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Ramadan: il mese sacro della spiritualità per 1.6 miliardi di musulmani

27 maggio 2017: è questa la data esatta in cui è iniziato il mese di digiuno dei fedeli musulmani che corrisponde al 1 Ramadan 1438. Partendo da una breve analisi della dimensione temporale, va innanzitutto detto che il mese sacro dura 28/30 giorni: il numero varia infatti in base all’osservazione della prima falce di luna nuova, essendo i mesi del calendario islamico basati proprio su una scansione del tempo lunare. Ed è in relazione a questo calendario che ci troviamo nel 1438, dal momento che l’anno zero corrisponde al 622 d.C., anno in cui il profeta Muhammad (Maometto) e i primi devoti musulmani si trasferirono dalla città di Mecca a quella di Medina, nella storica emigrazione nota come l’Egira.

Ci troviamo precisamente all’inizio del nono mese dell’anno islamico, quello che per i fedeli musulmani è il mese sacro per eccellenza. Il fatto che non ricada mai nello stesso periodo dell’anno è dovuto proprio al calendario lunare, in quanto esso dura circa dieci giorni in meno rispetto a quello solare gregoriano utilizzato nella maggior parte del mondo. Ogni anno, quindi, tutti i mesi islamici arrivano con dieci giorni di anticipo rispetto all’anno precedente.

Da un punto di vista della sacralità,  essa deriva dal fatto che, secondo la tradizione, i primi versi del Corano furono rivelati al profeta Maometto proprio durante il Ramadan, nella notte di Laylat al-Qadr (notte del destino), che corrisponde a una delle notti dispari negli ultimi dieci giorni del mese.

Il Ramadan costituisce un periodo eccezionale dell’anno e viene osservato in tutto il mondo – sono circa 1 miliardo e mezzo i fedeli che lo praticano – con preghiere, digiuni e riti. Per certi versi può essere accostato alla Quaresima cristiana, ma se ne differenzia per un elemento in particolare: il digiuno, inteso non  solamente come astinenza dal cibo e bevande. I digiuni del Ramadan prevedono che ci si astenga anche dal mentire, avere rapporti sessuali, fumare e usare un linguaggio scurrile. Bisogna essere il più devoti possibile, fare beneficenza e passare molto tempo a leggere il Corano e meditare. Il digiuno ha di fatto questo scopo: disciplinarsi e purificarsi. I fedeli imparano a controllare così le loro voglie e a reprimere i loro istinti, imparando così ad essere padroni di sé stessi.

“[…] Mangiate e bevete finché, all’alba, possiate distinguere il filo bianco dal filo nero; quindi digiunate fino a sera […]” (surat Giovenca 2:187) Il digiuno comincia prima dell’alba e termina dopo il tramonto. In Italia, nel 2017, bisogna smettere di mangiare intorno alle 3.30 di mattina e riprendere a farlo dopo le 20.30, ma gli orari variano di città in città. Ad esempio nei paesi più a nord, dove durante l’estate il sole non tramonta o tramonta solo brevemente, si tendono a rispettare gli stessi orari della Mecca. Una volta tramontato il sole è consentito mangiare e bere: la tradizione vuole che, dopo aver interrotto il digiuno con un dattero o con dell’acqua, si faccia una preghiera prima di concedersi ad un pasto abbondante che varia in base alla tradizione del paese. In Tunisia, Algeria e Marocco viene preparato un cous cous con agnello e uvetta; in Siria e Giordania invece si mangiano i katai, dolci con ripieno di cocco, nocciole e zucchero; nei paesi del Maghreb è tradizione bere succo di liquirizia, che alza la pressione sanguigna ed è un un rimedio contro gli effetti derivanti dal digiuno.

Nel caso in cui non venga rispettato, è possibile recuperare il digiuno durante l’anno, oppure è possibile donare un pasto a un povero per ogni giorno che si è saltato. Infatti, nonostante esso sia uno dei cinque pilastri (sawn) – insieme a Shahada (professione di fede), Salat (recita quotidiana di 5 preghiere), Zakat (elargizione di elemosine), Hajj (pellegrinaggio a La Mecca) – per cui deve esser rispettato da tutti i fedeli, ci sono alcune eccezioni riguardanti bambini, anziani, persone malate, viaggiatori e donne incinte, in fase di allattamento o mestruate i quali sono esenti dall’obbligo.

La fine del mese di Ramadan – così come l’inizio – deve essere annunciata da un osservatore lunare. In Italia ne è riconosciuto uno ufficialmente, il quale può dare l’annuncio solo dopo l’avvistamento della nuova luna. Alcune curiosità sull’annuncio di inizio e fine mese si sono verificate,  nel nostro paese, nell’agosto 2012 quando vi fu uno scontro tra l’UCOII (l’Unione delle comunità islamiche in Italia) e il Centro Culturale Islamico della Moschea di Roma sull’inizio del mese sacro. Infatti, il primo pubblicò un suo comunicato, in cui annunciò che il primo giorno di Ramadan sarebbe stato il 21 agosto – basandosi sui calcoli degli osservatori astronomici, seguendo la Fatwa dell’European Council for Fatwa and Reserch – mentre la Moschea di Roma aveva annunciato il 22 agosto – come affermato dall’Arabia Saudita.

Una volta annunciata la nuova luna e la conseguente fine del Ramadan, si passa ai festeggiamenti. Nell’ ‘Eid Ul Fitr, il nome della festa, i musulmani indossano i loro vestiti migliori, partecipano in processioni religiose, si scambiano regali, passano del tempo con la loro famiglia, mangiano abbondantemente e si augurano a vicenda “Eid mubarak”, ovvero “buon Eid“. La maggior parte dei fedeli dona soldi in beneficenza per assicurarsi che anche i meno fortunati possano festeggiare.

Matteo Carnevale con la preziosa collaborazione di Sara Abouabdillah

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