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ZAVATTINI-STRAND: QUANDO LA REALTA’ DIVENTA ARTE

“Non importa quale sia l’obiettivo utilizzato, non importa quale sia la velocità della pellicola, non importa come si sviluppa, non importa come si stampa, non si può dire di più di quanto si può vedere”.

Queste sono le parole di Paul Strand, fotografo e cineasta americano dell’arte realista, che si batté agli inizi del Novecento affinché la fotografia del reale acquistasse un valore artistico.

A Roma,  fino al 20 luglio 2025, è aperta al pubblico la mostra “Strand-Zavattini. La fotografia è un ponte”, presso Palazzo Poli.  L’esposizione è curata da Francesco Faeta, Maura Picciau e Silvia Trisciuzzi, ed è stata promossa dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Tale mostra è stata creata con l’obiettivo di esporre ai visitatori un importante lascito dell’ambito artistico-fotografico: un corpus di opere fotografiche e documenti, provenienti dall’archivio di Arturo Zavattini, riconducibili al lavoro messo in atto dal padre Cesare Zavattini e Paul Strand.

 E’ necessario ricordare Cesare Zavattini come una delle più grandi figure del neorealismo italiano, di cui ne è stato teorico, scrittore, poeta, sceneggiatore e giornalista. Tra le sue più grandi sceneggiature, spicca “Ladri di biciclette” del 1948, considerato uno dei più consistenti capolavori del cinema neorealista, capace di raccontare brillantemente la realtà italiana del secondo dopoguerra.

Tornando all’esposizione, la direttrice dell’Istituto centrale per la grafica Maura Picciau, spiega che: “la mostra Strand-Zavattini memora e celebra, a 70 anni dalla pubblicazione del libro Un paese (di Cesare Zavattini), l’amicizia e la condivisione d’intenti del fotografo americano e del nostro scrittore. Il volume ha lasciato una fondamentale eredità nella fotografia italiana successiva, i suoi presupposti culturali e sociali restano validi e forti”.

 In questa mostra sono esposte circa 50 fotografie in bianco e nero, oltre ad una sezione dedicata a libri e contributi audiovisivi che narrano il forte legame di amicizia e collaborazione professionale tra Paul Strand e Cesare Zavattini.

Cerchiamo ora di conoscere meglio la figura di Paul Strand e di comprendere un po’ il significato della sua innovativa arte fotografica.

Nato a New York nel 1890 e morto in Francia nel 1976, Paul Strand divenne ben presto noto in America, in Europa e persino in Africa, per il suo stile realistico in bianco e nero, decisamente all’avanguardia per il suo tempo.

Fu proprio Strand, il fotografo che diede avvio alla “Straight Photography”, ovvero la fotografia diretta, antesignana della moderna Street Photograpy.

Paul Strand è stato colui che ha saputo rivoluzionare la fotografia, trasformando la “street” in una vera e propria arte fotografica!

Secondo lui, la fotografia può certamente ispirarsi al reale, senza risultare per questo meno artistica: anzi, più rappresenta la realtà così com’è, e meglio connota il vero valore artistico.

Infatti, nell’esposizione presentata in questo articolo, viene soprattutto mostrato il progetto di Strand realizzato negli anni ’40 del Novecento, insieme a Cesare Zavattini, dal titolo “Un Paese”. Si tratta di una raccolta di 88 foto in cui è rappresentato un piccolo borgo del nord Italia chiamato Luzzara. Grazie alla maestria di Zavattini e Strand, questa piccola comunità sopravvissuta nell’Italia postbellica, diviene emblema dell’universalità del vivere nel mondo.

Insomma, cosa c’è di più bello del mostrare la realtà così com’è?

 Se siete interessati a scoprire il vero valore artistico della fotografia, questa mostra dell’Istituto centrale per la grafica a Roma, una volta chiusasi il 20 luglio 2025, riaprirà al pubblico a partire dal 9 settembre fino al 28 settembre 2025.

 

ALESSIA COLOMO

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