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Alla scoperta della storia dell’Inno di Mameli

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Sabato 13 gennaio al museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina ci sarà un incontro per scoprire la vera storia dell’inno di Mameli dal titolo: “…L’Italia s’è destra…Origine, storie e significato del Canto degli italiani”. L’incontro si propone per rendere più profondo alcuni temi legati al nostro Risorgimento sottolineando l’importante contributo della musica agli episodi che hanno segnato le tappe della creazione della nostra nazione.

L’appuntamento è promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale- Sovraintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

Il Canto degli Italiani conosciuto anche come Fratelli D’Italia, Canto nazionale ma semplicemente come Inno di Mameli è un canto risorgimentale scritto da Goffredo Mameli e composto musicalmente da Michele Novaro nel 1847.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, L’Italia diventò una repubblica e l’Inno di Mameli fu scelto, il 12 ottobre 1946, come inno provvisorio, ruolo che ha conservato anche in seguito fino a giungere al 4 dicembre 2017, giorno che ha ufficializzato l’Inno di Mameli lo status di inno nazionale.

L’inno debuttò pubblicamente il 10 dicembre 1847 a Genova quando, sul piazzale del santuario della Nostra Signora di Loreto, fu presentato alla popolazione in occasione di una commemorazione della rivolta del quartiere genovese di Portoria contro gli occupanti asburgici durante la guerra di successione austriaca.

L’inno è composto da cinque strofe intercalate da un ritornello. Nell’Inno è presente un forte richiamo alla storia dell’antica Roma poiché nelle scuole dell’epoca questo periodo storico era studiato con attenzione, in particolare, la preparazione culturale di Mameli aveva forti connotati classici. Invece nel ritornello, che ricorre dopo ogni strofa, è citata la coorte, un’unita militare dell’esercito romano. Con “Stringiamoci a corte, siamo pronti alla morte, l’Italia chiamò” si allude alla chiamata alle armi del popolo italiano con l’obiettivo di cacciare il denominatore straniero dal suolo nazionale e di unificare il paese e il reboante «Sì!» aggiunto da Novaro al ritornello cantato dopo l’ultima strofa allude invece al giuramento, da parte del popolo italiano, di battersi fino alla morte pur di ottenere la liberazione.

Prendono parte a questo incontro Mara Minasi, funzionario direttivo della Sovraintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Franco Tamassia dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione.

Daniele Gabrieli

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