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Il colonialismo come chiave interculturale

Con quali occhi la popolazione guarda alla storia che brulica nelle nostre strade e come, attraverso architettura, arte e opere tra le più disparate, questa si fonde e crea un’identità sociale?

Questa è la domanda che fa da filo conduttore dell’evento “Patrimonio culturale e rigenerazione urbana: luoghi materiali e immateriali tra storia, progetto e racconto” tenutosi dal 18 al 20 Ottobre.

Oggi, alle ore 14.00, è stato aperto il Panel riguardante le sotto tematiche del “colonialismo e dell’intercultura” .

La conferenza si pone l’obiettivo di riflettere sulla poliedricità culturale che governa le città del mondo e come esse si facciano teatro di scambio tra culture e stili di vita diversi. Tale condizione presenta elementi vantaggiosi ma, allo stesso tempo, pone alla luce le profonde e ancestrali discordie presenti – per cause storiche – tra i popoli stessi.

Proprio il primo relatore, Laurent Licata dell’Università Libre di Bruxelles, porta alcune testimonianze di attivisti congolesi che hanno imbrattato alcune opere di grande rilevanza storica per il paese. In questo modo rivendicano la loro posizione politica e richiamano l’attenzione sui torti subiti durante il periodo del colonialismo.Inoltre il professore mostra quanto sia importante per i cittadini rimuovere ciò che ricorda e rimanda ad un periodo storico costernato da soprusi, al fine di comunicare i giusti valori alle generazioni future. Il Professor Licata fa riflettere sulla necessità di cambiare il setting comunicativo sull’immagine del colonialismo rispetto alla maggior parte della popolazione e quanto le nuove generazione siano più predisposte a questo cambiamento, al contrario delle generazioni più anziane.

Proseguiamo con l’intervento della professoressa Giovanna Leone, esperta nel campo delle Scienze Cognitive, la quale nei suoi studi si è soffermata sull’idea che il caffè e la sua percezione sociale regalano rispetto a noi italiani.Per questi ultimi consumare questa bevanda risulta un gesto conviviale ma la professoressa Leone, in un suo recente viaggio a Parigi, si è soffermata ad osservare un mosaico che raffigura un giovane di colore che serve il caffè ad un uomo bianco seduto al tavolo.Ha preso quest’opera come spunto per riflettere sul simbolismo che racchiude.Infatti la scena pone in primo piano la sottomissione delle popolazioni di colore durante il colonialismo.
Secondo la relatrice, molti sono i messaggi effimeri che passano inosservati ai nostri occhi durante la vita quotidiana ma che dobbiamo imparare a cogliere e comprendere, per partire da piccoli gesti e riconciliare i popoli.

Il penultimo intervento coinvolge la relatrice Rosa Cabecinhas, la quale evidenzia l’esperienza della colonizzazione da un punto di vista letterario. Prende ad esempio il glorioso passato coloniale da parte del Portogallo e come esso sia un concetto pervasivo dei libri di testo e nei paesaggi della città. La memoria pubblica dei paesi sottomessi lamenta la presenza della storia di altri popoli nella loro cultura, a discapito della loro e della possibilità di costruirne una propria.

Il professor Tim Ventimiglia chiude il Panel facendo vari parallelismi tra le città europee e come esse, attraverso l’architettura, abbiano creato luoghi di condivisione e che connettono le persone l’una con l’altra indipendentemente dalla loro provenienza.
Sottolinea anche quanto sia importante, grazie ai musei stessi e alle tracce storiche messe a nostra disposizione tramite questi, ricordare che attraverso l’arte in tutte le sue forme possiamo notare l’evidente connessione tra le diverse culture data proprio dal colonialismo e di quanta bellezza sia stata prodotta.

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