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A Scienze Politiche un seminario sul Regno Unito dopo la Brexit

Hand drawing a red line between the UK and the rest of the European Union. Concept of Brexit. The UK is thus on course to leave the EU on 29 March 2019Hand drawing a red line between the UK and the rest of the European Union. Concept of Brexit. The UK is thus on course to leave the EU on 29 March 2019

Giovedì 7 aprile, presso l’Aula “Sala Lauree” del Dipartimento di Scienze Politiche della Sapienza, si è svolto il seminario “Il Regno Unito dopo la Brexit”. Hanno preso parte alla conferenza Giulia Caravale della Sapienza, Giuliana Giuseppina Carboni dell’Università di Sassari e Alessandro Torre dell’Università di Bari Aldo Moro.

L’incontro è inserito nel secondo del ciclo di seminari “Le trasformazioni costituzionali in alcuni ordinamenti del XX secolo”, organizzato nell’ambito del Master in Istituzioni Parlamentari “Mario Galizia”. L’obiettivo del seminario è stato quello di prendere atto che non si può considerare la “Brexit” solo come l’uscita del Regno Unito dall’UE, ma di un fenomeno interno alla costituzione del governo britannico. L’incontro ha ripercorso le tappe che hanno portato alla Brexit evidenziando le principali conseguenze sulla forma di governo.

Una delle prime tappe è il lungo processo riformatore iniziato nel 1997 che ha riguardato la forma di governo britannica che ha coinvolto tanti profili della costituzione portando all’introduzione di diverse riforme che hanno scardinato, sotto molteplici aspetti, il tradizionale assetto costituzionale del Regno Unito. In seguito a queste riforme molti costituzionalisti britannici si interrogano su temi che erano considerati fino a quel momento al margine dei loro interessi, come la conformità delle leggi a parametri superiori oppure agli effetti della formalizzazione delle convezioni all’interno di norme scritte.

Una delle riforme che si possono considerare tra le più radicali e rivoluzionare introdotte nell’ultimo ventennio è la “Devolution”, che ha portato sia delle novità sulla distribuzione del potere a livello territoriale sia una nuova lettura su alcuni principi fondamentali della costituzione britannica come la sovranità parlamentare, la quale si è dovuta misurare con la sovranità popolare.

Tra le tappe della Brexit bisogna principalmente concentrarsi sugli effetti che essa ha avuto sul rapporto Governo-Parlamento già a partire dal 2010 e fino al 2015, periodo in cui la legislatura ha rafforzato il parlamento. La legislatura dal 2017 fino al 2019 è stata considerata la più eccentrica della storia del UK, caratterizzata per il braccio di ferro costante fra il governo che si proponeva come l’unico titolare del potere e il parlamento che ha tentato in tutti i modi di imporre la propria volontà rafforzando il potere all’assemblea nella forza di recesso. Nonostante questi tentativi, in seguito alle elezioni del primo ministro Boris Johnson, diversi accordi con l’UE hanno ritardato di alcuni anni la Brexit, fin quando si è arrivati al 31 Gennaio 2020, quando l’Inghilterra è entrata nel periodo di transizione per uscire dall’UE, che si è concluso a fine 2020.

Tutto ciò è stato fatto per aumentare i poteri centrali a discapito del governo di tutti? Da quanto emerge, tutta la normativa dell’Europa è stata modificata in normativa interna mediante atti regolamentari senza il consenso del parlamento, portando ad un accentramento del potere della politica inglese. Per i prossimi mesi il primo ministro Johnson ha annunciato un “Brexit freedom Bill” per facilitare questa trattativa tra normativa europea e normativa interna. Anche in questo caso il modello inglese si pone come leader nello scenario politico-internazionale in piena evoluzione, portando con sé il fascino di una cultura e di una forza politica con radici profonde nel passato.

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