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Louis Armstrong Black & Blues: al festival del Cinema di Roma un viaggio nella vita e società del jazzista più famoso di sempre

Louis Armstrong Black & Blues - fonte Apple Tv+ Press

Louis Armstrong Black & Blues - fonte Apple Tv+ Press

Una voce presenta come ospite in televisione quello che definisce il più influente artista americano. Il suo volto è quello di Orson Welles e quell’artista non è altro che Louis Armstrong, trombettista e cantante jazz afroamericano icona della musica del ‘900. Il film di Sacha Jenkins attraverso testimonianze di jazzisti, attori, la moglie, persone a lui vicine e a dichiarazioni originali, registrazioni e diari dello stesso Louis, ne ripercorre la vita e la musica, ricostruendo la sua storia nel contesto sociale di una America divisa dalle tensioni razziali e dall’odio in cui Louis Armstrong sembra rappresentare qualcosa di anomalo.

Dalle poverissime origini, alla scoperta della musica, al successo: Louis Armstrong era semplicemente più bravo degli altri. I suoi assoli hanno cambiato ciò che si pensava possibile ottenere dalla tromba, la sua voce è diventata un timbro unico e inconfondibile, influenzando tra l’altro grandi artisti contemporanei da qualsiasi genere, fino all’hip hop di MF Doom e Kendrick Lamar.

Senza dubbio l’artista afroamericano più famoso tra il pubblico bianco, oltre che nero, la sua figura è stata spesso anche criticata dal movimento per i diritti civili negli anni ’60, vedendo nel suo sorriso e nelle sue esibizioni in locali di lusso pieni di bianchi (che poi non gli permettevano di sedersi ai tavoli o di soggiornare negli stessi locali in cui suonava) una sorta di servilismo. Nel film diretto da Sacha Jenkins ripercorrendo la sua vita, il suo stile, le sue parole e i suoi diari (letti dal rapper Nas), si scopre un personaggio attento al tema dei diritti ma che combatteva a modo suo, mostrando che bianchi e neri potevano cantare, sorridere e ballare assieme senza odiarsi.

Attraverso testimonianze e filmati di repertorio il film parla di lui come musicista, come afroamericano in un’America razzista e divisa, come personaggio pubblico, come attivista (a modo suo), come attore, come marito, riuscendo a trasmettere un ritratto a tutto tondo della persona dietro al personaggio sorridente di cui tutti abbiamo ascoltato le canzoni. Un uomo che sembrava nonostante tutto cercare sempre il lato positivo, una figura in cui tutti potevano sentirsi riconciliati e vicini, indipendentemente dalle diversità. Perché alla fine, nonostante tutto, “It’s a Wonderful World”.

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