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“Time to resist”: la campagna di Greenpeace per la sopravvivenza del Pianeta [e di se stessa]

Il nostro Pianeta sta cambiando, tante e diverse sono le motivazioni ma più di tutto, l’umanità in soli tre secoli, è stata ciò che ha portato a scardinare un equilibrio che durava da millenni.  Non solo gli ecosistemi sono a rischio, ma l’esistenza stessa della nostra “Casa” che potrebbe – in poco tempo – trovarsi in una condizione irreversibile.

Greenpeace che da sempre lotta per il rispetto e la tutela dell’ambiente e degli esseri che in esso vivono, è  sotto un attacco ingiusto e violento, finalizzato a silenziare  la voce di chi si batte per la salvaguardia della Natura. Di fronte a questa situazione, la gente mostra una forte consapevolezza che diversi ambienti naturali sono in pericolo e individuano nelle varie forme di inquinamento e nei cambiamenti climatici le principali cause. La maggior parte ritiene che ciascuno debba assumersi la responsabilità di agire, mentre quasi la metà sottolinea il ruolo fondamentale delle organizzazioni ambientaliste e della comunità scientifica nel dare voce a chi non può farlo.

Questi sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca condotta a fine maggio 2025 da “Astra Ricerche” per Greenpeace Italia, che lancia la campagna “Time to Resist”, un appello alla mobilitazione per proteggere il nostro Pianeta e sostenere chi lo difende.

Greenpeace è sotto attacco legale da parte di compagnie petrolifere. Una giuria statunitense ha emesso una condanna che, se confermata, potrebbe costare all’organizzazione oltre 660 milioni di dollari, una cifra considerata sproporzionata e mirata a indebolire la sua voce nella difesa dell’ambiente. Chiara Campione, direttrice del Programma di Greenpeace Italia, ribadisce che l’organizzazione non si farà mettere a tacere e rilancia la campagna “Time to Resist” per mobilitare il sostegno alla causa.

Questa causa legale rientra nelle SLAPP (Strategic Lawsuit Against Public Participation), ovvero azioni legali strategiche volte a soffocare il dissenso e la partecipazione pubblica, a tutto vantaggio di interessi privati o comunque limitati e che spesso contrastano con il rispetto dell’ambiente. La natura non ha una voce propria, ma Greenpeace ne ha spesso rappresentato l’interesse – che è il nostro interesse

La consapevolezza sui rischi ambientali è ormai diffusa, tra gli intervistati: solo il 2,9% non è in grado di indicare ecosistemi a rischio. A preoccupare maggiormente sono gli ambienti acquatici e semi-acquatici, segnalati dal 91,1%, seguiti dagli ecosistemi terrestri. Tra le aree più esposte alle minacce, si individuano in primo luogo gli ecosistemi polari (Artico e Antartico, 55,3%), seguiti da oceani e mari (54,4%) e dalle foreste pluviali, come l’Amazzonia, il Borneo e il Congo (51,3%). Anche le barriere coralline destano grande preoccupazione,  (48,7%) che le considera particolarmente vulnerabili. Meno frequentemente segnalati, ma comunque considerati a rischio, sono le zone umide (16,3%), gli ecosistemi montuosi (13,7%) e i deserti (6,3%). Questi dati evidenziano un’ampia percezione della crisi ecologica e la necessità di interventi mirati per proteggere gli ambienti più fragili.

Ricerca delle verità e consapevolezza diffusa

Principali minacce per l’ambiente

  • Inquinamento – Considerato la principale minaccia
  • Inquinamento da plastica – Il più grave , in crescita esponenziale negli ultimi cinquant’anni
  • Inquinamento atmosferico – Emissioni industriali, traffico e combustione di biomassa
  • Inquinamento idrico – Scarichi industriali, agricoli e domestici
  • Sversamenti di petrolio – Impatto significativo sugli ecosistemi
  • Inquinamento del suolo – Dovuto a contaminazioni varie
  • Inquinamento acustico e luminoso – Meno segnalato ma comunque presente

Effetti e preoccupazioni

  • Gas serra (CO₂ e metano) – Principali responsabili dei cambiamenti climatici e dell’aumento delle temperature.
  • Impatti su ecosistemi e salute umana – L’inquinamento da plastica è ormai pervasivo e difficile da contenere senza regole rigorose.
  • Prospettive future – Se la produzione di plastica continuerà ad aumentare, anche l’inquinamento associato peggiorerà, con conseguenze globali.

Questa sintesi evidenzia la crescente preoccupazione per l’inquinamento e la necessità di interventi urgenti per limitare i danni ambientali.

Cambiamenti climatici: principali minacce

  • Scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari
  • Eventi meteorologici estremi (siccità, ondate di calore, inondazioni, tempeste più frequenti)
  • Variazioni nelle temperature e nelle precipitazioni
  • Riscaldamento delle acque
  • Acidificazione degli oceani dovuta all’aumento della CO₂

Alterazione degli habitat e sfruttamento delle risorse

  • Deforestazione per l’espansione agricola
  • Disboscamento illegale
  • Urbanizzazione e consumo di suolo
  • Incendi boschivi
  • Alterazione di corsi d’acqua e zone umide

Sfruttamento eccessivo delle risorse

  • Agricoltura intensiva
  • Prelievo insostenibile di acqua per agricoltura, industria e uso domestico
  • Pesca eccessiva
  • Caccia e bracconaggio
  • Introduzione di specie aliene invasive

Impatti del cambiamento climatico

  • Minaccia esistenziale con effetti su salute, economia, sicurezza e risorse
  • Gas climalteranti come CO₂, CH₄ e N₂O principali responsabili del riscaldamento globale
  • Conseguenze gravi: eventi climatici estremi, epidemie, innalzamento delle temperature oceaniche e acidificazione

Il dovere di dare voce alla Natura

  • Governi e organizzazioni internazionali
  • Istituzioni pubbliche
  • Comunità locali e cittadini
  • Organizzazioni ambientaliste e comunità scientifica
  • Imprese e settore privato

Questi dati sottolineano l’urgenza di intervenire per mitigare i cambiamenti climatici e proteggere gli ecosistemi in pericolo.

LA CONOSCENZA POCO DIFFUSA DELLE SLAPP

Quando si introduce il tema delle SLAPP (illustrando che si tratta delle cause giudiziarie contro la partecipazione pubblica, portate avanti spesso da Paesi o aziende che chiedono pene o risarcimenti altissimi, con la volontà di mettere a tacere organizzazioni ambientaliste, giornalisti, attivisti e singoli cittadini che si occupano della salvaguardia dell’ambiente) è poco meno di un intervistato su tre ad affermare di conoscerle, ma la maggioranza di costoro riconosce di non essere bene informato in proposito ; è solo il  ritiene di essere bene informato. La netta maggioranza del campione non ne sa nulla e vorrebbe essere informato in merito. Ciò che però è rilevante a livello d’informazione è presente una forte pressione perché la voce a tutela dell’ambiente venga fatta tacere, colpendola a livello economico per abbatterne le iniziative e aggravando la già complessa operatività delle ONG come Greenpeace.

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