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Bluem, Piove. e la musica del futuro

Transumanesimo, massimalismo digitale e videoarte nel metaverso in HD di Piove.

Gli appuntamenti concertistici novembrini del Monk di Roma si sono chiusi con un’interessante serata triple bill denominata “Le Parche”. I tre live organizzati da Indiepanchine, il format che indaga le cartografie che si muovono silenziosamente nel sottobosco indie italiano, hanno visto alternarsi sul palco PIOVE., GBresci e, infine, BLUEM.

Poco prima delle 22:00 le danze vengono aperte dalla misteriosa rapper e producer italiana, già esibitasi nella Capitale nella passata edizione del festival Videocittà. Il volto è coperto e nascosto da un cappuccio di un impermeabile che ne cela la vera identità. Di lei sappiamo ben poco: d’altronde l’anonimato è sempre stata una scelta politica portata avanti da una serie di celebri esponenti della musica elettronica (Daft Punk, Burial e i loro vari epigoni). All’attivo un EP uscito nel 2021 (di cui vengono suonate Fagli vedere chi sei e Quello che non saremo mai) e una prova sulla lunga distanza uscita quest’anno intitolata Miracolo, nata dalla collaborazione con okgiorgio degli ISIDE. I brani dell’artista sposano un’estetica sonora massimalista, sintetica e glaciale nella quale le pulsazioni dei sub bass e i clangori industriali delle batterie diventano le fondamenta per le taglienti barre che affrontano temi quali il transumanesimo, l’alienazione e il collasso del capitalismo (“In mezzo a questi stronzi che si vestono da angeli, si prendono il mondo e lo vendono con i saldi”, chiosa nella title track Miracolo).

L’ascoltatore più smaliziato saprà ricondurre le influenze di PIOVE. ad alfieri internazionali dell’hyperpop come Arca, Grimes oppure alla compianta producer SOPHIE, passando anche per il collettivo PC Music e Caroline Polacheck. Il rimando, dal punto di vista dell’immaginario sonoro e visuale, è anche alle subculture che brulicano le community di Internet come il dreamcore, il weirdcore e quella degli spazi liminali. PIOVE. potrebbe essere uscita tranquillamente da “Exit Reality”, il nuovo libro di Valentina Tanni in cui la storica dell’arte cerca di raccontare le estetiche che nascono spontaneamente sulla rete. La dimensione visiva e visuale dell’esibizione, infatti, è centrale tanto quanto la musica.

Gli artwork e i video in 3D che scorrono sullo schermo dietro al palco progettati dall’artista Angelo Guttadauro aiutano gli spettatori a scivolare nel metaverso ansiogeno e distopico dal quale la cantante e produttrice sembra essere stata partorita. In un liquido amniotico di pixel e cristalli liquidi (“ho le mani in CGI”, “ho le gambe NFT”, afferma la voce pitchata della musicista in Futuro HD, uno dei singoli di punta dell’LP assieme a Fuoco e Sabba). Negli oltre trenta minuti di set, in cui l’artista viene affiancata da un batterista che si serve di un sample pad, c’è spazio per una serie di featuring, prima con 42 cent e OracleDaryo del collettivo XCIV, poi con IN6N nel brano pubblicato ad ottobre dal titolo Ultimo Piano. Una cavalcata hyperpop dal ritmo impazzito in cui le voci distorte e pitchate dei due musicisti si uniscono dando vita ad un amalgama cyberpunk (“C’è chi cambia il mondo, c’è cambia mondo”). Riconfermando, ancora una volta, la dimensione metaversale ed incorporea del progetto.

Un vero e proprio unicum per la scena italiana, da tenere assolutamente d’occhio nella certezza quasi assoluta che con un sound del genere e una ricercatezza visiva che tocca la videoarte PIOVE. potrebbe debuttare tranquillamente su palchi internazionali. In attesa della conquista di nuovi universi, intanto segnaliamo l’esibizione all’Acquario Romano del prossimo dieci dicembre per il Live Cinema Festival, in cui i visual saranno proiettati su un imponente ledwall di oltre dieci metri.

Di Gioele Barsotti

Tradizione e futuro: tra folklore e sampling nel glitch pop con influenze R&B di Bluem 

“Il Futuro della Musica” è il titolo dell’evento organizzato al Monk il 30 novembre 2023 da Indiepanchine, ed è appunto tra passato e futuro che gioca la poetica di Bluem, nome d’arte di Chiara Floris, cantante e producer sarda di stanza a Londra che il 12 maggio di quest’anno ha pubblicato l’album “nou”, che ha presentato ai microfoni di RadioSapienza nel programma “The Music Box” (clicca qui per recuperare l’episodio).

Nella serata del Monk, Bluem si esibisce in una nuova formazione rispetto a quella con cui il 24 settembre era salita sul palco dello Spring Attitude Festival 2023, in cui era accompagnata dal batterista Andrea Dissimile (72 Hours Post Fight) e Pier Francesco Pasini ai synth, in un setup elettronico a due con il producer Arssalendo (Alessandro Catalano), che in alcuni brani suonerà anche una chitarra acustica elettrificata, risultando in un’esperienza diversa (soprattutto per quanto riguarda il beat e le ritmiche sintetiche che si sostituiscono alla batteria analogica) ma che nell’atmosfera notturna e da club del Monk non fa assolutamente rimpiangere il cambio di formazione.

Tra leggende e storie quotidiane di una Sardegna antica e rurale con uno sguardo al femminile, si insinuano sonorità che prendono tanto dall’hyperpop di artiste come SOPHIE quanto dall’R&B e dance, in un sound dalle sfumature varie e allo stesso tempo personali. A rendere l’esperienza live particolarmente immersiva un ruolo fondamentale è dato dai visuals di Claudio Spanu, che si sposano con i testi della cantante sarda e che accompagnano la decostruzione dei sampling vocali attraverso la frammentazione visuale.

Tra brani dell’ultimo album “nou” e quelli del precedente “NOTTE”, il live si alterna tra momenti più distesi e strumentali, in cui sample di racconti e testimonianze dal cuore di una Sardegna rurale diventano parte di una narrazione al femminile, particolarmente presente nei testi dell’artista, e momenti pop, in cui glitch e sampling si intrecciano a suoni dance ed R&B, come in “gold”, che nel suo continuo passaggio tra sonorità calde ed intime ad esplosioni elettroniche glaciali, in cui Bluem danza scuotendo la testa e facendo vorticare i suoi lunghi capelli scuri. 

Sonorità ibride, moderne e contemporanee che sposano luoghi e voci di un passato contemporaneamente più difficile e più semplice, che attraverso il sampling diventa universale e futuristico, tra cori che suonano come echi lontani e glitch elettronici. Un’artista che nel rievocare il suo legame con le origini in quella Sardegna a metà tra quotidianità e sogno, trasforma quelle radici attraverso suoni sintetici in un sound internazionale che mischia italiano e inglese, perfino latino nel nuovo pezzo “Carmina XVII”. Una musica del futuro che non dimentica, ma anzi riparte dal passato.

Di Mario Monopoli

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