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Guerra in Ucraina: foto simbolo tra sofferenza e resistenza

ANSA

La guerra in Ucraina, iniziata ieri nelle prime ore del mattino, sotto ordine di Putin, procede senza sosta, destando paura e preoccupazione a tutto l’Occidente. Il primo pensiero va alle vittime e ai civili ucraini che si sono ritrovati privi della loro libertà.

Alcuni cittadini hanno deciso di chiudere a chiave la porta della propria abitazione con dentro i propri oggetti, la propria vita e partire con una valigia in cerca di salvezza, altri hanno deciso di restare nella propria casa con la paura che la situazione possa precipitare ulteriormente. Entrambe le decisioni prese dagli abitanti ucraini sono dolorose ed entrambe penalizzano uno dei diritti più fondamentali: la libertà.

Questa foto ha fatto il giro del mondo divenendo la foto simbolo del conflitto Russia-Ucraina

ANSA, Olena Kourilo, foto-simbolo bombardamento di Cuhuïv                                                                                                                                            

il volto di Olena Kourilo, 52 anni, ridotta così in seguito al bombardamento di Cuhuïv, a 40 km dalla città di Kharkiv (est dell’Ucraina) un’immagine che suscita sofferenza ma anche resistenza. La donna è stata intervistata dall’agenzia di stampa AFP in seguito alla sua medicazione e ha raccontato di essere stata fortunata a non aver perso la vita ma che farà di tutto per essere vicina alla sua patria, Olena Kourilo ha dichiarato che con tutta la sua energia rimarrà accanto all’Ucraina inoltre ha affermato Vivere sotto Putin? Mai, a nessuna condizione: meglio morire Le ferite coperte dalle bende mostrano una donna forte che ha perso la propria casa distrutta dai missili dell’aviazione russa ma non la propria speranza. Il volto di Olena Kourilo oggi è finito in prima pagina su Corriere della Sera, Repubblica e La Stampa. Le tre  testate giornalistiche, tra le più influenti in Italia, hanno deciso di diffondere l’immagine simbolo della guerra voluta da Putin. Immagine che mostra la sofferenza di una donna che è pronta a resistere.

Dietro le ferite di Olena Kourilo c’è il dolore di un intero paese: famiglie costrette a rifugiarsi dentro le metropolitane perché più sicure, bambini che piangono e genitori che devono provare a spiegare loro perché non possono rimanere nelle proprie abitazioni.

AFP, bombardamenti sulla città di Cuhuïv  (Ucraina orientale)                                                                                                                                                                                                                                                                                        

Interi edifici distrutti dai bombardamenti nella città di Olena Kourilo, Cuhuïv, che si trova nell’Ucraina orientale. Foto che mostra il più grave prezzo della guerra: la distruzione.

                                AP, aeroporto di Kiev

Molte persone hanno deciso di sostare nella metropolitana di Kiev come rifugio antiaereo, questa foto testimonia la disperazione nella scelta di riposare per terra con delle coperte per ripararsi dal freddo. Tutto questo per tutelare la loro vita.

Le immagini che sono state diffuse da agenzie e di stampa e telegiornali in questi due giorni sono terribili: palazzi e strade distrutte, civili in fuga verso Romania e Polonia che hanno aperto le frontiere per aiutarli, con file di macchine interminabili, per uscire dal confine si attende anche 15 ore, inoltre, gli sfollati sono circa 100mila. Ci sono famiglie che decidono di rimanere in Ucraina ma sono costretti a lasciare le proprie abitazioni perché distrutte o ritenute non sicure.

Le idee di Putin non sono chiare, almeno non per l’Occidente, ormai si teme il peggio, si respira un clima di paura e tensioni. Le sanzioni verso la Russia sono pronte ma potrebbero avere degli effetti negativi a livello mondiale.

In questi due giorni di guerra solamente una cosa sembra essere molto chiara: l’utilizzo delle armi al posto della diplomazia è una decisione vigliacca, soprattutto nel nostro presente con la storia che abbiamo alle spalle. Distruggere non è mai l’inizio giusto per ricominciare.

 

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