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La differenza con l’Italia: ecco il sistema universitario francese

Lunedì 23 novembre, presso la sala delle lauree dell’edificio di Scienze si è svolto un incontro sul tema dell’istruzione superiore in Italia e in Francia. All’iniziativa hanno partecipato Olivier Beaud dell’università di Parigi “Pantheon – Assas” e direttore dell’istituto Michel Villey; Anna Maria Bernini, senatore della Repubblica e docente presso l’università di Bologna; Francesco Sylos Labini, ricercatore del centro Enrico Fermi di Roma. Per la Sapienza sono presenti i professori Giovanni Bachelet, Stefano Ceccanti e Fulco Lanchester.

Ciò che ne è emerso è uno squilibrio dei singoli Paesi all’interno della Comunità Europea. Con l’inizio della crisi l’Italia, con l’Ungheria, l’Irlanda e l’Estonia, hanno diminuito la spesa rivolta all’istruzione superiore. Tre in particolare le parole chiave: spreco, eccellenza (identificazione di realtà rilevanti e destinare a loro le risorse) e valutazione (inteso come controllo politico). Mentre la spesa pubblica aumenta, quella dell’Università diminuisce e ciò coinvolge anche il numero dei ricercatori a contratto determinato, che continua a scendere.

Olivier Beaud ha sottolineato come l’Università in Francia abbia meno problemi di quella Italiana e sia diversa. Innanzitutto non esistono le valutazioni: tutti i corsi di laurea sono ad accesso libero. Non importa quale sia il tuo “background” scolastico, chiunque può iscriversi a qualunque corso di laurea.

Le Università nel territorio francofono non hanno però la stessa rilevante che nella nostra penisola. Le persone infatti, in Francia, vengono formate da quelle che si chiamano Grand Ecole, che vengono considerate più importanti delle Università stesse.

Quelle delle Università, continua Beaud, è un modello che non si muove: le figure politiche escono dalle Grand Ecole e di conseguenza non conoscono personalmente le realtà delle Università.

Beaud continua con un esempio pratico: una settimana di sciopero delle Grand Ecole, smuove di più rispetto allo sciopero di quattro mesi indotti dalle Università.

Conclude poi con una frase: “nelle Università ci sono buoni professori e cattivi studenti; nelle Grand Ecole ci sono cattivi professori e buoni studenti”.

Elisa Ronchese

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