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Michele Mezza presenta Algoritmi di libertà: un’opera necessaria

Algoritmi di libertà
      Intervista a Giovanni Zagni

ROMA – “Algoritmi di libertà” è il nuovo libro di Michele Mezza. A presentarlo agli studenti del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale (Coris) de La Sapienza è stato lo stesso autore nonché docente presso la Federico II di Napoli ed ex giornalista Rai. A sedere di fianco a Michele Mezza, nell’evento ospitato dal professor Christian Ruggiero nell’aula Oriana, sono stati il direttore di Pagella politica Giovanni Zagni e il giornalista de Il Sole 24 ore Marco Mele. La breve introduzione del professore ha dato un quadro utile ai presenti per conoscere i relatori e per dar loro modo di sfuggire ai vaneggiamenti in cui rischia di imbattersi chi deve presentare un prestigioso curriculum.

IL LIBRO –  “Algoritmi di libertà” tratta il delicato tema della trasperenza dei processi messi in campo dalla rete e dai social network, Facebook su tutti. Il libro, nonostante la sua stesura preceda lo scandalo di Cambridge Analytica, dedica due interi capitoli alla questione social network e trasparenza che si è recentemente impossessata delle prime pagine di tutti i giornali.
Quanto è chiaro e democratico il mondo della rete? Quanto questo interferisce con i normali sviluppi politici? Sono queste le domande che Michele Mezza pone e queste hanno il tono retorico di chi ha già se non risposte certe, almeno una idea forte. A preoccupare l’autore è il fatto che la tecnologia, le nuovi invenzioni, sembrano essere eclusivamente nelle mani del loro creatore piuttosto che condivise, istituzionalizzate e controllate. “Se un domani avrò l’Alzheimer e mi si proporrà di farmi installare un microchip io dirò di sì, ma questo microchip chi lo controlla? Chi l’ha inventato? I dottori? Quali?”. Il fatto che le tecnologie con cui entriamo in contatto e i nostri dati vengano amministrati senza trasparenza ci deve far dubitare, quindi, di come venga distorta l’opinione pubblica. Se questa, infatti, non è considerata più facilmente manipolabile come fosse una masssa informe, Michele Mezza ci tiene a precisare che ad essere alterato è il processo attraverso cui questa si forma, a mancare è il dialogo.

IL DIBATTITO – Di diverso parere, meno apocalittico e più integrato – per rifarci alla dicotomia proposta da Umberto Eco – rispetto alla questione Facebook è Giovanni Zagni, per lui Algoritmi di libertà si presenta ricco di spunti e di idee, ma non ne condivide il tono preoccupato. Ai nostri microfoni afferma: “Non c’è per forza da trovare un modo di far funzionare Facebook, si può anche star senza. Se le aziende non possono fare a meno di stare su Facebook è perché ci sono le persone. Per cui questo è domabile per il semplice fatto che ha molto da perdere“.

UNO SGUARDO AL FUTURO – Che se ne condividano o meno i toni, le idee, le previsioni o le soluzioni proposte per arginare quella che potrebbe diventare la dittatura degli algoritmi, il libro sicuramente si presenta come una fonte di spunti e un’opera necessaria nel panoramo odierno per capire dove stiamo andando e come possiamo andarci.

Giulia Vaccaro

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