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Lo scenario italiano della ricerca

Quello italiano è uno scenario scoraggiante per la ricerca, pieno di ostacoli e difficoltà: dalla carenza di investimenti alla guerra contro l’eccessiva burocrazia. Il mondo della ricerca deve essere analizzato in profondità, studiato e vissuto affinché si possano conoscere, per poi superare, con coscienza e consapevolezza, i suoi limiti ed ostacoli.

Quello della ricerca è ormai uno dei temi più discussi dei nostri tempi, argomento di dibattito negli ambienti accademici, scientifici e politici. Anche i media dedicano molto spazio a questo tema, in quanto settore fondamentale per il nostro paese e per il suo sviluppo.

Quando se ne parla però, uno dei punti dolenti verte su ciò che questa offre in termini di opportunità lavorative, soprattutto a quei giovani che intendono intraprendere una carriera nel settore. La carenza di investimenti in strutture, in tecnologie, in nuovi progetti , la scarsa fiducia e la poca consapevolezza della centralità di questo settore lo rendono una realtà avvilente per i nostri ricercatori, che nella speranza di trovare stabilità lavorativa e opportunità di crescita, si vedono costretti a lasciare l’Italia alla volta di mete straniere, aumentando così il fenomeno dei cervelli in fuga.

Ed è stato proprio questo il topic dell’evento tenutosi il 2 Febbraio presso l’Auditorium della Prima Clinica Medica del Policlinico Umberto I, evento incentrato sulle difficoltà riscontrate dai giovani laureati a inserirsi nel mondo della ricerca italiana.

Non un semplice evento, piuttosto un confronto stimolante tra esperti, un’ ulteriore occasione per discutere di un tema così importante e delicato, cercando di costruire le linee guida che possano migliorare la ricerca in Italia, oggi davvero debole.

L’evento è iniziato con l’introduzione di Carlo Patrono, professore presso l’Università Cattolica del S. Cuore di Roma, il quale ha spiegato che la scelta del tema dell’evento è stata ispirata proprio dal confronto con i suoi ex studenti che oggi sono sparsi per il mondo. A prendere parola è stato poi il magnifico Rettore dell’Università La Sapienza, Eugenio Gaudio. Il Rettore, con l’ausilio di alcune grafiche ha tracciato un breve percorso di quella che è la situazione  in Italia. Il quadro che è emerso è che, nel nostro paese la ricerca produce poco ma molto bene, sottolineando comunque la grave scarsità di investimenti. Il Rettore ha inoltre affermato che intende proseguire nel suo lavoro di supporto e di crescita della ricerca nel nostro Ateneo.                                                       Presente all’evento anche il Presidente del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), Massimo Inguscio, il quale ha spiegato che per vincere la competitività europea ed internazionale bisogna attuare delle “politiche di reclutamento” di ricercatori bravi e preparati. A prendere parola anche Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. Secondo Ricciardi bisogna: sfatare il mito che la ricerca sia un bene di lusso quando invece è un bene primario per il nostro Paese; bisogna puntare su una maggiore capacità organizzativa e strategica nel settore della conoscenza, anche attraverso l’uso del mondo digitale. Tra i vari ospiti anche Sergio Abrignani dell’Università degli Studi di Milano che si è focalizzato sull’importante relazione tra ricerca e industria. Per lui, i criteri che devono guidare la ricerca sono: merito, qualità, educazione alla scienza.  La conclusione è stata affidata ai preziosi contributi di due giovani ricercatori, laureati alla Sapienza, che hanno raccontato la loro esperienza all’estero: Francesco Paneni all’University of Zürich e Francesco Saverio Tedesco all’University College London.

Sembra fondamentale quindi che la politica e l’Italia tutta, prendano coscienza e si inizi a credere sul serio nel settore della ricerca per non perdere la sfida della modernità e della competitività con il resto del mondo. La relazione è chiara: ricerca = futuro.

Rosario Aprile

 

Intervista a Mario Stefanini

      Intervista a Mario Stefanini

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