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Diritto penale canonico e profili interordinamentali, la complessa relazione spiegata dal professor Cito

Diritto penale canonico e profili interordinamentali
Nel pomeriggio di venerdì 5 aprile, presso l'Aula 303 del Dipartimento di Giurisprudenza de La Sapienza di Roma, si è tenuto un seminario all'interno delle lezioni ordinarie tenuto dal professor Davide Cito della Pontificia Università della Santa Croce. L'incontro, intitolato "Diritto penale canonico e profili interordinamentali", ha esplorato e fatto chiarezza sulla relazione apparentemente complessa tra il diritto della Chiesa cattolica e i vari ordinamenti giuridici esistenti nel mondo, che fanno da specchio a differenti culture e modalità di gestire tematiche quali il matrimonio, la famiglia e la sfera sessuale.

Nel pomeriggio di venerdì 5 aprile, presso l’Aula 303 del Dipartimento di Giurisprudenza de La Sapienza di Roma, si è svolto un seminario, all’interno delle lezioni ordinarie, tenuto dal professor Davide Cito della Pontificia Università della Santa Croce. L’incontro, intitolato “Diritto penale canonico e profili interordinamentali“, ha esplorato e fatto chiarezza sulla relazione apparentemente complessa tra il diritto della Chiesa cattolica e i vari ordinamenti giuridici esistenti nel mondo, che fanno da specchio a differenti culture e modalità di gestire tematiche quali il matrimonio, la famiglia e la sfera sessuale.

Il professor Davide Cito ha innanzitutto evidenziato come, nel corso della propria storia, il diritto canonico abbia accompagnato l’evoluzione dei vari diritti statali, instaurando con essi un rapporto di mutua influenza e dividendosi le sfere di competenza. Ha inoltre spiegato come la funzione del diritto canonico sia sempre stata quella di diritto religioso, senza la finalità di organizzare una città in modo adeguato, che diventa una funzione incidentale. Da queste premesse si muove l’analisi che si svilupperà da qui in poi riguardo il rapporto tra diritto penale canonico e ordinamenti giuridici nazionali.

La Chiesa emana norme di diritto universale che valgono in ogni parte del mondo senza limiti spaziali, ma questo si incontra con le differenze esistenti tra le varie culture. Le maggiori frizioni con gli ordinamenti statali si hanno in relazione al diritto di famiglia: buona parte dei matrimoni nel mondo, ad esempio, diverrebbero illegittimi per questioni di età. Quindi la Chiesa deve saper mediare, ed è per questo che affida alle conferenze episcopali la facoltà di mediare tra la normativa generale con quelle più specifiche, adattandola alla cultura del luogo. Un altro tema interessante è quello dell’abuso di minore: in alcuni Stati, come El Salvador, tale reato è colpito più nello specifico, mentre altri, prevalentemente africani, lo puniscono solo se la vittima è di sesso femminile, giustificando tale disparità di trattamento con la maggior prestanza fisica del maschio che lo renderebbe meno vulnerabile.

La Chiesa ha quindi la missione di venire incontro a tali differenze e trovare una sintesi che possa affiancare gli ordinamenti statuali instaurando un rapporto di mutua collaborazione e reciproco arricchimento in due ambiti differenti e distinti, poiché entrambi si mettono a disposizione della comunità che sono chiamati a servire. E’ un processo che sicuramente parte da un approccio dottrinale che poi si incontra con l’antropologia mantenendo il comun denominatore del bene, della libertà e della salvaguardia dell’individuo.

 

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