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Libertà di stampa: l’Italia crolla al 77° posto

Nell’ annuale classifica di Reporters sans Frontieres (RSF) l’Italia ha perso 4 posizioni rispetto agli scorsi anni, raggiungendo il 77° posto in classifica e diventando il fanalino di coda dell’Europa (dove, tuttavia, i giornalisti godono ancora di una maggiore tutela e autonomia rispetto al resto del mondo), ed è seguita soltanto da Cipro, Grecia e Bulgaria. Fra le cause di questa “retrocessione”, c’è il fatto che fra i 30 e i 50 giornalisti sarebbero sotto protezione della polizia per minacce di morte o intimidazioni. Nel rapporto vengono citati anche «procedimenti giudiziari» per Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi che si sono occupati dello scandalo Vatileaks. I giornalisti in maggiore difficoltà in Italia, dunque, sono quelli che fanno inchieste su corruzione e crimine organizzato. Tra i paesi migliori dell’Italia, troviamo il Burkina Faso, El Salvador e il Botswana che non possono essere definiti come paesi democratici.

Accanto alle notizie negative, però, ne troviamo una positiva: per la prima volta l’Africa si colloca subito dietro l’Europa e fa meglio dell’America, a dimostrazione del fatto che la popolazione più giovane del continente stia lottando per i suoi diritti. Tra i paesi migliori al mondo troviamo Finlandia, Olanda e Norvegia. Nel rapporto 2016 di RSF si rileva anche il miglioramento della Tunisia, che guadagna 30 posizioni e anche dell’Ucraina, che sale di 22 posti grazie alla stabilizzazione del conflitto.

Le analisi di RSF mettono in luce “la progressiva erosione del modello europeo” dovuta soprattutto a un abuso delle leggi antiterrorismo, un fenomeno che negli anni scorsi era stato già studiato e denunciato soprattutto per quanto riguarda la libertà di stampa negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. L’approvazione di leggi per la sorveglianza di massa, crescenti conflitti di interesse e un controllo sempre maggiore sui media di stato e anche privati” sono per la Ong in preoccupante aumento. A minacciare l’indipendenza dei giornalisti europei c’è anche il conflitto di interessi. Il modello europeo, secondo quanto osservato da RSF, vede sempre più media essere proprietà di grandi società con un’ampia gamma di interessi.

Il World Press Freedom Index è la classifica con cui ogni anno RSF misura il livello di libertà dei giornalisti in 180 Paesi usando i seguenti criteri: pluralismo, indipendenza dei media, ambiente in cui si opera e autocensura, provvedimenti di legge in materia, trasparenza, infrastrutture e abusi. La metodologia usata è molto complessa ed è stata raffinata nel corso degli anni. Si basa su due punteggi, uno quantitativo ed uno qualitativo, che vengono pesati in maniera differente. Il primo punteggio viene misurato attraverso un questionario che viene sottoposto ai partner di RSF; il secondo viene elaborato tenendo conto del numero di giornalisti uccisi nel paese, di quelli arrestati, di quelli minacciati e di quelli licenziati. Nella classifica finale, RSF utilizza il dato più alto tra “ScoA” e “ScoB”.

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