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Il 15 e il 16 ottobre torna la sagra del Fagiolo borbontino

Il fagiolo borbontino

Le caratteristiche del fagiolo borbontino più rinomato sono quelle tipiche del fagiolo borlotto. Le dimensioni della pianta in pieno stato vegetativo possono raggiungere anche i 200-220 cm di altezza. Il baccello è diritto, lungo circa 13-16 cm e con un contenuto medio di 5-8 frutti. Di dimensioni piuttosto grandi e reniformi, presentano screziature violacee su fondo bianco crema.

 

 

 Le caratteristiche organolettiche

I fagioli sono ricchi di proteine, di carboidrati complessi, di vitamine del gruppo B e PP, di ferro, calcio e fibra alimentare e sono importanti nella nostra alimentazione per il contributo che forniscono al transito gastrointestinale. Secondo alcune delle ultime ricerche condotte da medici americani, la fibra contenuta in questo legume è quella più consona a svolgere un ruolo protettivo nei confronti di alcuni tumori dell’intestino e può essere utile al controllo del colesterolo.
Al Fagiolo Borbontino, rispetto al fagiolo tradizionale, vengono riconosciuti gusto e sapore particolari, come un retrogusto di castagna, che solo un vegetale coltivato ancora con i metodi antichi può conservare: ha una buccia molto sottile, delicata e più facilmente digeribile. Il Comune ha riconosciuto tale alimento con il marchio De.Co. (denominazione comunale). Per le sue peculiari caratteristiche il fagiolo borbontino è stato inserito nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali (supplemento ordinario n° 167 del 18 luglio 2002 alla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana – serie generale) e tra i prodotti tradizionali del Lazio (Delib.G.R. 23-5-2006 n. 312 “Piano di promozione e valorizzazione dei prodotti agroalimentari ed enogastronomici tipici del Lazio 2006-2007 obiettivi ed indirizzi” Pubblicata nel B.U. Lazio 29 luglio 2006, n. 21, suppl. ord. n. 3.)

 

 

La produzione

La produzione annua totale si aggira su circa 15 quintali, con varie oscillazioni dovute all’andamento favorevole o sfavorevole delle condizioni climatiche. L’esigua quantità di prodotto è determinata principalmente dalla tipologia di coltivazione: vengono ancora oggi usati gli attrezzi e i metodi del passato senza alcun utilizzo di mezzi meccanizzati e senza l’uso di concime chimico al quale viene preferito il letame che è ancora oggi, grazie ai numerosi allevatori della zona, facilmente reperibile in loco.

 

 

La coltivazione

Il fagiolo viene messo a dimora nella seconda metà di maggio. Tradizionalmente la semina avviene in prossimità del giorno dedicato a Santa Restituta (27 maggio), Patrona del paese.

Ai lati della “frasca” vengono posti 5-6 fagioli, poi ricoperti di terra. Durante il ciclo vegetativo delle piantine vengono effettuati due trattamenti di rincalzo. La “frasca” serve a sostenere le piantine in crescita che possono raggiungere fino ai 2m,20 di altezza. In seguito la pianta necessità di saltuarie annaffiature dipendenti dall’andamento della stagione (più o meno secca) e una manutenzione con zappatura volta ad eliminare le erbe infestanti e aerare il terreno. Verso l’inizio di ottobre avviene ‘a mano’ la raccolta. Una volta colto il fagiolo viene sgusciato e fatto asciugare su dei teli posti a terra all’aperto, questo per favorirne la conservazione. Parte del prodotto viene consumato fresco, parte viene essiccata e consumata durante l’inverno, un’altra quantità (generalmente la migliore) viene invece tenuta come seme per l’anno successivo.