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Blaga’s Lessons. Una cinica spirale verso il punto di non ritorno nella Bulgaria postcomunista

RadioSapienza e Cinemonitor alla Festa di Roma con Alice nella Città

Vincitore del Gran Premio della Giuria nell’edizione appena trascorsa, la diciottesima, della Festa del Cinema di Roma, Blaga’s Lessons è sicuramente una delle pellicole più interessanti di tutta la kermesse. Il film girato dal regista bulgaro Stephan Komandarev racconta le vicende di Blaga, un’ex insegnante di lingue ormai in pensione con una smisurata passione per la precisione grammaticale. L’anziana protagonista ha recentemente perso il marito e cerca di acquistare una tomba per garantirgli una degna sepoltura: un giorno, però, riceve una telefonata da dei truffatori che la convincono a gettare dal terrazzo la somma di denaro faticosamente racimolata. Una volta resasi conto della macchinazione orchestrata a sue spese, Blaga si rivolge alle autorità competenti, scoprendo che questo tipo di inganni ai danni degli anziani sono in realtà frequentissimi. La dinamica è semplice: un mulo che abita nella città del bersaglio viene assoldato tramite internet e si reca a prelevare il denaro della persona truffata telefonicamente. Appurato che è praticamente impossibile ottenere indietro ciò che le è stato derubato, la protagonista cerca senza successo altri lavori per poter comprare la tomba al marito, il cui prezzo sale esponenzialmente di giorno in giorno. Data l’estrema difficoltà nel trovare un nuovo lavoro alla sua età – gli unici suoi introiti sono la pensione e quanto ricavato da alcune ripetizioni di bulgaro – la vittima decide di trasformarsi in carnefice, prendendo parte lei stessa alle macchinazioni subite. Gettandosi, consapevolmente, in una desolante spirale di non ritorno che porterà al tragico finale.

Il film di Stephan Komandarev tratteggia sapientemente, e senza mai essere retorico, il ritratto di una Bulgaria post-comunista lacerata dalla corruzione e dalla stasi politica. La protagonista, magistralmente interpretata da Eli Skorcheva e inquadrata soprattutto utilizzando stretti primi piani e long takes, diviene infatti vittima di una duplice truffa: se da una parte c’è quella architettata al telefono, dall’altra anche il venditore di tombe si approfitta dell’anziana, non lasciandogli altra scelta che quella di sprofondare a sua volta nell’illegalità dilagante. In certi punti della pellicola, infatti, l’avido strozzino delle pompe funebri sprona Blaga a portargli sempre più denaro, intimandogli che altrimenti quella lapide spetterà a qualcuno di più importante di lei, in barba ad ogni tipo di correttezza umana. Ecco che questa microstoria diventa specchio delle sorti di un paese intero, analizzato con taglio critico anche dall’occhio cinematografico del regista del film. Emblematico in questo senso è il campo largo che vede la protagonista messa in relazione con uno dei monumenti che celebrano la storia millenaria della Bulgaria, sottolineando, così, la sua impotenza di fronte ad uno Stato attraversato dalla criminalità che non riesce a prendersi cura degli anziani. L’aspra critica politica viene amplificata anche dal sapiente uso dell’illuminazione: man mano che Blaga rimane immischiata nelle attività da mulo, le luci sprofondano sempre di più verso l’oscurità, simboleggiando il destino della protagonista oramai segnato dalla sua scelta. La narrazione, inoltre, è verosimile e non scade in esagerazioni di alcuna sorta ed è per questo che riesce a coinvolgere assumendo quasi i connotati di un thriller. Il ritmo, infatti, è incalzante e lo spettatore comincia a presagire un finale tragico sin da quando la protagonista decide di abbandonare i binari della legalità, obbligata in qualche modo da uno Stato che è incapace di soddisfare i propri bisogni. Lasciando intendere, parafrasando Dante, che non c’è alcuna speranza per chi decidere volontariamente di accedere al sottobosco criminale del paese. Se il destino di Blaga appare chiaro, più incerto è quello della sua giovane allieva che, scappando dalla guerra, cerca di ottenere la cittadinanza nel paese dei Balcani. Nell’epilogo le storie di queste due donne sotto l’egida dello Stato bulgaro sono destinate ad intrecciarsi, regalando agli spettatori un finale credibile, magistralmente orchestrato e che, con tutto il suo cinismo, dimostra come anche chi cerca di attenersi alle regole finisca per subire il potere della criminalità organizzata.

Gioele Barsotti