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Va in pensione Luca Serianni, il maestro dell’italiano

Si è tenuta il 14 giugno, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza, la lezione di congedo del professor Luca Serianni che dall’anno prossimo sarà in pensione. Socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, della Crusca e dell’Arcadia, direttore delle riviste “Studi linguistici italiani” e “Studi di lessicografia italiana”, Serianni è tra i maggiori studiosi di storia linguistica italiana antica e moderna. E’ autore di una Grammatica italiana, più volte ristampata, e ha curato con Pietro Trifone, una Storia della lingua italiana in tre volumi, Einaudi 1993-94.

Tra le voci commosse ma piene di stima della collega  Beatrice Alfonsetti e del rettore dell’università Eugenio Gaudio, è iniziato il convegno volto a salutare e ringraziare il professore per il lavoro iniziato nel 1980 e  svolto durante tutti questi anni. Con la sua sempre sottile e immancabile ironia, il professor Serianni ha iniziato così la sua ultima lezione.

L’importanza della notizia può essere compresa davvero solo da chi ha avuto la fortuna di frequentare i suoi corsi di Storia della lingua italiana. Parliamo di una comunità piuttosto numerosa, generazioni intere di studenti che si sono fatti sedurre dall’eloquenza nitida, profonda, forbita e a tratti spiritosissima dell’italianista nell’arco di quattro decenni di insegnamento universitario.

Alcuni hanno in seguito intrapreso a loro volta la carriera accademica e sono diventati importanti linguisti; altri hanno lavorato con l’italiano in modo diverso, come scrittori o giornalisti; altri ancora hanno intrapreso percorsi professionali lontanissimi ma si sono portati dietro il prezioso bagaglio di quelle lezioni di grammatica storica, che insegnavano l’italiano, le sue leggi, la sua evoluzione nei secoli, ma soprattutto educavano a un rapporto di confidenza con la lingua, senza timori e senza fanatismi. Gli allievi di Serianni non sanno soltanto l’italiano: sanno come funziona l’italiano. Perciò non hanno paura a scrivere “sé stesso” con l’accento, grafia che le maestre elementari segnano come un errore da matita rossa in obbedienza a una regola che invece è – spiega Serianni – «senza reale utilità».

E’ grazie a professori come Serianni che l’università riesce ad essere a volte quello che dovrebbe essere sempre, ed è sempre grazie a lui che gli studenti hanno colto non solo il suo insegnamento ma soprattutto la sua passione nei riguardi di ciò che fa.  E’ questo quindi il motivo per cui il professore è stato salutato fra milioni di applausi, sorrisi e anche qualche lacrima.

Agnese Maria Cannizzaro

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