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Dawson City: al cinema un segreto custodito per secoli

L’eco di Dawson City, cittadina dell’estremo nord canadese, risuona ormai da secoli, non solo perché il centro cittadino poggia su una calotta di ghiaccio chiamata Permafrost.

È entrata di diritto nella Walk of Fame delle città che hanno reso l’America il Pease delle opportunità. Dal 1896, infatti, è stata una delle mete della famosa corsa all’oro, una tumultuosa migrazione di lavoratori appartenenti a qualsiasi classe sociale, in seguito alla scoperta di una notevole quantità di metalli preziosi, sfruttabili commercialmente (come racconta Charlie Chaplin nel suo film “La febbre dell’oro“, 1925).

Da piccolo borgo si trasformò ben presto in una città di oltre 30.000 abitanti, diventando capitale dello Yukon e capitale economica per le facoltose famiglie del Capitalismo americano, prima fra tutte quella dell’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America. Fu soggetta a numerosi incendi e carestie e quando la Capitale venne trasferita a Whitehorse nel 1953, iniziò il suo declino a meteora, diventando quasi una città fantasma.
Oggi conta quasi 2.000 abitanti ed è prevalentemente un centro turistico.

Dawson City divenne ben presto anche la capitale della fantasia, grazie alla penna di Don Rosa, disegnatore di Topolino, che attribuisce proprio alla famosa cittadina l’origine della fortuna di Paperon De’ Paperoni.

Oggi Dawson City ritorna alla ribalta, grazie al cinema con il film-documentario di Bill Morrison “Dawson City – Il tempo tra i ghiacci“, presentato alla scorsa Mostra del cinema di Venezia e che sta raggiungendo tutte le sale italiane con il supporto della Cineteca di Bologna.

La storia è raccontata da Morrison con immagini d’epoca e rare, con la musiche originali di Alex Somers e svela le pagine di un diario segreto, custodito fino a poco tempo fa sotto la calotta di ghiaccio Permafrost. Durante le sue ricerche, infatti, Bill Morrison ha scoperto proprio sotto la calotta un numero notevole di vecchie bobine di antichi film muti risalenti al ‘900. La bassa temperatura ha consentito la perfetta conservazione di questi cimeli, che trattano scene d’avventura, storie comiche, drammatiche e cronache che risalgono proprio ai tempi della corsa all’oro. Il cinema muto rappresentava all’epoca uno svago: per i cercatori d’oro era un’abile alternativa al consumo di superalcolici, alla vita da saloon. Proprio per questo la richiesta di produzioni cinematografiche era sempre alta nella città, ma a causa della lunga distanza di Dawson City dalle principali metropoli del Canada e degli USA, si evitava di far fare il viaggio di ritorno alle bobine, che finivano seppellite sotto il ghiaccio, sotto le fondamenta delle case.

Il ritrovamento di questi reperti artistici è ora anche un importante strumento di studio per gli storici del cinema. Ovviamente il film-documentario è interamente muto e ripercorre un viaggio a ritroso, testimoniando gli albori di una società capitalista americana, a partire dal ‘900.

Bill Morrison presenterà personalmente il suo progetto, con un tour promozionale che toccherà quasi tutta Italia: il 20 e il 23 marzo prima a Milano (Cinema Mexico), poi a Bologna (Cinema Lumière), quindi a Roma (Quattro Fontane) e infine a Firenze (Odeon).

Alessandro Ledda