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Il conflitto sociale nell’era dei robot e dell’I.A.

      Intervista ad Alex Giordano
      Intervista a Martina De Sole

La Biblioteca Casanatense ha ospitato all’interno del salone monumentale l’incontro intitolato “Il conflitto sociale nell’era dei robot e dell’intelligenza artificiale”. L’evento, svoltosi nella giornata di martedì e dicembre e diviso in due parti da una breve pausa pranzo, ha visto numerosissimi ospiti susseguirsi al microfono per intervenire su questo tema.

La prima parte della conferenza si è concentrata sul tema del conflitto sociale nell’età contemporanea da una prospettiva prettamente sociologica e filosofica, per poi spostarsi successivamente su una prospettiva meno teorica e più rivolta a temi specifici del quotidiano. Il messaggio che è emerso con più forza dalla mattinata di dibattito è l’essenzialità del conflitto sociale nella costruzione di scenari migliori per un futuro più equo. L’espressione del conflitto sociale è però oggi ostacolato dall’avanzamento tecnologico che ha determinato quella che uno dei principali ospiti, il sociologo Ferrarotti, definisce “disaggregazione sociale”. Gli individui si trovano sempre più isolati, rivolti verso l’interno, incapaci di stringere relazioni con gli altri in grado di sfogare le pulsioni emotive che necessitano invece di un’esternazione. Per salvaguardare il futuro è quindi essenziale aprirsi e guidare questi cambiamenti tecnologici, comprendendone gli sviluppi nei vari ambiti del quotidiano come i rapporti di lavoro, la produzione e l’energia.

Durante la seconda parte della conferenza, così come nella prima, si sono susseguiti numerosi interventi e molteplici sono stati gli spunti di riflessione sul tema. I riferimenti storici fatti ad esempio dalle professoresse Erika Ottaviano e Marzia Antenore sono stati importanti per comprendere l’argomento trattato. In realtà siamo sempre stati cyborg e lo siamo sempre più, nella misura in cui, gran parte degli strumenti di cui ci serviamo estendono le nostre capacità fino a diventarne parte. Questa è la conclusione a cui sembra arrivare il percorso storico aprendo così numerose questioni etiche. Il professor Maurizio Balistrieri ad esempio pone l’accento sul rischio di empatizzare con le macchine o di concepirle invece semplicemente come delle schiave.

A mettere in discussione la direzione della Silicon Valley e a porsi domande spinose tra le quali “La tecnologia ci rende davvero più creativi?” e “La creatività è un progetto individuale o collettivo?” è stato il professore Alex Giordano.La dottoressa Martina De Sole ci ha offerto invece diversi spunti sulle disuguaglianze di genere e sulla discriminazione delle minoranze nella tecnologia di oggi, indagandone le cause, mostrandone degli esempi e fornendo alcune soluzioni. Originale anche l’esperimento portato dalla Professoressa Tiziana Catarci in merito all’autonomia simbiotica”. Il risultato più rilevante, che apre una questione sociologica, è il fatto che i robot oggi non vengano percepiti come esseri sociali.

A trarre le conclusioni dell’evento sono stati i responsabili scientifici dell’evento: Riccardo Finocchi, Alessandra Sannella e Mariella Nocenzi che hanno ricordato come tutto sia nato da una domanda sorta in una borgata romana: “il conflitto sociale, compagni, c’è ancora?”. La sede prestigiosa della conferenza enfatizza che, così come i libri, l’importanza nella trattazione del tema risieda nell’interdisciplinarietà. La sintesi della giornata mostra la necessità di tenere una nuova politica che abbia un “lungo pensiero” in merito al progresso tecnologico. In modo che la rabbia si trasformi in un nuovo conflitto sociale.

Francesco Linguanti e Gabriele Nunziati

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