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Sostenibilità, come la sociologia può contribuire alla salvaguardia del pianeta

“Sociologia per la sostenibilità e analisi dei processi globali” è il seminario promosso dal nuovo corso di laurea magistrale del Dipartimento di Scienze sociali ed economiche e ha come obiettivo quello di trovare nuovi strumenti che possano guidare le nostre azioni in ottica sostenibile. In particolare l’intento è riflettere sul contributo che la sociologia e le altre scienze sociali possono fornire alla formazione di saperi, conoscenze e abilità per la sostenibilità.

Venerdì 4 marzo, presso il Centro Congressi d’Ateneo in via Salaria 113, si è tenuto il secondo incontro del seminario a cui hanno partecipato studiosi, ricercatori ed esperti per confrontarsi su come economia, società e ambiente possano muoversi in maniera parallela verso l’obiettivo condiviso della salvaguardia del pianeta. L’agenda 2030 è senza dubbio il punto di partenza da cui trarre spunto per muoversi in questa direzione. A ciò vanno aggiunte azioni sistematiche, politiche locali e pratiche sociali che promuovano la sostenibilità.

Il primo ad intervenire è stato Valentino Bobbio di Next Nuova Economia che ha preso la parola dopo la presentazione dell’evento e degli ospiti a cura di Ernesto d’Albergo del Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche. Il focus del suo discorso si è incentrato su 4 punti fondamentali che spiegano bene i paradigmi che guidano l’attività dell’associazione: il rapporto tra economia e sostenibilità, la complessità di una società che vuole essere sostenibile, le esperienze di alcune imprese sostenibili e le nuove competenze richieste sulla base di questi cambiamenti.

A seguire è stato il turno di Silvia Brini di Ispra, co-coordinatrice del Gruppo di lavoro ASviS, che ha focalizzato l’attenzione su quelle che ha definito come “hard skills”. Si tratta di tutti gli strumenti di misura e di strategie quantitative utili anche a verificare l’andamento delle proprie azioni. Durante la presentazione, inoltre, sono state illustrate 10 proposte per incentivare la sostenibilità dei territori.

Infine Mara Cossu, dg per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo presso il MITE, ha concluso il discorso ponendo l’accento sull’importanza dell’interconnessione tra le dimensioni economica, sociale e ambientale. I principi fondamentali di agenda 2030 sono proprio quelli di integrazione, universalità, inclusione e trasformazione e vanno perseguiti ad ogni livello. Il discorso si è poi spostato sulla governance, ritenuta ancora troppo debole dato che il coordinamento delle politiche territoriali è molto frammentato.

Dopo questo incontro appare ancora più necessario che ognuno di noi trasformi il modo in cui sta al mondo, ragionando anche sugli effetti che la transazione tecnologica a un’economia verde avrà sulle conoscenze e i lavori del futuro.