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L’indie rock ruvido e malinconico di Marco Fracasia riscalda l’atmosfera dell’Angelo Mai

Marco Fracasia. Foto di Martina Panariello

Venerdì otto dicembre è cominciata ufficialmente l’interessantissima rassegna musicale MArteLive. All’interno della serata di anteprima, che anticipa le numerose esibizioni in programma il martedì e il mercoledì successivi, si sono esibiti ben quattro artisti, di cui tre italiani ed uno internazionale. Nella suggestiva cornice dell’Angelo Mai, a pochi metri dalle antiche Terme di Caracalla, è toccato a Marco Fracasia (già passato nella Capitale nella recente edizione di Spring Attitude) il compito di aprire le danze: il testimone è stato poi raccolto dal rock di Edda, dalle divagazioni sintetiche del duo Burattini / Bono e dalla scarica elettronica di Gold Panda che ha investito il dancefloor in tutta la sua potenza.

Di origini torinesi, il polistrumentista poco più che ventenne ha presentato dal vivo, nella sua interezza, il suo nuovo EP dal titolo Adelaide, uscito lo scorso 24 novembre per la celebre 42 Records. La nuova opera sulla breve distanza vede la luce ad un anno di Adesso torni a casa, debutto discografico curato, come il secondo, con la collaborazione di Marco Giudici. Già produttore di artisti che i più appassionati della musica indipendente italiana conosceranno certamente come Generic Animal, Rareș e Any Other, (non è un caso che questi ultimi due compaiano in Lezione), il suo tocco aiuta Fracasia a confezionare un lavoro che si può benissimo inserire nel solco tracciato assieme a Adele Altro.

Le sei canzoni contenute nell’EP suonano ruvide, spontanee e malinconiche, complice soprattutto il caratteristico modo, traballante ed instabile, di cantare dell’artista. Debitore, sicuramente, di una certa scuola di derivazione indipendente proveniente dal nostro paese – leggasi Calcutta e i suoi epigoni – ma anche di un certo tipo di suggestione per il folk e la musica lo-fi, che si sostanza soprattutto nell’immediatezza dei sei affreschi sonori. A differenza dell’indie rock più stereotipato, però, Fracasia rifugge i ritornelli semplicistici e predilige strutture armoniche più ricercate che, soprattutto dal vivo, arrivano a ricordare anche il post rock di band quali i Tortoise, mentre le sfumature elettroniche tradiscono la sua smisurata (e dichiarata) passione per gli LCD Soundsystem. D’altronde, il musicista aveva già dato sfoggio del suo talento cantautoriale durante la militanza coi Baobab!, ora diventati in toto il progetto di Gaia Morelli che, grazie alla produzione con Carlo Corbellini dei Post Nebbia, ha dato vita all’omonimo EP.

Il musicista sale sul palco pochi minuti dopo le 21:30 mentre alle sue spalle viene proiettato un artwork che ricorda il cane ritratto nella copertina di Adelaide. Ad accompagnarlo solamente una Gibson SG ed un campionatore col quale riprodurrà alcuni dei passaggi più stratificati dell’EP. I trentacinque minuti di set partono dalla title track del nuovo lavoro in studio, passando anche per la riproposizione di alcuni dei brani di Adesso torni a casa come black midi, Ipersoap o la struggente Ti voglio dire quanto sono stato male con te. Queste versioni ridotte all’osso delle canzoni in studio ne esacerbano la componente emozionale (“Odio tutti e non mi piace la realtà” afferma, ad esempio, nell’omonima composizione), mettendo la voce ancora più a nudo e al centro della scena. L’uso del campionatore permette di recuperare in parte alcuni dei climax strumentali presenti nelle rispettive versioni registrate, oltre che di lanciare, inaspettatamente, qualche secondo del tema principale di Twin Peaks.

I minuti passano veloci e, a tratti, viene naturale chiedersi come sarebbero stati eseguiti alcuni passaggi con l’aiuto della band che normalmente lo supporta. Quello che conta, però, è che Marco Fracasia sia riuscito a riscaldare l’atmosfera dell’Angelo Mai in quella fredda notte decembrina, instillando la curiosità negli spettatori di recuperare i due EP. In attesa, forse, di una prova sulla lunga distanza che riesca, portandola a maturazione, a far sistema della sua personale poetica sonora.

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