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Isocrate tra politica e filosofia

Busti di filosofi "avversari" di Isocrate

      Intervista a Francesco Verde

La figura di Isocrate è stata spesso lasciata da parte nell’insegnamento della storia e della filosofia. In realtà si tratta di un personaggio estremamente interessante. Ha saputo riconoscere l’importanza del momento storico che la Grecia stava attraversando e quale fosse il ruolo che il filosofo dovesse ricoprire per essere d’aiuto alla comunità. La sua filosofia (ma forse sarebbe meglio parlare di retorica, lo spiegherò in seguito) è fortemente legata alla politica e le sue idee lo hanno posto in contrasto con illustri contemporanei (Platone, sofisti ecc).

Ho avuto modo di assistere al seminario, tenuto dal professor Francesco Verde, il 16 gennaio presso la facoltà di Filosofia della Sapienza Università di Roma. La lezione si teneva nell’ambito di un più ampio progetto dedicato primariamente alla formazione dei dottorandi in Filosofia e approfondiva la figura di Isocrate.

Isocrate nasce nel 436 a.C. ad Atene: circa trent’anni prima (404 a.C.) in Grecia si era conclusa la guerra del Peloponneso. La vittoria di Sparta aveva costretto Atene a rinunciare alla propria supremazia sulle altre poleis. L’Atene in cui vive Isocrate è, perciò, una città in assestamento e in cerca di un nuovo ruolo politico da ricoprire. Allo stesso tempo la fine della guerra e l’indebolimento di Atene, spingono le altre poleis greche a rivendicare la propria egemonia sul resto della penisola. Le lotte per il potere che si scatenano, vengono placate dall’avanzata macedone. Filippo II di Macedonia sbaraglia, infatti, a Cheronea (338 a.C.) l’unione delle poleis e impone su di loro il suo dominio. Da questo momento in poi la Grecia si ritroverà subalterna rispetto alla potenza macedone. In seguito alla vittoria di Filippo, che segna la fine della libertà greca, Isocrate decide di lasciarsi morire di fame (338 a.C.).

Già dal corso della storia è possibile capire quale fosse il pensiero di Isocrate e per cosa egli abbia lavorato nella sua vita. I due massimi valori che promuoveva erano il panellenismo (ovvero la concordia di tutte le poleis contro il barbaro d’oriente) e la grecità (la cultura greca come prima in assoluto e da opporre alla cultura dei barbari). Lo scopo della sua ricerca è stato proprio tutelare questi due valori e operare nella politica al fine di farlo.

Per intervenire nella politica egli punta sulla formazione dei giovani. Fonda così ad Atene nel 390 a.C. una scuola di retorica. Ho evitato sino ad ora di sciogliere il nodo del rapporto tra retorica e filosofia, che per Isocrate assume un significato particolare. Innanzitutto bisogna dire che Isocrate considera la filosofia come base necessaria alla formazione del buon politico, per lui la filosofia si identifica con la retorica, ovvero l’arte del ben parlare. Quindi quando egli parla della propria filosofia, in realtà parla di retorica e quando egli fonda la propria scuola, che mette sullo stesso piano delle scuole di filosofia sofiste e dell’Accademia di Platone, fonda in realtà una scuola di retorica.

Col pensiero delle scuole citate, però, si pone in disaccordo. Isocrate ritiene che non sia possibile per l’uomo avere la completa conoscenza e perciò non è possibile basare i propri discorsi su valori assoluti, su una scienza come affermano i socratici. Allo stesso tempo il parlare non deve essere un puro esercizio e non deve essere utilizzato a qualsiasi scopo, come fanno i sofisti. L’oratore deve essere orientato dalla propria opinione, insegnamento del maestro, e questa opinione lo deve spingere all’utile. La scuola di retorica ha quindi lo scopo di formare giovani politici che, tramite l’uso delle parole, riescano a fare ciò che è utile per la città e per il paese.

Abbiamo discusso con il professor Verde l’importanza storica e politica di un pensiero simile. Data la difficile situazione in Grecia e l’avanzata del nemico macedone, diventava necessaria una posizione così pragmatica da parte di Isocrate e diventava necessario assegnare alla filosofia un ruolo così concreto nel fare il bene della collettività. L’uso della retorica finalizzata all’utile è il modo per tutelare i valori di panellenismo e grecità, per contrastare la dispersione della cultura greca, ovvero tutelare gli obbiettivi che Isocrate poneva al centro della sua azione.

Ciò che Isocrate non poteva sapere è che, in realtà, proprio grazie all’invasione macedone e al successivo Ellenismo, la cultura greca sarebbe stata esportata anche nei paesi dell’Oriente e sarebbe così stata conservata addirittura oltre i confini della Grecia stessa. La cultura greca diventerà la cultura di un vasto impero e i valori di Isocrate rimarranno per sempre impressi nella storia del mondo.

In conclusione possiamo dire che il pensiero di Isocrate è sicuramente interessante valutandolo nell’ottica dell’epoca in cui viveva, ma mi azzarderei a scorgere in lui anche qualche spunto utile per la politica del presente. Il professor Verde ci ha tenuto a ribadire che non bisogna attualizzare l’antichità. Adattarne il contenuto può tradirne il vero significato. Penso, però, sia necessario capire il valore dell’eredità classica e come essa possa essere d’aiuto al nostro presente. Così ho provato a immaginare se ci fosse qualcosa da imparare da Isocrate o se fosse meglio lasciarlo nel suo secolo. Lancio a chiunque legga la sfida di farlo, non solo con Isocrate, ma sempre.

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