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Robert Doisneau: la mostra presso il museo dell’Ara Pacis dedicata al celebre fotografo francese

Robert Doisneau: la mostra presso il museo dell'Ara Pacis dedicata al celebre fotografo francese

Robert Doisneau: la mostra presso il museo dell'Ara Pacis dedicata al celebre fotografo francese.

In mostra presso il museo dell’Ara Pacis dal 28 maggio al 4 settembre 2022 oltre 130 scatti provenienti dalla collezione dell’atelier di Robert Doisneau a Montroge che catturano la vita quotidiana e le emozioni degli uomini e delle donne che popolavano Parigi e la sua banlieue dagli anni Trenta ai Cinquanta.

Robert Doisneau nasce nel 1912 nel sobborgo parigino di Gentilly. La sua formazione come fotografo nasce dall’apprendistato nel laboratorio di un fotografo pubblicitario. Ma la sua attenzione si trasferisce presto ai quartieri popolari di Parigi e della banlieue, immagini che cominciano a comparire sulle riviste attraverso l’agenzia Rapho, di cui è uno dei membri più importanti. Poi la guerra lo spinge a mettersi a disposizione della resistenza per dare nuova identità ai ricercati. Dopo la Liberazione, ecco alcuni reportages per “Vogue” e nel ’49 il libro realizzato in collaborazione col suo sodale, il celebre scrittore Blaise Cendrars, La Banlieue de Paris, la prima sintesi dei molti racconti per immagini che dedicherà a questo mondo. Doisneau ne descrive la quotidianità, componendo un racconto visivo in cui si mescolano una profonda umanità e una nota di umorismo, sempre presente nel suo lavoro.
Insieme a Henri Cartier-Bresson, il celebre fotografo francese è considerato uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada.

L’artista con il suo obiettivo cattura la vita quotidiana degli uomini e delle donne che popolano Parigi e la sua banlieue, con tutte le emozioni dei gesti e delle situazioni in cui sono impegnati. Questa mostra abbraccia la sua opera senza distinzioni cronologiche né alcun criterio di genere o tema, affiancando fabbriche, banconi di bistrot, portinerie, cerimonie, club di jazz, scuole o scene di strada in generale. Che si tratti di fotografie realizzate su commissione o frutto del suo girovagare liberamente per Parigi, vediamo delinearsi uno stile impregnato di una particolare forma mentis, che traspare anche nei suoi scritti e nelle didascalie delle foto; uno stile che mescola fascino e fantasia, ma anche una libertà d’espressione non lontana dal surrealismo. Se lo stile è l’uomo, come dice Georges-Louis Leclerc de Buffon, allo stesso modo la fotografia si identifica con alcuni dei suoi soggetti per esprimere una sorta di inquietudine o malinconia. Un racconto – quello proposto dal curatore di questa mostra, Gabriel Bauret – condotto attraverso circa 130 stampe ai sali d’argento in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge. È in questo atelier che il fotografo ha stampato e archiviato le sue immagini per oltre cinquant’anni, ed è lì che si è spento nel 1994, lasciando un’eredità di quasi 450.000 negativi. Quello di Doisneau è un raccontare leggero, ironico, che strizza l’occhio con simpatia alla gente. Che diventa persino teneramente partecipe quando fotografa innamorati e bambini.

“Quello che cercavo di mostrare era” – ricorda l’artista – “un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere. “ “Mi piacciono – continua – le persone per le loro debolezze e difetti. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori.” “Il fotografo deve essere come carta assorbente, deve lasciarsi penetrare dal momento poetico. La sua tecnica dovrebbe essere come una funzione animale, deve agire automaticamente.

Una retrospettiva curata da Gabriel Bauret, promossa e prodotta da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e Silvana Editoriale. Supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura. Radio Partner Dimensione Suono Soft.

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