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Il difficile equilibrio tra Stato e mercato: il caso delle privatizzazioni italiane nel contesto internazionale 

Venerdì 5 maggio si è tornato parlare del rapporto tra Stato ed imprese nel contesto italiano ed internazionale. In questa data si è svolta infatti la seconda e ultima giornata del convegno internazionale “La ritirata dello Stato? Le privatizzazioni italiane nel contesto internazionale”, organizzato dal Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza, dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Roma Tre e dalla Fondazione Gramsci. L’obbiettivo delle due giornate di incontro è stato quello di iniziare a ricostruire alcuni aspetti cruciali di questa storia, sviluppando originali linee di indagine al confine tra la storia politica e delle istituzioni e le discipline economico-giuridiche. Di particolare importanza sul piano metodologico è l’approccio transnazionale e comparato allo studio del paradigma neo-liberale di governo, finalizzato, attraverso uno scavo archivistico su nuove fonti ora disponibili, ad inserire il caso italiano all’interno di un più ampio quadro di interrelazioni con la dimensione europea e globale dei cambiamenti avvenuti nelle culture di governo e nelle relazioni tra stato ed economia dagli anni Ottanta a oggi.

Il primo incontro dell’evento si era tenuto giovedì 4 maggio presso l’aula Alfa del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università di Roma La Sapienza, in via Salaria 113, durante il quale erano state affrontate le tematiche degli attori politici, economici, pubblici e sociali nel contesto delle privatizzazioni nel caso italiano. 

Durante la seconda giornata del convegno invece, che si è tenuto presso la Sala lettura della Fondazione Gramsci di Roma, sita Via Sebino 43a, gli argomenti che sono stati affrontati hanno riguardato una riflessione più ampia sul contesto internazionale delle privatizzazioni, e per il caso italiano ci si è soffermati in particolare su alcuni casi di privatizzazione che hanno caratterizzato il contesto italiano negli anni ’80 in poi; inoltre nell’ultima parte della giornata si è aperto il dibattito sulla sempre più attuale questione della trasformazione della sanità pubblica italiana e di come sia evoluto il comparto sanitario privato negli ultimi 40 anni. 


Facendo un focus sulla seconda parte del convegno nella giornata conclusiva di venerdì, il dibattito pomeridiano si è aperto per la prima parte con l’intervento di Andrea Guiso, professore ordinario di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale dell’Università di Roma La Sapienza, durante il quale ha parlato di declino e metamorfosi dello Stato banchiere, ed in particolare ponendo una riflessione sulla crisi dei partiti nel caso italiano. 

Dopo il Professor Guiso, l’incontro è proseguitò con l’intervento di Salvatore Romeo, Professore di Storia contemporanea resto l’Università Tor Vergata di Roma, che ha fatto riflettere i presenti parlando di governance degli scali marittimi, ed in particolare soffermandosi sulla contrapposizione fra le dinamiche imposte dal mercato e i vincoli ambientali a cui essi sono soggetti. Salvatore Romeo ha portato alla luce alcuni casi studio sulla situazione dei sistemi portuali italiani, e sulle normative non solo italiane ma anche europeo a cui essi sono soggetti. In particolare Romeo ha parlato di autorità portuali, e dei rapporti di forza a tra piccoli-medie realtà portuali e grandi porti: “Se da una parte abbiamo una marginalizzazione completa delle organizzazioni dei portuali, dall’altra invece abbiamo il riconoscimento del valore dei piccoli porti e quindi il riconoscimento di un sistema non concentrato come quello che potremmo trovare in altri importanti paesi, ma abbiamo un sistema frammentato”, ha spiegato il Professore universitario. In uno studio di funzionari della Banca d’Italia e di Genova, basato su interviste ad operatori mariti ed imprenditori, mostra che tra il 1997 e il 2003 il sistema portuale italiano ha avuto una breve fase di sviluppo, sostituita poi negli anni a seguire però da una fase opposta che ne ha evidenziato le sue reali mancanze. Tra le deficienze dei sistemi portuali italiani che Salvatore Romeo ha sottolineato durante l’incontro, ci sono insufficienti collegamenti sopratutto con i mezzi a terra, un’inadeguatezza delle infrastrutture portuali (soprattutto dei fondali), ed ancora la persistenza di inefficienze operative.


Prima della pausa caffè, per l’ultima parte pomeridiana del convegno, a parlare di privatizzazione nel contesto italiano è stato Marco Bertilorenzi, Professore di Storia economica presso l’Università degli Studi di Padova, che ha portato alla luce 3 casi studio: il caso della SIV, società italiana vetraria, il secondo caso la ALLUMIX, azienda operante nel comparto dell’alluminio primario, ed in fine il caso della EUROALLUMINA, anch’essa facente parte del comparto dell’alluminio. Durante il suo intervento, Bertilorenzi ha fatto una comparazione tra i tre diversi casi di privatizzazione delle tre compagnie suddette, ponendo l’accento sulla riflessione individuale sui benefici e malefici di trasformare una importante realtà economica da pubblica a privata. “Lo Stato ha il compito da un lato di incoraggiare le multinazionali e dall’altro ha quello di plasmarle”, ha detto il Professore universitario durante il suo dibattito. Appassionato al settore del commercio mondiale dell’alluminio, Marco Bertilorenzi ha scritto anche il libro “The International Aluminium Cartel: The Business and Politics of a Cooperative Industrial Institution”, nel quale si possono approfondire le tematiche da lui trattate durante il convegno.  


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