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Le Stelle di San Pietroburgo

Martedì 17, presso la sede di villa Mirafiori, si è svolta una conferenza sull’influenza della Scuola musicale napoletana sullo sviluppo della musica e dei musicisti napoletani in Russia nel Settecento e dell’opera “Cefalo e Procri” su libretto in russo di Alexander Sumarokov composto nel 1755 da Francesco Araja. L’incontro è stato coordinato e introdotto dalla professoressa Claudia Scandura che ha presentato il compositore e direttore d’orchestra Enzo Amato, presidente dell’Istituto internazionale per lo Studio del ‘700 Musicale napoletano, le cui attività sono patrocinate dalla Presidenza del Consiglio Italiana, dal Parlamento Europeo e dalla Commissione Europea.
Il Maestro Amato spiega perché per i russi la musica lirica del ‘700 “parlasse italiano”, o meglio ancora “napoletano”. Traccia un profilo storico-descrittivo della Russia e del Regno di Napoli del XVIII secolo. Alla corte delle imperatrici, da Anna I a Caterina II, la musica napoletana riempiva i teatri e le sale. La musica popolare russa era lontana dai suoni partenepei, ma li amava. Il Maestro ripercorre il cammino musicale dei napoletani in Russia, le zarine (come in una sorta di mecenatismo rinascimentale) offrivano agli artisti partenopei compensi impensabili nel vecchio continento europeo. Si voleva abbattere l’immagine di un Paese arretrato, medievale, poco incline alla bellezza dell’arte occidentale. Per questo motivo le Imperatrici non badavano a spese.
Amato, poi, ripercorre i quindici anni di permanenza a Pietroburgo di Francesco Araja, noto compositore del Regno di Napoli. La prima opera di Araja gli viene commissionata dalla zarina Anna I, tradotta in russo da Alexander Sumarokov, poeta e drammaturgo settecentesco. Nel 1755 Araja compone un’opera in tre atti su libretto in russo a cura sempre di Sumarokov, “Cefalo e Procri”, basato sulle “Metamorfosi” di Ovidio. E’ stata la prima opera composta e scenografata da italiani (lo scenografo Giuseppe Valeriani), ma con cantanti russi.
Le rappresentazione non potevano contare su cantanti con grande estensione vocale, quindi veniva utilizzato il coro, che caratterizzerà la produzione e lo stile delle opere russe.

Ascolta l’intervista al Maestro Enzo Amato:

      intervista enzo amato

Nicoletta Petrillo

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