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Una domenica a Torino, il viaggio nel tempo a Palazzo Madama

Palazzo Madama a Torino ti lascia senza fiato già a vederlo da fuori, figurarsi visitare tutte le stanze compreso il giardino della Principessa. Fantastico. Un viaggio nel passato tra Barocco e Gotico, Rinascimento e Medioevo. La storia della città in circa due ore.
Un castello vero e proprio, che tra il Seicento e il Settecento ha ospitato le Madame Reali di Savoia e all’interno del quale nell’Ottocento Carlo Alberto colloca il primo Senato del Regno d’Italia.
Ogni quadro raccontava qualcosa: maestosi e imponenti si mostravano davanti a noi sala dopo sala, corridoio dopo corridoio. Un percorso per scoprire i gusti, gli usi e i costumi del passato: le differenze tra le opere italiane e quelle straniere, quattro secoli di cultura figurativa piemontese tra Tredicesimo e Sedicesimo secolo. C’era addirittura una sala dedicata interamente alla collezione di vetri dipinti e dorati del marchese Emanuele Taparelli d’Azeglio.
L’ascensore del palazzo ci portava su e giù tra la cultura piemontese, fino ad arrivare al Giardino della Principessa: le porte si schiudono e si apre un mondo incantato fatto di primule, ulivi, rose e tanti altri tipi fiori e piante. Un’oasi medievale nel cuore di Torino che ripropone la stessa scelta e struttura secondo le indicazioni trovate in alcuni documenti del 1400, con tanto di falconara e recinto per le galline. Qui i prìncipi si dedicavano alla lettura, al riposo e al gioco. Noi – invece – non abbiamo tempo di riposarci. E allora via sul punto più alto del palazzo. 35 metri da terra, vista mozzafiato: dalla torre panoramica si vede tutta Torino e anche qualcosina delle Alpi.
Chissà che foto avrebbe fatto Steve McCurry, da 40 anni una delle voci più autorevoli della fotografia contemporanea. Tante mostre in tutto il mondo, una ce l’abbiamo proprio lì, all’interno di Palazzo Madama. “Leggere”, ed è una delle più originali tra le mostre telematiche. E allora perché non andarla a visitare? Circa 80 fotografie da ogni parte del mondo con i riflettori puntati sull’Asia. Specialità della casa: istantanee di persone concentrate a leggere. Di ogni razza, di ogni cultura, età o religione. Dal soldato in Libano ai bambini in Pakistan, “ogni lettore, quando legge, legge se stesso” come scrive Marcel Proust.
Uno zaino in spalla e la macchina fotografica sempre in mano per mettere a fuoco le emozioni della vita, così McCurry ha mostrato al mondo le prime immagini del conflitto in Afghanistan riuscendo ad entrare clandestinamente nel Paese proprio quando l’invasione russa chiudeva i confini ai giornalisti occidentali.
Tra le sue foto più importanti c’è quella – presente anche all’interno della mostra – della ragazza afghana scattata nel 1984 e successivamente pubblicata sulla copertina del National Geographic Magazine. Un’immagine che ha fatto il giro del mondo diventando simbolo dei conflitti afgani degli Anni ’80.
Una giornata a Torino tra palazzi reali e fotografie, un viaggio nel tempo in una domenica di maggio.

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