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Pechino, 70mila taxi elettrici: al via la nuova operazione antismog

LIANYUNGANG, CHINA - DECEMBER 08: (CHINA OUT) Buildings are shrouded in smog on December 8, 2013 in Lianyungang, China. Heavy smog has been lingering in northern and eastern parts of China since last week, disturbing the traffic, worsening air pollution and forcing the closure of schools. (Photo by ChinaFotoPress/Getty Images)

L’ultimo allarme inquinamento nella capitale cinese risale a inizio Gennaio 2017: la concentrazione di particolato fine (PM2) era 20 volte superiore alla soglia massima raccomandata dall’Organizzazione Modiale della Sanità. Basta dare un’occhiata all’account twitter Beijing Air CatturaAriapchino– che aggiorna in tempo reale sui livelli AQI (Air Quality Index) – per rendersi conto che l’aria di Pechino è costantemente irrespirabile. “Unhealthy”, malsana, recitano i tweet in continuo aggiornamento.

Le autorità cinesi sono impegnate da anni a combattere questo fenomeno sempre più preoccupante attraverso un programma anti-smog: dopo la polizia ambientale, il taglio del 30% sull’uso del carbone, la chiusura dei 500 impianti produttivi più inquinanti e il divieto di circolazione nella capitale per circa 300mila veicoli altamente inquinanti, ecco arrivare i taxi elettrici.

Sull’esempio di quanto accaduto nelle città di Shenzhen e Taiyuang, tutti i nuovi taxi immatricolati saranno convertiti all’elettrico. Ovviamente, parlando di una città con più di 21,5 milioni di abitanti le ripercussioni, anche economiche, saranno ben diverse. L’operazione coinvolgerà 70mila vetture per un investimento da 9 miliardi di Yuan pari a più di 1,3 miliardi di euro. A primo impatto la cifra potrebbe spaventare, ma sembra che il gioco valga la candela: a trarre vantaggio dall’operazione non sarebbe solo l’ambiente, riducendo sensibilmente i livelli di particolato, ma anche l’intera economia cinese. L’operazione di conversione infatti andrebbe a rinforzare la stima dei mercati esteri sulla serietà dell’impegno della Cina nell’impiego delle rinnovabili. Il mercato cinese delle auto elettriche è già uno dei più importanti del mondo: 600.000 veicoli sono attualmente in circolazione per le strade di Pechino, più di quanti se ne potrebbero contare sommando le cifre di Stati Uniti ed Europa. Con questa operazione se ne aggiungerebbero altre 70mila.epa-aqui-graphic

Una riflessione conclusiva. Per quanto rivoluzionaria e sconvolgente possa apparire l’iniziativa, bisognerebbe domandarsi se non si tratti più di un grande movimento di capitali piuttosto che di una misura decisiva volta a salvaguardare l’ambiente. In un contesto in cui centinaia di cantieri e fabbriche violano costantemente gli standard massimi posti dal governo per ridurre le emissioni inquinanti, piuttosto, forse, si dovrebbero rendere più effettivi i controlli. È comunque un buon inizio.

Simone Di Gregorio

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