uso effettivo del mezzo come nel caso specifico dell’elettroshock. Grazie all’idea dell’autore ci viene concessa la possibilità di rivalutare una versione della storia, ormai data per certa

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