Ogni singola forma d’arte rappresenta un mezzo essenziale per conoscere e approfondire la storia. In questa direzione si è mossa la VI edizione del ciclo di appuntamenti “Incontri con l’architettura del Medioevo” a cura di Guglielmo Villa, docente presso la Facoltà di Architettura de La Sapienza, che ha reso possibile il coinvolgimento e il confronto con una forte rete di studiosi del settore.
L’ultimo atto della serie di seminari si è concluso mercoledì, 28 maggio 2025, con l’intervento intitolato “Trinavato Basiliano: Uniformità e varietà di una formula” condotto da Antonio Tranchina, cultore di Storia dell’Arte Medievale presso l’Università di Roma La Sapienza. Particolare attenzione è stata dedicata all’analisi dell’architettura medievale del Meridione che rappresenta una parte fondamentale del patrimonio culturale italiano poiché testimonia le diverse influenze che hanno caratterizzato le regioni nel corso dei secoli.
«La contaminazione – afferma Daniela Esposito, direttrice del Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura – è fusione di elementi di diverse provenienze».
Le costruzioni presenti nel Sud d’Italia sono il risultato dell’influsso di diversi popoli, come i Bizantini, gli Arabi e i Normanni, ognuno dei quali, attraverso la propria cultura, tradizione e religione, ha lasciato un segno profondo e riconoscibile. Basti pensare all’adozione di nuove forme nei luoghi di culto come l’impianto concentrico strettamente connesso al dominio bizantino o alla chiesa a tre navate che è l’espressione della subordinazione dei monaci greci, i basiliani, alla Chiesa latina.
«Lo scenario analizzato – spiega Antonio Tranchina– è la parentesi florida del monachesimo ellenofono negli anni della tarda contea nei primi decenni del regno di Sicilia. Un incremento riflesso nel recupero e rielaborazione del formato longitudinale a corsie, cioè il venerabile formato dell’architettura cristiana, che non si era mai spento in queste aree però in una formulazione rinnovata, coerente e flessibile tanto da includere nell’aspetto decorativo le sollecitazioni dialettiche innescate dal contesto, trasformando le aporie in un manifesto di policromia irreggimentata nella visione autocratica, che sposa la componente multietnica e multiculturale».
Le opere architettoniche approfondite dallo studioso riguardano principalmente le chiese trinavate realizzate in Sicilia e in Calabria, come Santa Maria dei Mili, nei pressi di Mili di San Pietro in provincia di Messina, e Santa Maria de’ Tridetti, situata a Staiti in provincia di Reggio Calabria. Gli esempi riportati costituiscono una piccola porzione dello studio intrapreso da Tranchina, il quale tramite il riferimento ai molteplici reperti storici ha cercato di ripercorrere, ricostruire e comprendere il passato, apprezzandone e valorizzandone la bellezza del periodo.
Articolo di Elisa Caruso
