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“Gay is the new black”, nel convegno con Cirinnà il futuro LGBTQIA+

In un Teatro De Lollis pieno di studenti si è svolto mercoledì mattina l’incontro “Gay is the new black”, con la partecipazione della senatrice del Partito Democratico Monica Cirinnà.

L’evento si inserisce nella tre giorni del festival organizzato dal collettivo LGBTGIA+ Sapienza. “L’obiettivo è portare i temi della comunità LGBTQIA+ all’interno dell’università, riappropriandosi dei suoi spazi, che per queste minoranze sono ancora escludenti”, dice Riccardo, un membro del collettivo e moderatore della conferenza. “Abbiamo cercato di dedicare un evento per ogni lettera (LGBTQ) “, aggiunge, “Giovedì 17 faremo anche un pre-pride nella città universitaria”. Il ritrovo è fissato a Piazzale Aldo Moro alle 16.30 e sarà presente il duo di drag queen Karma B.

All’incontro della mattina di mercoledì hanno partecipato, oltre alla senatrice Cirinnà, firmataria della legge sulle unioni civili del 2016, anche Vanni Piccolo, storico attivista della comunità gay, Sebastiano Secci, presidente del circolo Mario Mieli, e Federico Zappino, filosofo e teorico queer.

Il tema lanciato dal moderatore è circoscritto da due parole: rivoluzione e normalizzazione. Dove finisce l’una e dove inizia l’altra? Quanta strada c’è ancora da fare per i diritti degli omosessuali e delle altre minoranze?

La memoria storica di Vanni Piccoli ricorda che le istanze della rivoluzione per i diritti degli omosessuali iniziarono con il 1968. All’epoca però si voleva stravolgere l’intera società e lo status quo. Oggi c’è il rischio della normalizzazione, vista da lui come un omologazione, che si traduce nel non capire che non bisogna fermarsi qui. “Oggi la nostra società è ancora profondamente omofobica”, dice Piccoli, e poi afferma “Noi vogliamo l’uguaglianza sociale, non la normalizzazione”, in uno dei momenti più toccanti dell’incontro.

Monica Cirinnà introduce la parola libertà che, racconta, l’ha guidata nel pensare e redigere la legge sulle unioni civili. Libertà perché la sfida che ha portato avanti da donna eterosessuale, sposata con quattro figli, era una sfida di libertà e anche un po’ rivoluzionaria, ha spiegato.

Cirinnà ha poi ricordato il concepimento e il difficile iter della legge, priva del matrimonio ugualitario che lei avrebbe voluto e infine anche della stepchild adoption. Per Cirinnà i promotori della legge e chi l’ha votata sono riusciti a sfruttare uno stretto spiraglio per far approvare una legge di civiltà, che molti parlamentari, che lei chiama “medioevali”, non volevano.

Sebastiano Secci ricorda che le lotte per i diritti degli omosessuali nascono dalle minoranze a devono restare proprie delle minoranze. Secci poi racconta: “Quando parlai con Monica (Cirinnà) le dissi che la legge non mi piaceva; poi ho capito che non era quello che noi volevamo ma rappresentava comunque uno spartiacque”. Il futuro? Bisogna cercare di compiere la rivoluzione culturale, afferma, aggiungendo che la legge è una piccola conquista e un atto dovuto della politica, ma a mobilitarsi devono tornare a essere “froci, puttane e travestiti”.

Dello stesso avviso anche Zappino, che sostiene che la comunità non debba aspettare la rivoluzione in parlamento, ma portare avanti la sua battaglia minoritaria. Zappino poi mette l’accento sul bisogno di sovvertire l’eterosessualità dominante della società e ricorda che il rischio della normalizzazione è il voler imbrigliare la carica sovversiva che le rivendicazioni di gay, lesbiche e trans hanno sempre avuto.

Dopo un secondo giro più breve di domande specifiche sul futuro e sulle prossime istanze della comunità, Monica Cirinnà lascia la sala in anticipo per andare alla camera proprio per presentare una proposta di legge sull’omotransfobia.

Da segnalare che tutti i relatori si dicono infine molto preoccupati per i pochi e sudati diritti conquistati negli scorsi anni. “Il nuovo governo potrebbe mettere in discussione punti come la reversibilità” dice Cirinnà, “e noi dovremo parare questi colpi e fare fronte comune”. Proprio sul fronte comune, come antidoto a possibili ritorni al passato, ma anche come auspicio all’intero movimento LGBT per compattarsi, si trovano d’accordo tutti i partecipanti. Se ci sarà da combattere, meglio essere uniti.

Il Festival si concluderà oggi con la  Giornata Internazionale contro l’omo-bi-transfobia  e il Sapienza Pride: una grande passeggiata tra le vie della Città Universitaria che vedrà come  madrine d’eccezione il duo Drag Queen Karma B. A seguire ci sarà la proiezione del film PRIDE per la  Regia di Matthew Warchus.

 

Tommaso Meo

      Intervista alla senatrice Monica Cirinnà

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